Abel Ferrara e Gabriele Tinti: Davide e Golia tra arte, pittura e poesia
Cinema courtesy Mattia Zoppellaro.In occasione della Mostra “Perdere La testa”, ospitata dalla galleria milanese BKV Fine Art (e prorogata sino al 17 febbraio), il regista di Il Cattivo Tenente, è stato protagonista di Bleedings, un reading in cui il cineasta ha recitato i versi del poeta italiano, ispirate alla narrazione biblica del pastore ebreo che uccise e decapitò il gigante filisteo. Una performance potentissima e dolente in cui si alternano in prima persona la voce del vincitore e quella del vinto
La saggezza è nel sangue. Perché il sangue è la vita, parimenti alla poesia, alla pittura, alla scultura, alla musica, al cinema. E talvolta, l’arte è più forte della morte. Come è accaduto durante Bleedings, reading di Abel Ferrara delle poesie di Gabriele Tinti, ispirate alle narrazioni bibliche delle ferocie uccisioni per decapitazione e alla trasfigurazione figurativa che di questi miti hanno fatto artisti barocchi e contemporanei. contemporanei. Ça va sans dire a contribuire all’ipnotica malia dell’evento è stata la sontuosa ed evocativa location, ovvero la BKV Fine Art (Via Fontana 16, Miilano). La galleria fino al 17 gennaio 2025, ci porta alla scoperta di uno dei più perturbanti e affascinanti temi della storiografia artistica, la testa tagliata. Grazie a una preziosa selezione di questa iconografia dall'antichità ai giorni nostri, si stagliano alcune delle teste più celebri della storia: da San Giovanni Battista, a Golia sino a Oloferne. E non potevano mancare i rispettivi carnefici: Salomè, Davide e Giuditta, Tutti insieme appassionatamente in una danza macabra ma vitale. Uno stupendo e pregevole cabinet of curiosities che parte dalla Scuola di Andrea Solario a Julian Schnabel, passando per Juan Bautista Maino, Mario Balassi, Vik Munizi, Renato Guttuso e Giovanni Testori. Insomma una collezione, capace di far girare la testa, almeno quanto i celebri tre Martini Cocktail citati e ingollati da Dorothy Parker.
Abel Ferrara dà voce a Davide e a Golia
Dal terrificante di Profondo Rosso di Dario Argento a Sam Peckinpah e il suo funereo e lisergico capolavoro Voglio La testa di Garcia, sino al Toby Dammit di Federico Fellini che, ispirato da Edgar Allan Poe, scommette la testa con il diavolo, spesso e volentieri la decapitazione si manifesta sul grande schermo. E Abel Ferrara, in fondo ha spesso raccontato la via crucis, l’odissea di chi ha perduto il cervello, il cuore, l’anima (Il cattivo Tenente docet. Antieroi crepuscolari, Golia generati in notti deliranti e malaticce, ghigliottinati dalle loro ossessioni, dai loro desideri, dalle loro paure. Sicché è un piacere sublime ascoltare la sua voce profonda, quasi di catrame che ti si appiccica come una nebbia del Bronx, mentre recita versi affilati quanto rasoi. Un canto che abbacina e pietrifica come medusa. E la stanza della galleria inizia a girare mentre risuonano parole come queste:
“Don’t leave my body to the dogs,
burn it far away with its ills.
The fire will cleanse its wounds, the ashes
will soothe its challenges. At a thousand degrees
my bite will still be strong,
my sin, this comedy.”
(Non lasciare il mio corpo in pasto ai cani,
fallo bruciare lontano con i suoi mali.
Il fuoco ne monderà le ferite, la cenere
ne acquieterà le sfide. A mille gradi
sarà ancora forte il mio morso,
il mio peccato, questa commedia)
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Gabriele Tinti e poesie taglienti come spade
Gabriele Tinti usa la poesia come una spada. Non è un burocrate del rimario, un corrivo confortatore delle anime belle. I suoi versi ti levano la pelle come accade nella Salomé di Carmelo con Donyale Luna che scortica vivo Erode, tetrarca di Galileo. Il poeta italiano forgia le parole come Vulcano plasmava l’armatura di Achille, ci raccontano l’ultimo respiro, l’ultimo sguardo prima della fine. Per citare una strofa dei componimenti di Bleeders:
"The blood flows,
gurgles, fertilizes
the land - passes,
not enough."
(Il sangue corre,
fiotta, concima
la terra - passa,
non basta.)
La performance squarcia l’abusata immagine del pastorello innocente che da sfavorito decapita il malevolo Titano. La fionda in realtà e l’equivalente dell’artiglieria, il vero underdog è il campione dei filistei. Sicché la vittoria risulta, amara, malinconica. E non è retorica affermare, che infine, perdono entrambi. Basta pensare al David e Golia di Michelangelo che sono entrambi un autoritratto del geniale pittore. Come diceva Goethe: noi stessi siamo i nostri demoni. Ma per uscire dalla perpetua stagione all’inferno bisogna perdersi nella poesia, quella di artisti autentici e sorprendenti come Tinti e Ferrara. E infine non perdersi la Mostra Perdere la testa. Sarebbe un peccato imperdonabile.