Light of My Life e Copia Originale: i film di Sky Cinema scelti da Gianni Canova

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Gianni Canova

Gianni Canova

Oggi, il vostro Cinemaniaco vi propone due film da non perdere, Si tratta Light of My Life  (mercoledì 27 maggio su Sky Cinema Due alle 21.15) e Copia Originale (sabato 30 maggio alle 21.15 su Sky Cinema Due

Light of My Life  (Prima tv, mercoledì 27 maggio alle 21.15su Sky Cinema Due)

Un padre e una figlia passano la notte in una piccola tenda a forma di igloo in un bosco fitto di tronchi altissimi. Fa freddo, è autunno inoltrato. E i due, padre e figlia, vivono in fuga. Un’epidemia devastante ha ucciso quasi tutte le donne del pianeta per cui le poche sopravvissute devono nascondersi (o vestirsi da uomini, come nel caso della giovane protagonista) per sfuggire alla violenza cieca di maschi predatori affamati di femmine e di sesso. Avvolto lui in un pesante giubbotto da boscaiolo e lei in una giacchetta a vento con il cappuccio giallo, padre e figlia vagano in quel che resta del mondo mentre l’inverno incombente comincia a coprire di neve un paesaggio tanto spoglio e brullo da mettere i brividi.
 

Un uomo affranto, una ragazzina vestita da maschio, alberi contorti, sterpi e rovi. Nient’altro. Solo parole. Le parole del padre. Le parole della figlia. Qualche rapido flashback sulla moglie e sui suoi ultimi giorni. Poi, qua e là, la minaccia dei maschi, la loro violenza cupa e repressa. Il vuoto.

Il soggetto ricorda per certi versi quello di un capolavoro come La strada di Cormac McCarthy. Su un soggetto simile un altro regista avrebbe costruito un horror truculento, o un survival movie turgido di esplosioni splatter.E invece Casey Affleck, oscar come miglior attore protagonista per Manchester by the Sea, qui alla sua seconda prova da regista, sceglie una compostezza ammirevole e opta per una regia minimale e rarefatta, dove i gesti di violenza sono limitati, spesso relegati nel fuori campo e in ogni caso concentrati soprattutto nel finale.

Affleck riesce a creare tensione con niente. La calibrata alternanza di campi lunghissimi e primissimi piani contribuisce ad accentuare lo smarrimento dei personaggi.

E noi ci sentiamo smarriti con loro, a nostra volta alle prese con un’epidemia che turba e ci avvolge, e minaccia di rubarci il diritto al futuro. Un’ultima avvertenza: il film ha un inizio molto duro. 12 minuti di un monologo o quasi in cui il padre racconta alla figlia una versione apocrifa del mito dell’arca di Noè. Non fatevi respingere da questo incipit. Poi il film prende un altro ritmo. Ma dopo aver selezionato gli spettatori disposti a seguirlo in un percorso accidentato e pieno di insidie. Non solo narrative.

Copia originale (Prima tv, sabato 30 maggio alle 21.15 su Sky Cinema Due)

Capita, a volte, di dover fingere di essere qualcun altro per poter restare fedeli a se stessi.

A Lee Israel, protagonista di Copia originale, accade proprio questo: scrittrice dal brutto carattere, più amica dell’alcool che del genere umano, viene licenziata dal suo giornale per un insulto di troppo e deve reinventarsi in fretta un lavoro per potersi pagare l’affitto. Ma il talento, come il caratteraccio, non le manca: e così, dopo aver venduto due lettere di una celebre scrittrice che ha trovato per caso in un libro della biblioteca, decide di contraffare lei lo stile, il linguaggio e le ossessioni di vari personaggi del passato  e di scrivere false lettere che possano essere spacciate per vere e vendute sul mercato dei collezionisti e degli appassionati.

Aiutata da un amico omosessuale, compagno di sbronze e di spleen, dandy fallito e segnato come lei dalla vita e dalle disillusioni, Lee diventa insomma una falsaria dello stile e una professionista dell’inganno. Esperti, grafologi e storici dell’arte cadono nella sua trappola e lei diventa una specialista della contraffazione del linguaggio.

La storia si svolge in una New York di malinconica bellezza, fatta di pub e marciapiedi, una città che sembra assistere distaccata e indifferente alle piccole e grandi tragedie delle persone che la popolano. Nei panni della scorbutica protagonista, Melissa McCarthy (nota soprattutto per la sua partecipazione a telefilm come Samantha chi? e Una mamma per amica) conquista una meritata nomination all’Oscar rendendo empatica e umanissima una donna per molti versi difficile e sgradevole. E il film che la racconta, diretto dalla regista Marielle Heller, finisce per essere un’appassionata e sorprendente ricognizione su quell’arte misteriosa e inafferrabile che è la scrittura.

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