Quei film da Oscar zeppi di errori

Cinema
Russel Crowe in una scena de Il Gladiatore.
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Un parabrezza fatto in mille pezzi che appare inspiegabilmente intatto nella scena successiva. Una mazzetta di banconote che cambia posizione a seconda dell’inquadratura. Due soubrette che invertono le posizioni sul palco  non appena c’è lo stacco della telecamera. Sono solo alcune delle sviste di regia che si possono notare all’interno delle pellicole premiate dalla giuria degli Academy Awards negli anni. GUARDA I VIDEO

 

di Floriana Ferrando
 

L’ingrediente segreto per vincere l’Oscar? Inserire nella pellicola almeno un errore di montaggio. Fra i film che si sono accaparrati l’ambita statuetta negli anni, infatti, molti presentano delle sviste, più o meno evidenti.

Prendiamo Titanic. La pellicola di James Cameron ha sbancato l’Academy Awards nel 1998, ma sul set qualcuno si è distratto: la nave ha già colpito l’iceberg e sta colando a picco mentre Rose, in una strenua corsa contro il tempo, cerca di soccorrere il bel Jack Dawson, con il volto di Leonardo Di Caprio. Come liberarlo da quelle manette? Proprio lì affianco c’è un’accetta da usare nei casi di emergenza, così l’attrice Kate Winslet sfonda il vetro protettivo e libera l’amato. L’unica nota stonata è quel vetro che, magicamente, appare intatto pochi secondi più tardi, mentre Rose ha ancora l’arma fra le mani. Un po’ come succede per il parabrezza dell’auto di Sonny ne Il Padrino: una raffica di colpi d’arma da fuoco lo sorprende mentre è alla guida e il vetro appare prima in frantumi, poi ricomposto, mentre lui crolla sul ciglio della strada.



Di Caprio è protagonista di un altro errore di montaggio in The Departed – Il bene e il male, dove dà il volto al personaggio di Costigan: dopo che Costello, interpretato da Jack Nicholson, si è assicurato che non sia uno sbirro sotto copertura, gli lascia qualche banconota per scusarsi del disturbo. Una mazzetta di verdoni che salta da una mano all’altra, inquadratura dopo inquadratura.



Spunta anche una spada a fare scherzi birichini. È il 1995 e siamo sul set di Braveheart – Cuore impavido, premiato come Miglior film, quando Mel Gibson nei panni di William Wallace si lancia in un’estenuante fuga attraverso la foresta per ricongiungersi alla moglie. Prima tiene una spada in mano, che sparisce nell’inquadratura successiva, fino a quando al termine della corsa l’attore si ferma e lancia l’arma (inspiegabilmente ricomparsa) a terra. Mentre nel finale del musical Chicago (ha vinto sei Oscar, fra cui quello come Miglior film) Catherine Zeta Jones e Renée Zellweger si scambiano la posizione sul palco nel giro di uno stacco di ripresa.



In American Beauty (1999) mentre Kevin Spacey, alias Lester, parla con la moglie Carolyn (interpretata dall’attrice Annette Bening) è un cuscino a fare il burlone passando da una poltrona a un divano nel tempo di una ripresa. Mentre ne Il Gladiatore, quando Maximus (Russel Crowe) manda al tappeto il leggendario Tigris, questo pare non indossare la maschera che ha portato per l’intero combattimento. Che, però, riappare nell’inquadratura immediatamente successiva.

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