Roman Polanski, 80 anni di genio e sregolatezza

Cinema

In occasione dell’ottantesimo compleanno del leggendario regista, il 18 agosto Sky Cinema Cult manda in onda tre film che lo vedono protagonista, davanti o dietro la macchina da presa: Una pura formalità, Carnage e Per favore non mordermi sul collo.

Roman Polanski è, prima ancora che un regista, un personaggio. La sua carriera e la sua vita, tra scandali e tragedie, si intrecciano in maniera profonda, e alle volte è difficile separare l’una dall’altra. In occasione dell’ottantesimo compleanno del geniale regista, polacco ma naturalizzato francese, Sky Cinema Cult (canale 314) cerca di raccontare un pezzo della sua storia, mandando in onda domenica 18 agosto a partire dalle 15.55 tre film che lo vedono protagonista davanti o dietro la macchina da presa.

Polanski non è solo regista, ma anche sceneggiatore, produttore e attore: e infatti la rassegna comincia con una pellicola che lo vede impegnato come interprete, ovvero Una pura formalità di Giuseppe Tornatore, film del 1994 in cui Roman recita al fianco di Sergio Rubini e Gerard Depardieu. Alle 17.45 tocca a Carnage: questa volta Roman Polanski è alla regia, intento a dirigere un cast d’eccezione formato da Jodie Foster, John C. Reilly, Kate Winslet e Christoph Waltz, che da soli sostengono l’intera pellicola. Chiude alle 19.10 Per favore non mordermi sul collo, rivisitazione ironica del genere vampiresco datata 1967.

Giusto uno sguardo alla carriera articolata di questo regista, sufficiente comunque a coglierne la complessità. Una carriera cominciata con una serie di corti negli anni ’50 e con un esordio nel lungometraggio nel 1962 con Il coltello nell’acqua, presentato a Venezia e candidato all’Oscar come miglior film straniero (deve però capitolare di fronte a 8 e ½ di Fellini). Con un simile esordio, Roman si pone subito come uno dei registi più interessanti in circolazione, impressione confermata dai suoi lavori seguenti, tra cui Repulsione (1965), con Catherine Deneuve, e il già citato Per favore non mordermi sul collo. A farlo entrare nella leggenda, però, è l’horror Rosemary’s Baby, del 1968, in cui Polanski dirige Mia Farrow in una delle sue prove migliori. Il successo del film genera una sequela di pellicole a tema satanico.

Dopo una brusca battuta d’arresto dovuta all’omicidio della moglie Sharon Tate da parte della setta di Charles Manson, la carriera registica di Polanski riprende con slancio e porta a grandi film come Chinatown (1974), violento noir con Jack Nicholson e Faye Dunaway, e Tess (197 9), dramma con la splendida Nastassja Kinski tratto da un libro di Thomas Hardy. Nemmeno il clamoroso fiasco al botteghino del film d’avventura Pirati, del 1986, che per lungo tempo convincerà i produttori a stare alla larga dal genere piratesco, riesce a intaccarne la fama.

Senza dimenticare lavori come Frantic (1988) o La nona porta (1999), negli ultimi decenni la pellicola di maggiore successo di Roman Polanski rimane il commovente Il pianista (2002), che gli vale la Palma d’oro al Festival di Cannes e un premio Oscar come Miglior regista (anche il protagonista Adrien Brody viene premiato agli Academy Awards). Questi riconoscimenti si vanno ad aggiungere all’Orso d’Oro vinto a Berlino con Cul de sac nel 1966, così come ai Golden Globe come miglior regista nel 1975, grazie a Chinatown, e per il miglior film nel 1981 con Tess. In tempi recenti, dopo Carnage Roman Polanski è tornato alla regia con Venere in pelliccia, in uscita a novembre, ed è già al lavoro su D, film sul controverso Affare Dreyfus.

Se volete fare gli auguri al maestro Polanski, l’appuntamento è quindi domenica 18 alle 15.55 su Sky Cinema Cult.

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