I film, il lockdown, il rapporto con la figlia Asia. Il maestro del brivido si racconta a Sky Tg24 in occasione del suo compleanno. L'INTERVISTA
“So che tra i giovanissimi c’è un gioco: il sabato, quando i genitori escono, si riuniscono in cinque o sei a casa di uno di loro e proiettano tre miei film. La chiamano ‘La serata Dario Argento’: urlano, strillano, ridono, saltano sui letti! E’ una cosa che mi rende moto contento.”
E’ Dario Argento a parlare: in occasione del suo ottantesimo compleanno ci sono i giovani tra i primi pensieri del regista che con i suoi film ha attratto e spaventato il pubblico di molte parti del mondo. “Anch’io da bambino e poi da ragazzo andavo a vedere film del brivido. Mi ricordo che ero spaventato, ma piacevolmente. Ero gioiosamente spaventato. Poi, quando passa l’età, stranamente questi film incominciano a far paura".
Cosa pensa della violenza nei film?
“Quando la violenza serve, quando la storia la esige, bisogna raccontarla.”
Nei film di Dario Argento c’è molta violenza. Difficile immaginare storie di assassini seriali, paranoici, seguaci del male, senza abbondanza di sangue versato. Nel cinema del ‘maestro del brivido’ ci sono anche molta libertà, immaginazione, visione, colore, sorpresa, sopraffina tecnica cinematografica. Il pubblico internazionale se ne è accorto subito, fin dal debutto alla regia del cineasta nato a Roma il 7 settembre 1940: era il 1970 quando usciva in sala “L’uccello dalle piume di cristallo”, uno dei film che ha definito il genere del Giallo. In una conversazione molto pacata a casa Argento, passato, presente e futuro si intrecciano. Cerco di scendere un po’ nel profondo e di coglierne i diversi colori.
“Qualcosa nella mia vita ho realizzato. Il sogno che avevo cinquant’anni fa di fare un cinema nuovo, diverso, è andato in porto. In effetti è abbastanza sorprendente che i miei film hanno diffusione e apprezzamenti in tante parti del mondo. C’è qualcosa in loro che colpisce l’immaginazione delle persone: forse è il mio stile, forse il fatto che io mi rivolgo alle nostre profondità, che racconto i miei sogni, i miei incubi: è quasi qualcosa di freudiano. Per me Freud è un maestro di vita: dopo Freud tutto è cambiato. Le sue scoperte sull’Io, sulla sessualità sono state rivoluzionarie.”
A 80 anni sono di più i sogni o gli incubi?
“Io mi sento come ero al primo film, non mi sento molto cambiato. Forse ho più difficolta fisiche, però nuoto ancora. I sogni sono rimasti gli stessi, forse quand’ero giovane erano più vivaci. Comunque a ispirare i miei film non ci sono solo i miei sogni, ma anche i dormiveglia. Mi è venuto spontaneo durante il primo film: quando mi trovavo in difficoltà con la sceneggiatura, che ho sempre scritto io, mi stendevo sul divano con una copertina e cercavo di cadere in quella specie di relax dove il cervello vaga, vola. E devo dire che in effetti poi l’idea mi veniva e il problema si risolveva."
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Molti dicono che 'Profondo rosso' sia il suo capolavoro. Lei è d’accordo?
“Non credo, non so e poi non devo essere io a giudicare. Penso di aver fatto diversi film interessanti, li ho realizzati tutti con entusiasmo, amore, sapienza tecnica. ‘Suspiria’ ad esempio è molto importante ed è quello che all’estero ha avuto più successo. Anche ‘Opera’, ‘Phenomena’, ‘Tenebrae’. E poi c’è ‘L’ uccello dalle piume di cristallo’, che ha dato il via a tanto cinema: molti registi americani, orientali, europei dicono che sono stati influenzati da quel film."
Anche molto cinema di casa nostra negli anni immediatamente successivi è stato influenzato dalla sua cosiddetta ‘trilogia degli animali’ (‘L’uccello dalle piume di cristallo’, ‘Il gatto a nove code’, ‘Quattro mosche di velluto grigio’)…
“Quelle erano imitazioni, saranno state una quarantina. Imitavano perfino gli animali nel titolo, fino a che ho smesso di mettere numeri o animali.”
Dagli anni ’90 sua figlia Asia Argento è una presenza ricorrente nei cast dei suoi film. Com’è il rapporto professionale con lei? Si mischia con quello familiare?
“Lei è una attrice come gli altri, solamente che veniva sul set da quando era bambina, quindi conosceva molto bene il mio modo di fare il cinema, dunque per me era più facile parlare con lei. Era molto partecipativa e mi ha dato un grande aiuto nei momenti difficili, perché ci metteva la sua fantasia, la sua ribalderia. Asia è ribalda, ha un grande carattere. Era bello discutere dei film con lei”.
E Asia tornerà a lavorare presto con lei perché è nel cast di ‘Occhiali neri’, il suo prossimo film. Cosa ci può dire oggi di questo progetto?
“Il film sarebbe dovuto già essere quasi in sala. Avrei dovuto farlo in aprile, ma è arrivato il Covid e abbiamo dovuto rimandarlo, perché le assicurazioni non assicurano più film di un certo rilievo, con attori internazionali. Il virus del resto è ancora fra noi. Forse si farà a ottobre, novembre, ma non credo. Il film è difficile da spiegare e mi hanno chiesto di non parlarne, comunque è il mio ritorno al thriller. E’ un giallo, un poliziesco in cui i protagonisti sono una donna e un bambino."
Asia sarà la protagonista?
“No, ma avrà un ruolo molto importante. Per protagonista ci sarà una attrice francese perché il film è di produzione francese. Luciano Tovoli sarà il direttore della fotografia: con lui ho fatto molti film, come ‘Suspiria’ e ‘Tenebrae’. Siamo fratellini!”
Veniamo alle paure di Dario Argento: lei teme il Covid?
“Per me il Covid è una grande paura, perché è reale. Non è come le paure del profondo che racconto nei miei film. Quelle danno anche una certa gioia, ma il Covid no, non dà alcuna gioia: è terribile come le pestilenze che nel ‘400 e nel ‘500 distrussero mezza Europa. E’ una spaventosa pandemia che molta gente prende un po’ sottogamba. Vedi le feste con gente senza mascherina: si abbracciano, bevono insieme per strada, si toccano. E’ una pazzia perché questo Covid è molto grave e stiamo vedendo che i mesi trascorrono, ma il virus non passa. Spero in Dio”.
Lei è credente?
“Sì. Spero che il buon Dio ci dia un grande aiuto, perché ne abbiamo bisogno. “