L’immortale: una scena del film raccontata da Marco D’Amore

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Marco D'Amore regista e protagonista de L'Immortale ( In prima tv, lunedì 13 aprile alle 21.15 su Sky Cinema Uno) racconta una scena del film a cui è particolarmente legato. Guarda il video e scopri di quale scena si tratta

Si è detto e scritto molto sul film L’immortale di e con Marco d'Amore. Un'opera prima molto insidiosa per un attore che andava a toccare un equilibrio perfetto come quello narrato in Gomorra la serie. Al di là della indubbia qualità del film, degli ottimi riscontri di pubblico e critica, c'è un aspetto interessante di cui si parla poco. Quello che riguarda le tecniche di riprese.

Nel video che 100x100 Cinema che vi proponiamo in esclusiva, Marco D'Amore ci fa comprendere meglio il suo approccio alla regia e il suo particolare modo di concepire le tecniche di ripresa.

Un modo di girare davvero innovativo in termini di produzioni. Grazie al lavoro fondamentale di Guido Michelotti, responsabile della fotografia, L’Immortale è stato girato in large format, un formato intermedio tra il normale 35 mm, con cui si girano quasi tutti i film, ed il 65 mm con cui si girano due o tre kolossal all'anno. Questo per rendere ancora più spettacolare e cinematograficamente più appetibile l'immagine del film, che ricordiamo, è stato la prima pellicola in Italia ad uscire nelle sale in large format.

Venendo alla scena che Marco d’Amore ha raccontato alla redazione di 100x100 Cinema, è lo stesso regista a farci scoprire come è stato girato uno dei momenti più spettacolari del film. Si tratta della fuga in barca di Bruno (Salvatore D'Onofrio) e di Ciro bambino (Giuseppe Aiello) che tentano di non essere catturati dagli scafi della Guardia di Finanza.

La sequenza è stata girata con tre macchine da presa montate vicinissime alle barche e ai personaggi coinvolti per dare maggiormente il senso di pericolosità.  Le difficoltà non sono mancate -  come ha raccontato lo stesso Marco D’Amore - dovute sia all’alta velocità delle barche in mare, sia soprattutto al salto in acqua che il piccolo Ciro doveva compiere. Un frangente molto pericoloso che ha dimostrato che Giuseppe Aiello di soli sette anni aveva compreso a pieno il carattere del personaggio di Ciro di Marzio e per quale motivo si sarebbe chiamato poi e per sempre L’Immortale.

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