Reggio Film Festival, specchio del mondo. Il tema del 2019 sarà...Terra

Cinema
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Il Reggio Film Festival va in scena a Reggio Emilia dall’8 al 19 novembre ed è la risultante di un intenso, ininterrotto ascolto delle pulsioni e dei bisogni della società: è per questo preciso motivo che l’edizione 2018 è dedicata al dialogo interculturale: Specchio/Mirror è il titolo-tema. Il tema del 2019, come ci anticipa l'ideatore e direttore Alessandro Scillitani, sarà Terra. Qui tutte le informazioni, gli ospiti e gli appuntamenti da non mancare questa settimana

(@BassoFabrizio)

Lo specchio riflette e, talvolta, distorce la realtà. Ma non accade così al Reggio Film Festival dove la realtà non solo ha i contorni definiti e fantastici della settima arte ma permette anche di volare avanti nel tempo e sapere, attraverso la voce del suo ideatore e direttore artistico Alessandro Scillitani, che nel 2019 il tema sarà la Terra. Ci racconta tutto lui in questa intervista.

Direttore perché i corti al centro di questa rassegna giunta alla 17ma edizione?
Perché al di là del minutaggio i corti sono storie e insegnano che si possono fare cose pregevoli anche con un piccolo budget.
Però a volte si vedono corti con un budget così alto che ci si potrebbe fare un lungometraggio.
Il racconto è come il cortometraggio. E qui bisogna farsi delle domande: perché ho fatto un racconto e non un libro? Non ho il budget? Sono pigro? Io dico semplicemente che in un mondo ideale quando mi approccio al mondo del racconto la dimensione visiva è quella del corto. Ci sono storie che hanno una dimensione precisa. Nel romanzo entri nei personaggi, il racconto è più fugace.
Come si crea la fascinazione?
La costruzione drammaturgica del cortometraggio deve essere tale da incollarti in poco tempo, è un precursore dei tempi odierni che tutto è sintetico su instagram, su twitter, sui social in generale. Mi sento di dire che oggi siamo all’eccesso. Siamo abituati a una velocità pazzesca.
Cosa le piace di un corto?
Quando dimostra di avere saputo raccontare qualcosa, di avere lasciato un segno nel lampo di una brevità straordinaria. Talvolta porta con sé un messaggio un po’ carsico.
Il valore aggiunto?
Spesso c’è più poesia e giunge in modo ancora più forte.
Quando, 17 anni fa, ha creato il Reggio Film Festival, che aspettative aveva?
Tutto è iniziato in modo strano, con una parodia dei generi, come fosse un gioco. Ho partecipato con alcuni amici a qualche concorso locale tra i quali uno a Reggio sui corti brevissimi realizzati nel territorio: è stato vinto. Gli allora organizzatori colsero l’entusiasmo e ci hanno lasciato lo scettro.
Una bella responsabilità.
Da poco più che ventenni ci siamo trovati tra le mani una cosa enorme. Mi sono proposto come organizzatore, c'era una grande attenzione per il cinema che andava oltre i film mainstream. A Reggio c'è il cinema Rosebud, che prende il nome dalla slitta di Quarto Potere di Orson Wells, che è nato negli anni Ottanta come luogo per i giovani. Lo chiamavano topos da topoi greci.
I fermenti intorno a lei non mancavano.
Ho capito che c’era un terreno fertile che mi ha spinto a proporre ad Antonella Spaggiari allora assessore alla cultura questo progetto e lei si è rivelata entusiasta, mi ha dato ascolto e pur trattandosi di un esperimento il Comune ci ha sostenuto. C'è stato subito un ritorno, la gente era disposta a venire a vedere cose sconosciute.
L'era digitale come ha cambiato il Reggio Film Festival?
Non c'è più la necessità di incontrarsi per collaborare. Però è anche vero che la rete aiuta le collaborazioni, che ti ritrovi in affinità elettive fino a qualche anno fa improponibili. Approfittare, nel giusto modo, delle nuove tecnologie favorisce l’opportunità di collaborazione delle persone.
Raccontata così sembra una passeggiata la sua.
Le difficoltà non sono state poche. Ai cambi di venti politico si sono aggiunte arroganza e competizione. In una amministrazione che cambia deve esserci la discontinuità senza intaccare i valori che hai. Ogni ente culturale tende a farsi scudo. E' una questione mentale. Le collaborazioni tra enti sono fondamentali. E il cinema rappresenta la contaminazione delle arti per eccellenza.
Perché?
Il cinema è il contenitore di tutto. E ibridazione. Io sono anche un musicista e musicalmente sono cresciuto nello studio Seltz che ha come grande caratteristica quella di avere due sale prove e in mezzo una piazza. Uno spazio come quello era un punto di incontro: facevi le prove a prezzo popolare in una sala comunale poi una birra in piazza con gli altri musicisti e tutto cresceva. Germogliava l'ibridazione. Sono contento che l'attuale amministrazione ragioni in questi termini.
L'edizione più bella, almeno per lei?
Quella col tema Game è per me l'edizione più bella. Mi piacerebbe ci fosse una Cittadella del Corto ma è difficile da creare perché a Reggio manca uno spazio. Il mio festival ideale sarebbe in una piazza-caleidoscopio dove si accendono mille situazioni.
Per il 2019 cosa sta pensando?
Terra…il tema sarà quello. Un elemento che va al di là degli idiomi. Dai migranti alla Natura con i suoi comportamenti strani...affronteremo sfumature di cui poco si parla.
Perché partecipare al suo Festival?
E' una manifestazione da sempre rivolta al pubblico e non agli addetti ai lavori, è pensata per la gente. Oggi che siamo abituati a dimenticare le cose qui proviamo ad andare oltre le visioni solitarie. Lo staff sono volontari e appassionati e vi assicuro che visto qua è tutta un’altra cosa.

Quasi vent’anni di storia. Quindicimila cortometraggi provenienti da settantuno diversi paesi, sempre in bilico tra la cruda presentazione della realtà e la sua reinvenzione. L’edizione 2018 partirà con il più grande creatore di effetti speciali di Hollywood. E con la geniale follia di Antonio Rezza. Dall’Afghanistan all’Australia, dagli Emirati Arabi all’Indonesia, dalla Mongolia al Sud Africa et ultra:  provengono da settantuno diversi Paesi i cortometraggi che, nel corso di una storia quasi ventennale, il Reggio Film Festival ha visionato e selezionato. Il programma dell’edizione 2018, che avrà luogo a Reggio Emilia dall’8 al 19 novembre, è la risultante di un intenso, ininterrotto ascolto delle pulsioni e dei bisogni della società: è per questo preciso motivo che l’ideatore e direttore artistico Alessandro  Scillitani ha deciso, assieme allo staff di circa trenta persone da lui coordinato, di dedicare l’edizione in arrivo al dialogo interculturaleSpecchio/Mirror è il titolo-tema individuato per l’edizione numero 17 del Festival, secondo un’idea di arte che si pone come specchio del mondo, ovvero come possibilità di "restituire allo  sguardo  del  fruitore  una  diversa  consapevolezza  della  realtà  circostantee  delle  sue infinite rappresentazioni".Il  programma dell’edizione 2018 è più che mai vario, pensato per incontrare pubblici con aspettative, curiosità e bisogni culturali diversi. E vasto. Solamente alcune anticipazioni, dunque, a cura del Direttore Artistico: "Il Festival si aprirà con una star di Hollywood, John Rosengrant, supervisore agli effetti speciali di Avatar, Hunger Games, Vita di Pi, Revenant, La Forma dell’Acqua, Avengerse Jurassic World, fra gli altri. Proseguirà con un più sottile, ma non meno mirabolante, tipo di spettacolarità, quella di Antonio Rezza e Flavia Mastrella, Leoni d’oro alla carriera per il Teatro 2018, protagonisti di un incontro di presentazione di alcuni loro cortometraggi. In collaborazione con la Libreria Punto Einaudi-Strand saranno proposti una serie di  incontri con l’autore: sono in arrivo, fra gli altri, Giorgio Scianna, Maurizio  de Giovanni e Diego De  Silva. In programma molta musica, tra cui quella scanzonata delle Sorelle Marinetti e quella più introspettiva della contrabbassista Caterina Palazzi. Non mancherà  il teatro: tornerà, a  grande  richiesta, il Cinebus del Teatro dell’Orsa, spettacolo itinerante a bordo di un autobus "attraverso le  vie dei cinema perduti della città -aggiunge spiegaAlessandro  Scillitani- ma il cuore del Festival rimane il cinema, con cortometraggi, ancora una volta provenienti da ogni parte del pianeta, che verranno proiettati in diversi spazi della città, e diversi workshop, per avvicinare questo mondo dalle più diverse prospettive, tecniche e poetiche. Tra i molti ospiti internazionali che arricchiranno l’edizione 2018  del  Festival desidero ricordare  almeno la regista norvegese Iram Haq, che presenterà il suo ultimo film Cosa dirà la gente, opera che la Norvegia ha candidato per gli Oscar 2019. Da una giuria composta  da Mauro Gervasini (critico), Cristiano Travaglioli (montatore), Giorgio Scianna (scrittore), Sandra  Campanini (Ufficio Cinema,  Comune di Reggio Emilia) e Antonella Arseni (Bolzano Film Festival) sarà assegnato il premio al miglior cortometraggio e, novità del 2018, il Premio Speciale Città Mondo, dedicato alle opere che affrontano il tema del dialogo interculturale. Sono previsti altri riconoscimenti,  e non mancherà il consueto Premio Giuria Popolare, che permetterà al pubblico in sala di votare il corto migliore.

Grandi cose in arrivo a Reggio Emilia. L’ingresso a tutte le iniziative è gratuito, fatta eccezione per il Cinebus e per alcuni workshop. Info e programma dettagliato sul sito del Reggio Film Festival. Direttore è Alessandro Scillitani e organizzato da Cine Club Reggio -FEDIC con il contributo di Regione Emilia Romagna e Comune di Reggio Emilia. In collaborazione con Ufficio Cinema Comune di  Reggio  Emilia, Centro Interculturale Mond insieme di Reggio Emilia, Assessorato alla Città Internazionale Comune di Reggio Emilia, Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, Fondazione Nazionale della Danza -Aterballetto, Nuovo Teatro San Prospero diReggio Emilia, Teatro dell'Orsa, Punto Einaudi di Reggio Emilia, Associazione Iniziativa Laica di Reggio Emilia, Oratorio Regina Pacis-Capitol Spritz di Reggio Emilia, Liceo Artistico "G. Chierici" di Reggio Emilia. Sponsor: Grissin Bon, Blueshape, RCF, Energee3. Sponsor tecnico: TR Media.

Spettacolo: Per te