Emma Stone e Yorgos Lanthimos, un sodalizio visionario: dai fasti de La favorita a Bugonia

Quando si parla di sodalizi artistici, il cinema ha i suoi amori segreti: De Niro e Scorsese, Mastroianni e Fellini, Moretti e la sua stessa immagine riflessa. Oggi, nel panorama internazionale, il legame più magnetico e fertile è quello tra Emma Stone e Yorgos Lanthimos. Due opposti: lei, diva americana, nata in Arizona, con una leggerezza da star capace di ridere di sé. Lui, cineasta greco, arthouse e surreale, con lo sguardo tagliente di chi ama mettere in crisi ogni convenzione. Insieme hanno creato cinque opere che sembrano un unico discorso sul potere, il corpo e la fragilità. La favorita : il debutto di un sodalizio Il primo incontro tra Emma Stone e Yorgos Lanthimos è stato un fuoco d’artificio barocco. In La favorita, Stone interpreta Abigail, la dama di compagnia che ascende alla corte della regina Anna, tra intrighi, manipolazioni e desideri proibiti. Qui l’attrice abbandona la brillantezza della commedia americana per farsi figura crudele e ambigua, pronta a mordere e a sorridere nello stesso istante. La mano di Lanthimos le offre inquadrature deformanti, corpi in corsa nei corridoi, il potere come gioco erotico. Nasce in quell’occasione un’intesa: fiducia reciproca, rischio condiviso, gusto per l’assurdo. Bleat : un corto, un rito, un esperimento Quattro anni dopo, Lanthimos chiama Emma Stone per un progetto diverso: Bleat, corto in bianco e nero girato sull’isola greca di Tinos. Un’opera muta, accompagnata da orchestra dal vivo, in cui l’attrice diventa corpo sacrale, immerso in un paesaggio arcaico. Qui Stone non parla, ma abita il rito: tra capre, eros e morte, si offre come presenza carnale e ancestrale. È la conferma che con Lanthimos può andare ovunque, anche in un territorio che somiglia più all’arte contemporanea che al cinema tradizionale. Povere creature! : la consacrazione Con Povere creature! arriva la consacrazione definitiva. Emma Stone è Bella Baxter, donna riportata in vita con il cervello di una bambina. È un personaggio che attraversa il mondo come Alice in un paese grottesco, alla scoperta del sesso, del piacere e della libertà. Il film vince il Leone d’Oro a Venezia 80 e poi quattro Oscar, incluso quello come migliore attrice per Stone. È l’apice di una collaborazione che si fa anche complicità pubblica: Lanthimos e Stone diventano coppia artistica riconosciuta, con red carpet, battute in conferenza stampa, ironia da doppio atto comico. Kinds of Kindness : il triplice esperimento Dopo Povere creature! i due non si fermano. Arriva Kinds of Kindness, un triptico estremo scritto con Efthimis Filippou. Tre storie sul controllo, l’obbedienza e la violenza nei rapporti. Stone interpreta ruoli diversi e radicali, al fianco di Jesse Plemons, Willem Dafoe, Margaret Qualley. In conferenza a Cannes, Lanthimos ha citato Caligola di Camus come ispirazione: il potere totale di un uomo sugli altri. Emma Stone, invece, lo descrive come il film in cui finalmente ha abitato la parte più oscura e sperimentale del regista, quella dei tempi di The Lobster e Il sacrificio del cervo sacro. Bugonia : alieni, complotti e Venezia 82 Il quinto capitolo arriva a Venezia 82: Bugonia. Emma Stone è Michelle, CEO di una multinazionale farmaceutica rapita da due complottisti convinti che sia un’aliena. Un film claustrofobico e grottesco, remake del cult coreano Save the Green Planet!. Qui il sodalizio si arricchisce di nuove tinte: Stone, business woman da copertina, si offre a Lanthimos come corpo da torturare e da venerare, mentre il regista trasforma il seminterrato in una lotta di classe, un’apocalisse da camera. In conferenza stampa il regista ha detto: “Gran parte della distopia riflette il mondo reale. Non è il futuro, è ciò che accade adesso. Spero che Bugonia faccia riflettere le persone”. Un sodalizio che ridefinisce il cinema d’autore Dal palazzo barocco de La favorita al bunker paranoico di Bugonia, Emma Stone e Yorgos Lanthimos hanno costruito un sodalizio che ridefinisce il cinema d’autore. Lui la dirige come se fosse materia viva, da deformare e reinventare. Lei accetta ogni rischio, persino quello di radersi i capelli, di diventare aliena o animale, di perdersi in ruoli estremi. Stone lo dice senza esitazioni: “Non lo dico alla leggera: Yorgos è un genio”. E la loro collaborazione sembra solo all’inizio. Insieme hanno dimostrato che si può fare cinema radicale, disturbante eppure popolare, capace di conquistare premi, pubblico e immaginario collettivo. Il cocktail segreto di Stone e Lanthimos E allora un brindisi, con un calice troppo pieno e traboccante di assenzio: a Emma Stone e Yorgos Lanthimos, coppia che non si limita a fare film, ma mescola veleni e meraviglie come in uno shaker impazzito. Dal barocco di La favorita al bunker paranoico di Bugonia, hanno servito al cinema cinque cocktail visionari, amari e dolcissimi insieme. Se Marlene Dietrich canta Where Have All the Flowers Gone?, io rispondo: i fiori sono nei loro film, e li beviamo come gin tonic al tramonto, con il retrogusto di un mondo che vacilla ma che, per un attimo, sa ancora sorprenderci.

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Paolo Nizza