Sky Arte a Sguardi Altrove con Ferrante Fever, il documentario su Elena Ferrante

Cinema

M. Beatrice Moia

Mercoledì 14 marzo, Sguardi Altrove Film Festival ha regalato al pubblico, nella sessione “Voci di donne”, un documentario molto interessante e curioso targato Sky Arte: Ferrante Fever di Giacomo Durzi. In sala anche Roberto Pisoni, direttore di Sky Arte HD che ha messo in luce le particolarità della realizzazione.

Il titolo Ferrante Fever richiama la febbre che si è diffusa Oltreoceano e ha contagiato schiere di lettori affascinati dai romanzi di Elena Ferrante. Un’epidemia che ha toccato l’apice con la tetralogia dell’Amica geniale, quattro romanzi sull’amicizia tra Elena e Lila, dall’infanzia all’età adulta. Ma come è possibile che una storia così italiana, con Napoli e tutte le sue contraddizioni al centro della narrazione, abbia avuto un successo anche a livello internazionale?

Ecco l’interrogativo a cui ha voluto rispondere il regista Giacomo Durzi dando voce a prestigiosi testimoni del panorama culturale americano, tra cui il volto anglofono della scrittrice, la sua traduttrice Ann Goldstein. Obiettivo, accanto all’inevitabile celebrazione di un successo, quello di capire cosa ha ammaliato tanti appassionati d’Oltreoceano. C’è uno spunto universale che lega culture e popoli tanto lontani tra loro? Forse la chiave di lettura è la capacità di portare in pagina in modo coinvolgente la verità dei sentimenti umani. Ma anche la complessità di quel vissuto così difficile da interpretare. Lo spiega la stessa Ferrante: “La frantumaglia, è il deposito del tempo senza l’ordine di una storia, di un racconto. La frantumaglia è l’effetto del senso di perdita, quando si ha la certezza che tutto ciò che ci sembra stabile, duraturo, un ancoraggio per la nostra vita, andrà a unirsi presto a quel paesaggio di detriti che ci pare di vedere” (da La frantumaglia, edizioni e/o, 2016).

La scrittrice – scrittore, secondo alcuni, visto che nessuno conosce per certo la sua vera identità – riesce a raccontare quell’universo di sensazioni e pensieri che alberga in ciascuno. Che ciascuno inconsciamente avverte e riconosce ma al quale, altrettanto inconsciamente, ha paura di dare espressione e nome perché tremendamente umano, “umano troppo umano” direbbe Nietzsche. Forse è questo che insieme spaventa e affascina qualunque lettore. Americano, inglese o italiano che sia.  Perché scavando a fondo, togliendo le sovrastrutture, la pura natura umana messa a nudo accomuna tutti.  Da un capo all’altro del mondo.

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