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Shining, il mistero della fotografia del finale, datata 4 luglio 1921

Cinema

Giuseppe Pastore

L’ultima scena del capolavoro horror di Stanley Kubrick scatena da 40 anni le più disparate teorie e interpretazioni. Ecco le migliori, o le più attendibili

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E voi dov’eravate, cent'anni fa? Con buone probabilità, da nessuna parte. Invece Jack Nicholson – o per meglio dire Jack Torrance, lo scrittore quantomeno tormentato che perde definitivamente il lume della ragione nell’inquietante Overlook Hotel – la sera del 4 luglio 1921 indossava un elegante vestito da sera, uno smoking si direbbe, e compariva rasato, impomatato, sorridente e padrone della scena, proprio come si addice a Jack Nicholson, in una delle fotografie più famose della storia del cinema.

A questo punto avrete già capito di cosa stiamo parlando; e se non l’avete capito, beati voi. Vuol dire che non avete (ancora) mai provato il brivido di spaventarvi al cospetto di “Shining”, il capolavoro dell’horror di Stanley Kubrick che nel 2020 ha festeggiato i quarant’anni d’età e ogni 4 luglio rinnova il fascino e il mistero del suo finale, profondamente diverso da quello del romanzo di Stephen King di cui il regista newyorkese comprò cari i diritti, per poi distanziarsene completamente nell'insoddisfazione dello scrittore.

 

Rivediamo la scena. Siamo nella Golden Room, la sala da ballo dell’hotel, arredata secondo canoni e stili decisamente rétro: Kubrick ci arriva con una lenta carrellata in avanti, verso un muro su cui sono appese ventuno fotografie in bianco e nero, probabilmente ognuna relativa a un evento mondano,  una festa, un cocktail, un gran ballo... Un tocco di grazia e d’eleganza dopo un pre-finale (letteralmente) agghiacciante, in cui (SPOILER!) Jack ha a lungo rincorso suo figlio Danny con un’ascia nel labirinto ghiacciato, seguendone le impronte lasciate nella neve, prima di smarrirne le tracce e finire assiderato, mentre il piccolo è riuscito a tornare dalla madre. In sottofondo suonano le note di "Midnight, with the Stars and you", un foxtrot registrato nel 1934 ed eseguito da Ray Noble e dalla sua orchestra. Poi un paio di dissolvenze che stringono sempre di più sul sorriso di Nicholson, sempre sinistramente riconducibile a un ghigno – e del resto abbiamo visto di cos’è stato capace Jack Nicholson nel film che sta volgendo al termine. La cinepresa si abbassa di qualche centimetro per svelare la data dello scatto: 4 luglio 1921, Festa Nazionale americana. E quindi? 

Le interpretazioni

In tutto "Shining" non vengono mai fornite coordinate temporali molto precise, ma il look e l'atteggiamento dei personaggi suggerisce un'ambientazione contemporanea, più o meno alla fine degli anni Settanta. Come possono razionalmente coesistere il Jack Torrance degli anni Settanta e quello del 1921, oltre cinquant'anni prima? Forse Torrance è "sempre stato lì", nel più clamoroso dei paradossi spazio-temporali concepito con decenni d'anticipo sui vari Christopher Nolan, Donnie Darko, Lost, Dark, eccetera? Questa tesi sembra essere avvalorata dalle conversazioni con l'affabile Lloyd, il barista anni Venti - e chissà, in servizio proprio quel 4 luglio 1921 - che sembra conoscerlo benissimo. Shining è dunque ambientato in un universo spazio-temporale che si avvita su sé stesso e lascia la porta aperta al tema dell'eterno ritorno di Nietzsche (un filosofo da cui Kubrick era notoriamente affascinato) ? O forse Jack Torrance è uno spirito fin dall'inizio del film, sia lui che la moglie Wendy che il piccolo Danny, e sono spiriti anche il direttore dell’hotel Ullman e il capocuoco Halloran che interagiscono con loro - tutti morti, un po' come (SPOILER!) i personaggi di “The Others”, il thriller-capolavoro di Alejandro Amenabar del 2001 con un'indimenticabile Nicole Kidman? E come la mettiamo che proprio Nicole Kidman, neanche a farlo apposta, sarà vent'anni dopo la protagonista dell'ultimo film di Kubrick, Eyes Wide Shut? Kubrick sapeva già tutto? È egli stesso Jack Torrance? 

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Il Diavolo?

 

Chi ha approfondito la visione di “Shining” andando appena sotto la superficie sa che da quarant’anni il film è accompagnato da decine di teorie, alcune anche decisamente bislacche, tutte riassunte nell’ottimo documentario “Room 237” (2012). Il finale del film è la pietra angolare di molte macchinazioni, anche decisamente folli. Molto affascinante - anche alla luce della successiva filmografia di Jack Nicholson - quella che vuole Jack Torrance essere nient'altri che Satana in persona. Lo proverebbe proprio quella foto in bianco e nero, in cui il nostro eroe è ritratto in una posizione molto simile a quella che occupa nelle carte dei tarocchi l'idolo pagano Baphomet, associato alla figura del Diavolo. Dunque la Golden Room dell'Overlook sarebbe una specie di anticamera dell'Inferno, dove Jack Torrance sarebbe sprofondato dopo gli orrendi delitti commessi chissà quanto tempo prima, assieme agli altri inquilini dell'hotel maledetto, presenti accanto a lui nella fotografia. Il ruolo di Belzebù certamente si addice alla natura luciferina di Nicholson, tanto da interpretarlo nel successivo Le streghe di Eastwick (1987), quando sedurrà in una volta sola Cher, Susan Sarandon e Michelle Pfeiffer. Ottimo lavoro.

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La tesi dell'omaggio

 

C'è infine una terza tesi, più cinefila ma estremamente originale, portata avanti dal chitarrista e blogger Cristiano Porqueddu, che in un post del 2013 ha notato l'evidente somiglianza tra una delle scene più famose del film - quella in cui un Nicholson ormai già fuori di sé sfonda a colpi d'accetta la porta del bagno in cui sono rinchiusi moglie e figlio - con una sequenza di un misconosciuto film svedese del regista Victor Sjostrom. Si chiama “Il carretto fantasma”, è tratto da un romanzo della scrittrice Selma Lagerlöf ed è uscito proprio nel 1921, l'anno in cui è stata scattata la fotografia. Dunque, un raffinato omaggio per pochissimi eletti. Forse un po’ contorto – ma la somiglianza delle due scene sembra fuori discussione.

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L'ultima scoperta

Chiudiamo con una scoperta incredibile, per la serie "a Internet non si può nascondere niente". Nel 2012 un blog neozelandese ha riportato alla luce un manuale del 1985 in cui la fotografia del Ballo del 4 luglio 1921 viene citata come esempio di fotoritocco, portando clamorosamente alla luce l'immagine originale poi modificata con il volto di Jack Torrance. Al suo posto c'era un signore pelatino, dall’aria piuttosto anonima, il cui posto nel mondo era evidentemente cedere il passo a Jack Nicholson. Speriamo che, dopo cent'anni, almeno la sua anima sia al sicuro.

L'immagine finale di Shining - Warner Bros