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“Un Bagno di Folla”, al TAM il progetto ideato da Giulia Pellegrino e COLLETTIVO INVƎRSO

Spettacolo

Valentina Clemente

Luca Privitera

TAM Teatro Arcimboldi inaugura i nuovi bagni del foyer con il progetto “Un bagno di folla”, passo importantissimo per rendere l’esperienza teatrale ancora più confortevole e spettacolare per il pubblico. Abbiamo incontrato Giulia Pellegrino che, con COLLETTIVO INVƎRSO, ha dato vita e realizzato questa nuova realtà in cui arte, architettura, design e sostenibilità si incontrano al meglio

 

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Un nuovo progetto che risponde alle esigenze della contemporaneità, realizzato con un lavoro di squadra che si rinnova dopo l’avventura di “Vietato l’ingresso”, che ha dato nuova vita ai camerini del teatro. Ora, però, è tempo di dare nuova linfa ai bagni del TAM, che diventano più efficienti, sostenibili e belli: benvenuti a “Un Bagno di Folla”, progetto sviluppato nell’ottica della transizione ecologica degli Arcimboldi, nel rispetto del bilancio di sostenibilità presentato a luglio e che vedrà il TAM attore e motore per il mondo della cultura ed il suo pubblico.

Una nuova linfa per i bagni del TAM Teatro Arcimboldi

Con questo nuovo progetto il Teatro Arcimboldi aumenta il numero di servizi a disposizione, portandolo a 47 unità. Ma non è questa la sola novità. Per venire incontro alle esigenze di tutti i visitatori del teatro è stata adottata una soluzione all’avanguardia: i nuovi bagni sono stati progettati per adattarsi alla percentuale di uomini e donne presenti in sala, offrendo a tutti un’esperienza più confortevole e veloce. Ne abbiamo parlato con Giulia Pellegrino che, nella nostra conversazione, ha più volte sottolineato una parola: metodo. “Mi piacerebbe che il metodo, utilizzato per questo progetto, venisse replicato anche in altre realtà. Se questo accadesse, avremmo veramente fatto il meglio. L’augurio è che possa succedere per davvero” aggiunge sorridendo.

Il percorso con il Teatro Arcimboldi inizia un po’ di tempo fa, con il rinnovamento dei camerini. Un progetto di cambiamento che prosegue con i bagni, altrettanto importanti per il Teatro.

"È un viaggio di fiducia iniziato un po’ di tempo fa: nel periodo della pandemia, non quella strettissima ma quella comunque con delle restrizioni, il Teatro Arcimboldi mi chiese di pensare alla possibilità di rinnovare alcuni spazi che sarebbero stati utilizzati da attori e performer. In quell’occasione ci siamo concentrati sui camerini, inaugurati lo scorso anno e che, ancora oggi, rappresentano un unicum. Quest’anno ci siamo dedicati ai bagni del Teatro che, dopo molti anni di attività, dovevano essere ricostruiti. Abbiamo scelto di dedicarci a questi spazi dopo aver ricevuto molte segnalazioni degli stessi fruitori, ovvero le persone che vengono a teatro con le loro richieste e consigli. In questa circostanza, quindi, abbiamo concentrato la nostra attenzione non su chi dà le emozioni al pubblico ma sul pubblico stesso, con lo stesso modus operandi del progetto precedente. Ovvero: le aziende del settore hanno donato maestranze e materiali per rifare completamente questi bagni.

La collaborazione con il COLLETTIVO INVƎRSO

Mi sono affidata all’Architetto Maurizio di Mauro che è un amico da tanti anni e che aveva secondo me le caratteristiche giuste per affrontare il progetto. Di Mauro ha coinvolto COLLETTIVO INVƎRSO, fucina creativa voluta da lui stesso, Elena Reggiani e Paolo Tegoni, che hanno accolto la nostra richiesta di dare una nuova veste a questi luoghi con un’impronta innovativa e di carattere sociale. I bagni sono stati ristrutturati e non solo dal punto di vista fisico, ma anche progettuale. Ovvero: il bagno come luogo, in cui non si trascorre molto tempo: da qui la volontà di utilizzare dei colori sgargianti, quasi circensi. Una scelta fatta con il Collettivo e approvata dal Teatro, che si deve misurare anche su problematiche di tipo normativo. Abbiamo fatto anche un altro, importante passo, partito da una richiesta corale: realizzare dei bagni genderless, un tema di cui si parla molto in questo periodo e che abbraccia più ambiti".

Bagni genderless

"Da qui la volontà di trasformare i bagni del seminterrato e renderli completamente neutri, come del resto si vede all’estero (un aspetto che non rappresenta più la novità, ma la normalità). L’altra cosa bella è che alcuni bagni avranno le segnaletiche intercambiabili: abbiamo predisposto una segnaletica che può trasformare tre bagni per le donne uno per l’uomo oppure tutti neutri a seconda degli spettacoli.

Questo ci permetterà di fare dei test: tutte le trasformazioni piccole o grandi hanno bisogno di tempo, e con il passare delle settimane avremo modo di testare efficacia e valore di queste nostre scelte".

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Luca Privitera

Un modus operandi che si basa sulla collaborazione tra più realtà, che lei si augura possa essere utilizzato anche in altri contesti…

Sì. Siamo abituati a vedere degli allestimenti che hanno vita breve, ed è un peccato. L’idea che vengano fatti dei progetti che durano nel tempo e che restano effettivamente a disposizione del pubblico è importantissima. Si parla di sostenibilità e questo è un esempio, e non solo per i materiali, ma proprio per la durata che ha nel tempo. Sarebbe bellissimo se spazi in disuso, di proprietà dei comuni ma anche di enti religiosi (di qualsiasi religione), venissero riconvertiti in nuove aree, più sostenibili e fruibili dal pubblico. L’augurio è che il metodo di “Un Bagno di Folla” venga replicato, sarebbe importante e utile, per tutti.

Un metodo da replicare

Quali sono i costi e benefici di questo progetto?

"Per il Teatro ci sono stato dei costi per la parte edile, ma tutto il resto è stato sostenuto dalle aziende che hanno aderito al progetto con entusiasmo e generosità. C’è stata anche la collaborazione di un’impresa che si occupa di decorazioni e ha dipinto a mano tutti i bagni…qualcosa di meraviglioso. Ho toccato con mano cosa significa decorare ogni porta, un lavoro certosino. Credo che la scelta di aderire a un progetto come questo sia anche un’importante occasione di marketing: un’azienda ha la possibilità di promuovere le attività che svolge, in una realtà come il Teatro Arcimboldi, ed è importante. Ma torno al concetto di cui abbiamo parlato all'inizio: questo metodo funziona e mi auguro vivamente possa essere replicato in altre realtà. Questa sarebbe la vera vittoria".

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