"Train Dreams", uomo e natura nel nuovo film di Clint Bentley

“Train Dreams”, il nuovo film di Clint Bentley disponibile su Netflix, è un film che gioca con le atmosfere e, soprattutto, con i sentimenti. Siamo negli Stati Uniti, tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900. Il protagonista, Robert Grainier, interpretato da Joel Edgerton, lavora alla costruzione della ferrovia. A prima vista è un uomo qualunque: timido, abbastanza schivo; orfano. Quando incontra Gladys, interpretata da Felicity Jones, si innamora. Ma il loro non è uno di quegli amori travolgenti e brucianti. È un amore costruito sulle piccole cose, sui sorrisi, sulle mani che si sfiorano, sui pomeriggi passati stesi sull’erba a parlare, a dirsi segreti e a ripetere nomi. Con “Train Dreams” Bentley, che ha scritto la sceneggiatura insieme a Greg Kwedar partendo dal romanzo di Denis Johnson, ha ribadito il suo interesse per ciò che scuote internamente i personaggi: i loro conflitti, i loro pensieri, ciò che rischiano e ciò che, al contrario, sperano. In poco più di un’ora e mezza, “Train Dreams” ci porta nell’animo di questo personaggio; ce lo presenta. E più di una volta, specialmente all’inizio e alla fine del film, ce lo fa vedere più grande, praticamente anziano, mentre si muove in un mondo che non riconosce più e che gli sembra quasi un posto alieno . Una vita fatta di incontri La vita di Robert è fatta fondamentalmente di incontri. Sua moglie, l’arrivo di sua figlia; gli uomini, per la maggior parte tutti taciturni, con cui lavora e taglia la legna. E poi c’è la natura: questi boschi enormi, apparentemente senza fine, in cui Robert passa le sue giornate ad ascoltarsi e ad ascoltare, a interpretare ciò che gli succede o a cui assiste come testimone. In questo senso, c’è spazio anche per un altro tema, e cioè la natura vista non solo come una realtà alternativa a quella urbana, ma come una presenza costante, viva, che tiene insieme ogni cosa: chi l’attraversa, chi la uccide; chi, poi, nasce e cresce in seno ai suoi alberi e alle sue alture. Passare così tanto tempo isolati dal resto del mondo, impegnati unicamente a tagliare legna o a rimodellare tronchi enormi, lunghi decine e decine di metri e spessi come pilastri di cemento, finisce per avere un effetto sugli uomini: li rende diversi, più attenti e sensibili; o al contrario li rende duri, respingenti e lontani. Ci sono delle eccezioni, chiaramente. Come il personaggio interpretato da William H. Macy, Arn: un’anima antica, gentile, che parla di passato, che ricorda, che non esita a cantare e a suonare la sua armonica; che parla quasi con dispiacere del lavoro che fa, cioè tagliare alberi, e che a modo suo vede nel futuro: oggi ci sembra un danno da poco, dice, ma tra qualche anno sarà impossibile non notare gli effetti del nostro passaggio, le cicatrici che abbiamo inferto alla Terra. Siamo tutti interconnessi, insiste. E in questa frase, forse, si nasconde il significato profondo di “Train Dreams”. Un film così spiccatamente “malickiano” da fare il giro, da diventare un’altra cosa, da delineare con precisione sia uno stile che una voce differenti: lo stile e la voce, appunto, di Bentley. L'importanza di colori, musica, parole e silenzi Contano i colori, in “Train Dreams”, e la musica e le parole, con queste frasi bellissime e assolute che funzionano quasi come aforismi. Contano soprattutto i silenzi: spessi, di una qualità precisa e apprezzabile, importanti nel racconto e nelle interazioni tra i personaggi. Proprio perché danno modo ai corpi di trovare il loro posto, di assumere una posizione particolare, di infilarsi tra le pieghe più verdi e ombreggiate della natura. “Train Dreams”, però, è segnato fortemente anche dalla tragedia. Che funziona, in un certo senso, come contrappeso per la meraviglia costante che circonda Robert. E insieme alla tragedia, arrivano la morte e il lutto: due presenze costanti e praticamente impossibili da esorcizzare. Quella che “Train Dreams” racconta, insomma, è una storia che parla di tutti e a tutti, anche se la sua attenzione si concentra su un unico personaggio; è una storia attualissima, anche se è ambientata all’inizio del Novecento. È una storia che parla tanto di perdita quanto di conquista, e di sorpresa e di speranza. È quasi un peccato che “Train Dreams” sia disponibile unicamente in streaming, su Netflix, e non in sala: il grande schermo, in questo caso, avrebbe potuto fare da amplificatore sia alle immagini che all’esperienza stessa del racconto.

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"Train Dreams", uomo e natura nel nuovo film di Clint Bentley

Gianmaria Tammaro