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Morto Otar Ioseliani, chi era il regista georgiano censurato dal regime sovietico

Cinema
©Kika Press

Scomparso a 89 anni, vinse per tre volte al Festival del Cinema di Venezia. Nel 1982 il divieto imposto dalla propaganda di Mosca sui suoi film lo costrinse ad emigrare in Francia dove ottenne la cittadinanza. Nel 2002 conquistò l'Orso d'argento al Festival di Berlino per "Lunedì mattina"

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Si è spento a 89 anni il regista Otar Ioseliani. Nato il 2 febbraio 1934 a Tbilisi, oggi capitale della Georgia ma all'epoca parte dell'Unione Sovietica, la sua carriera è stata segnata più volte dalla scure della propaganda di regime. Nel 1966 il suo primo lungometraggio La caduta delle foglie gli valse il premio Fipresci al Festival di Cannes ma per anni Mosca rifiutò di proiettare altre sue pellicole come Pastorale. Nel 1982 il successo al Festival del Cinema di Berlino, all'epoca città simbolo della contrapposizione anche culturale tra est e ovest, lo costrinse ad emigrare in Francia. 

Tre volte vincitore a Venezia

Lasciata l'Urss e ottenuto asilo politico in Francia, nel 1984 Ioseliani girò I favoriti della luna, che fu premiato nello stesso anno al Festival di Venezia e consacrò il suo successo internazionale. A Venezia si aggiudicò in seguito altri due premi: nel 1989 per Un incendio visto da lontano e nel 1996 per Briganti. Nel 2002 il regista georgiano conquistò l'Orso d'argento al Festival del Cinema di Berlino. In Italia Otar Ioseliani realizzò anche documentari tra cui Un piccolo monastero in Toscana.

Gli ultimi lavori

Negli ultimi anni Ioseliani ha firmato altri film tra cui gli incantati Addio terraferma, Lunedì mattina (Orso d'argento alla Berlinale) fino all'ultimo Chant d'hiver del 2015. Nel 2013 il Festival di Locarno gli aveva conferito il Pardo d'onore, mentre i festival di San Sebastian e Buenos Aires gli hanno dedicato, negli anni, l'omaggio di grandi retrospettive. Da anni la salute malferma di Ioseliani ne aveva limitato l'attività e i contatti col mondo, specie dopo la scomparsa un anno fa della compagna (e sua produttrice) Martine Marignac.

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