Il Nome della Rosa, capolavoro di Umberto Eco, compie 40: la storia

Spettacolo

Fabrizio Basso

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Era il 21 maggio del 1980. Umberto Eco pubblicava Il Nome della Rosa, libro tradotto in 60 paesi che ha venduto oltre 50 milioni di copie. E' diventato film, serie tv e spettacolo teatrale. E' tra i 15 libri più rappresentativi del Novecento. Per i suoi 40 anni La Nave di Teseo ne pubblica proprio oggi una nuova edizione coi disegni inediti dell'autore

Ci sono libri che formano. E non perché sono quelli di scuola ma perché ti assorbono e ne diventi protagonista. Devono essere pochi altrimenti perdono il loro valore umano. Il Nome della Rosa di Umberto Eco è uno delle mie rarità cartacee. Più della storia di Guglielmo da Baskerville e del suo adepto Adso da Melk ha avuto impatto La Luna e i Falò di Cesare Pavese. Ma è un distacco da fotofinish. Oggi, 21 maggio 2020, compie 40 anni il libro di Eco, Premio Strega nel 1981, e La Nave di Teseo ne pubblica una nuova edizione con contenuti inediti. Negli anni è diventato film, serie tv e spettacolo teatrale. Ha conquistato il mondo. Penso ad Alessandro Magno che si fermò solo davanti al mare perché non c'era, per le conoscenze dell'epoca, più nulla da conquistare. E' un thriller nella sua essenza: ci sono morti, sospettati, colpevoli, congiure. Ma il cuore della storia è la diatriba tra Francescani, cui appartiene Guglielmo, e Benedettini. Il sommo quesito è se la chiesa deve essere povera. E per dirimere la vexata quaestio (è definita così nel libro) le delegazioni si ritrovano in questa abazia al confine tra la Liguria e la Francia "di cui è pio si taccia anche il nome" dove in tre giorni avvennero fatti sconvolgenti. Luoghi descritti nei suoi libri dallo scrittore-contadino Francesco Biamonti. Se scaviamo sotto l'inchiostro è ben più inquietante quello che troviamo. All'interno delle mura dell'abazia c'è una biblioteca immensa, un opificio di sapienza, protetta dall'anziano, cieco e perfido Jorge da Burgos e dal suo scherano Malachia. E lì, protetti da specchi deformanti, trabocchetti e un labirinto di scale, giacciono libri che il mondo deve ritenere perduti. Il più infido è la Poetica di Aristotele una cui parte è dedicata al riso che per il vecchio Jorge rappresenta la tentazione di Satana mentre Guglielmo sostiene che è manifestazione di forza in quanto molti martiri della Chiesa hanno affrontato il supplizio. Tutto questo avviene davanti agli occhi del novizio Adso da Melk, è lui l'autore del manoscritto che racconta quanto avvenne. Sono i ricordi in un anziano, che redige quello che ha vissuto in uno scrittorio, con le dita che dolgono e la vita che si approssima a spegnersi. Un degno ritratto del libro è il film di Jean-Jacques Annaud con Sean Connery nel saio di Guglielmo. Intrigante è la versione teatrale di Stefano Massini. Anestetizzante la serie-tv. Il Nome della Rosa ha cambiato l'idea e la struttura del romanzo, il film oltre ad avere arricchito il nostro immaginario ci ha lasciato una delle più imponenti immagini di seduzione, impersonata dall'attrice cilena Valentina Vargas, la giovane ragazza di cui il novizio Adso da Melk non seppe mai neanche il nome ma che per pochi minuti lo ha trascinato nell'amor profano.

Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus.

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