Virginia Raffaele, Samusà è una commedia colorata dove le maschere si fanno umane

Spettacolo

Fabrizio Basso

Credit Masiar Pasquali

Cresciuta tra ruota panoramica e tagadà nel Luna Park romano dell'Eur, faceva i compiti sulla nave pirata, cenava caricando fucili e il primo bacio lo ha dato dietro il brucomela. Nel suo spettacolo teatrale racconta un po' di sé e tanto di noi. LA RECENSIONE

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Cresciuta in un Luna Park, a respirare vita fin da neonata, abbracciata da un mondo che per chi lo frequenta è sogno e per chi ci abita è un sogno da donare. Tutti i bambini desiderano le giostre, i figli dei giostrai sono una casa in un condominio. Virginia Raffaele porta a teatro Samusà, più che uno spettacolo una commedia umana, colorata e sulfurea, dove le maschere si fanno umane e l'umanità si fa dissolvenza. Certo non mancano le sue imitazioni, condensate nel finale, con l'eccezione di Patty Pravo che ciancica parole e ricordi d'"amove" immersa in una rappresentazione grottesca. Se penso al Varietà, quello di Macario e Dapporto, di Alighiero Noschese e Wanda Osiris, Lauretta Masiero e Renato Rascel, Isa Barzizza e Delia Scala fino a Bice Valori e Franca Valeri dopo avere visto Samusà al Teatro Valli di Reggio Emilia (si replica stasera, sabato 14 gennaio, e domani, domenica 15, alle rispettivamente alle ore 20.30 e 15.30) mi sento di affermare che Virginia Raffaele ha generato sia il figlio millennial.

Quasi due ore sul palco per declinare uno spettacolo che, scritto assieme a Giovanni Todescan, Francesco Freyrie, Daniele Prato e Federico Tiezzi (che è anche il regista), "stupisce quanto un giro sulle montagne russe e confonde più di una passeggiata tra gli specchi deformanti". Incontriamo personaggi assurdi ma che potrebbero incrociare ogni giorno la nostra strada. A ognuno di loro Virginia Raffaele dona una pennellata caricaturale che non va però a coprire l'essenza del personaggio. Sulle tante anime che alloggiano a Samusà, cercando di schivare i colpi del tiro a segno, stende pennellate macchiaiole e non una moquette coprente. Nel finale arrivano Ornella Vanoni e Carla Fracci, Belen Rodriguez e Sabrina Ferilli a chiudere il giro sulla ruota panoramica a suggellare una liturgia laica (anche se un'ombra papale e papalina aleggia nel teatro) di ricordi che fa sorridere e riflettere. Pensando al monologo che propina via telefono all'invisibile ma ingombrante amica Luigina (tra improbabili ricette di pollo alla cacciatora e vitello tonnato), e che è un momento di neorealismo 2.0, viene da dire che Virginia Raffaele rappresenta quello che manca nella nostra quotidianità: un bel giro di giostra...ah...ah..ah!

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