Piano Piano: la storia di formazione dal sapore anni ’80. La recensione

Cinema

Letizia Rogolino

@I Wonder Pictures

Amore, sospetti, crimine e musica anni ’80 nell’opera prima di Nicola Prosatore al cinema dal 16 marzo

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Distribuito da I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection in 50 sale a partire dal 16 marzo, Piano Piano è l’opera prima di Nicola Prosatore che racconta una storia di formazione ambientata nella periferia di Napoli. Dominique Donnarumma, Giuseppe Pirozzi, Antonia Truppo, Giovanni Esposito, Antonio De Matteo, Massimiliano Caiazzo e Lello Arena sono i carismatici protagonisti di questa fiaba moderna dal sapore anni ’80 adatta a un pubblico eterogeneo. Un film piccolo che riesce a trasmettere la sua potenza interna, narrativa ed emotiva, senza fare salti mortali ma limitandosi a raccontare una storia di vita.

Piano Piano: la trama del film

Nel 1987 Anna è quasi adolescente. Vive da sola con la madre e suona la pianola, ma sembra aver fretta di crescere. Prova a truccarsi, a fumare e a sedurre il genere maschile come le donne più grandi, ma la finestra della sua stanza affaccia sul cortile di un palazzo-castello in mezzo a un bellissimo nulla che in breve trasforma la sua vita. L'incontro con Peppino, un ragazzo della sua età, e con Ciro, il teppista che destabilizza il quartiere, la porterà ai confini di quel piccolo mondo. L'infanzia deve per forza finire e l'adolescenza cerca il proprio spazio e l'attesa del suo riscatto.

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Il sapore anni ’80 tra musica, calcio e Cioè

Il giovane regista Prosatore firma anche la sceneggiatura con Antonia Truppo, Francesco Agostini e Davide Serino. La musica e il look dei personaggi ci riporta agli anni ’80 fin dalle prime scene, nell’anno in cui il Napoli vince lo scudetto in una periferia che lotta ogni giorno per andare avanti. Anna e gli altri abitanti del quartiere stanno per perdere la loro casa, fanno lavori umili, e alcuni sono collegati con la criminalità organizzata che a volte sembra essere l’unico modo per lasciarsi alle spalle quella realtà difficile e provare ad avere una vita migliore, altrove. Anna sfoglia le pagine di Cioè, balla e suona da sola nella sua stanza, litiga spesso con la madre che vorrebbe un futuro diverso per lei ma non indovina mai il modo giusto per confrontarsi. Peppino è un bravo ragazzo che viene coinvolto in affari loschi suo malgrado, confuso e timido, ma l’esperienza lo fa crescere.

Una intensa e delicata opera prima

Piano Piano è un film delicato e intenso allo stesso tempo, un coming of age dall’anima del Sud che, tuttavia, non si arrende alla narrazione inflazionata di quella realtà. Non è l’ennesimo Gomorra, ma racconta uno spaccato di quel mondo concentrandosi sui protagonisti, le loro paure, le loro speranze per il futuro, le loro sfide quotidiane. Non c’è bisogno di continue sparatorie, inseguimenti e rese dei conti, ma tutto è ben calibrato e realistico per vivere l’emozione delle prime cotte, il disagio della povertà, l’ansia del pericolo e la responsabilità di decidere da che parte stare, tra bene e male, tra giusto e sbagliato. Napoli c’è ma non si vede, almeno fino al trionfo bianco e azzurro che travolge l’inquadratura alla fine del film in seguito alla vittoria della squadra di calcio. Prosatore cura molto la regia, discreta ma efficace, e la composizione delle scene che sembrano dare importanza anche al dettaglio apparentemente insignificante, come una fetta di pastiera custodita nella stagnola, il gioco di luci in un seminterrato scenario di un momento thriller, la trasparenza di un poster che in realtà è un passaggio segreto, i movimenti di macchina e i tagli di montaggio sfruttati in chiave espressiva.

Prosatore dimostra che non è indispensabile un alto budget e potenti mezzi per fare un buon film, basta una scrittura sincera e intelligente, unita a un cast di valore e il sentimento.

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