“Stonebreakers”, Valerio Ciriaci racconta il rapporto tra storia e lotta politica in USA

Cinema

Valentina Clemente

Presentato in anteprima mondiale nell’ambito della 63ma edizione del Festival dei Popoli di Firenze, “Stonebreakers”, film documentario diretto da Valerio Ciriaci, regista italiano che vive a New York, racconta con chiarezza la battaglia sui monumenti storici in America, scoppiata nel 2020, tra la rivolta Black Lives Matter e le presidenziali. Un racconto toccante e realistico delle spaccature nella storia e cultura degli Stati Uniti

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Un film toccante, a volte crudo, ma in grado di raccontare con precisione quello che è accaduto negli Stati Uniti nel 2020, quando il paese si trovava nel mezzo della rivolta Black Lives Matter e dell’elezione presidenziale. E quando, soprattutto, scoppia la battaglia sui monumenti storici. Un conflitto culturale che travolge statue di Cristoforo Colombo, confederati e padri fondatori, e mette in discussione la relazione tra memoria storica e lotta politica in un paese ricco di contraddizioni. Ecco "Stonebreakers" di Valerio Ciriaci, un docu-film che esplora un panorama memoriale in trasformazione e racconta un'America chiamata fare i conti con il proprio passato.

La nota del regista

“Quando l’onda delle proteste del Black Lives Matter si è riversata per le strade delle maggiori città americane – ricorda il regista - a New York avevo da poco messo in pausa la produzione di un documentario sul mito di Cristoforo Colombo e sulle controversie legate alla celebrazione del Columbus Day. Con l’arrivo della pandemia il tema sembrava finito in secondo piano, ma ho dovuto ricredermi subito, quando la prima statua di Colombo è stata abbattuta nel mezzo delle proteste per l’uccisione di George Floyd. Ho deciso in quel momento di allargare lo sguardo del film, di non fermarmi a Colombo e di affrontare il nodo della memoria americana nella sua totalità.

"Stonebreakers contributo a un dibattito pubblico sul ruolo della memoria"

"Stonebreakers" è sia la testimonianza di una stagione straordinaria che un contributo a un dibattito pubblico sul ruolo della memoria e della public history. Fare i conti con il passato non significa congelarlo dentro un monumento, ma affrontarlo, riaprirlo alla discussione e continuare ad attualizzarlo. Mi auguro che questo film possa incoraggiare il suo pubblico a condividere questa responsabilità e a immaginare monumenti che non rappresentano solo eroi armati a cavallo che si impongono dall’alto di un piedistallo, ma che esprimano una storia di cui siamo al tempo stesso spettatori, interlocutori e critici protagonisti”.

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