“L’Allegria” è l’ultimo successo di Gianni Morandi condiviso con Jovanotti. Un viaggio nella vita, nella musica e nei ricordi del ragazzo più amato d’Italia intervistato dal vicedirettore Omar Schillaci
Gianni Morandi è il protagonista del nuovo appuntamento di Stories, il ciclo di interviste dedicate al mondo dello spettacolo di Sky TG24. L’eterno ragazzo si racconta al vicedirettore di Sky TG24 Omar Schillaci in “Essere Gianni Morandi”, in onda su Sky Tg24.
L’artista, reduce da un brutto incidente con il fuoco di cui porta ancora i segni sulla mano destra, ha recentemente pubblicato la hit “L’allegria”, scritta per lui da Jovanotti, che è già un grandissimo successo. Abbiamo passato tutti dei mesi bruttissimi -ha raccontato nell’intervista -, sono successe cose drammatiche nelle famiglie degli italiani, siamo stati chiusi in casa, abbiamo sofferto un po’ tutti, chi più e chi meno naturalmente. Adesso abbiamo bisogno di leggerezza, sembra che si sia riaperto qualcosa che ci dà speranza. Leggerezza appunto, e proprio in questo momento è arrivata questa chiamata di Jovanotti che mi dice ‘c’è un pezzo per te, che vorrei cantare io, ma è meglio se lo canti tu’. Mi manda il pezzo e lo incidiamo. Mi fa star meglio – ha detto sorridendo - , anche la mano sta meglio con questa canzone.
Il colloquio è un lungo viaggio tra mille aneddoti della vita del cantante, dall’infanzia a Monghidoro, al successo degli anni sessanta, la crisi, la ripartenza, l’amicizia con Lucio Dalla, la storia d’amore con sua moglie Anna e l’esplosione sui social, dove Morandi è uno dei personaggi più seguiti e amati. Ho fatto solo le elementari – ha spiegato -, perché a Monghidoro non c’erano le scuole medie. Mio padre non voleva mandarmi a Bologna perché era distante, quindi mi disse che mi avrebbe insegnato lui, che mi avrebbe fatto leggere a voce alta mentre lui lavorava, mi organizzò la giornata così. Sotto al nostro appartamento c’era la sezione del Partito Comunista Italiano e mi mandava giù a prendere dei libri, quello che capitava, leggevo un po’ di tutto. Allora mi fece leggere Il Capitale, perché ne aveva sentito parlare come di un libro importante. Ogni giorno ne leggevo trenta pagine. Parlando poi della sua abitudine, da anni, di tenere un diario in cui annota tutto ciò che gli succede, Morandi ha raccontato che fu il padre a farlo iniziare: mio padre mi insegnò a tenere un diario. Quando leggevamo i libri voleva che scrivessi il titolo del libro, il nome dell’autore e anche un giudizio, se riuscivo, e mi mise in testa questa cosa, mi ci abituò. Ho sempre scritto un po’ tutto quello che facevo, scrissi anche del primo spettacolo che ho fatto davanti al pubblico, il 20 aprile 1958 alla Casa del popolo di Alfonsine di Ravenna. Scrissi ‘ho guadagnato mille lire’. Ce l’ho ancora, i diari li tengo tutti.
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Nell’intervista anche un ricordo dell’amico fraterno Lucio Dalla: Lucio dalla mi è sempre rimasto accanto. Ci siamo conosciuti nel ‘62-63, eravamo tutti e due tifosi del Bologna, andavamo insieme allo stadio e anche in trasferta. Eravamo amici soprattutto per quello. Gino Paoli decise di produrlo, però faceva una gran fatica all’inizio, mentre io ebbi una grande esplosione. Poi passarono molti anni ed è successo il contrario, io finii un po’ nel dimenticatoio e Lucio è diventato il numero uno. Dopo tanti anni di amicizia decidemmo che era arrivato il momento di fare qualcosa insieme e facemmo lo spettacolo Dalla – Morandi e il disco. Eravamo talmente diversi che io avevo paura di stare sul palco insieme a lui, perché aveva un grosso seguito, io ero meno cantautorale. Sul palco mi davo da fare per convincere il pubblico di Lucio. Avevamo una specie di sfida quotidiana: io cantavo ‘Uno su mille’ tirando fuori tutto quello che avevo e il pubblico faceva un bel boato. Lui mi guardava da dietro al piano e mi diceva: ‘stasera più o meno hai pareggiato’. Poi subito dopo partiva ‘Caruso’ e lì il boato si triplicava.
Morandi parla poi della sua seconda vita artistica, quando, dopo l’enorme successo, la sua carriera negli anni ‘70 subisce una battuta d’arresto: Non pensavo neanche di ricominciare, ormai mi sentivo chiuso, finito. Non ero vecchio, avevo trent’anni. Poi qualcuno mi disse di studiare la musica. Ero un ragazzo padre, c’era stata la separazione dalla mia prima moglie, mio padre era morto nel 1971, erano anni brutti per me. Seguii questo consiglio e andai a fare l’esame di ammissione al conservatorio di Santa Cecilia a Roma. Studiavo contrabbasso, non è che sia diventato un musicista, però mi hanno fatto imparare tante cose. E poi il ritorno al grande successo, con l’incontro con Mogol e il pezzo “Canzoni stonate” che scrisse per lui. Nell’80 mi chiamò Mogol – ha detto - e mi disse che voleva fare una squadra di calcio, cantanti che giocano a pallone, mi chiese se giocavo. Si era innamorato del pallone. Ci incontrammo, cominciò l’idea della Nazionale Cantanti. Mi invitava a casa sua e non si parlava mai di musica, finché un giorno mi disse: ‘ma tu canti ancora? Perché se non canti non puoi giocare nella Nazionale Cantanti. Facciamo una canzone’. Io risposi che cantavo qualche volta a casa con gli amici e lui come prima frase di Canzoni stonate scrisse proprio ‘canto solamente insieme a pochi amici’.
E ancora l’incontro con la donna che gli ha cambiato la vita, sua moglie Anna: L’ho incontrata nel ’94 – ha detto -. Dovevo fare un disco a Bologna, con Mauro Malavasi, e nello studio c’era questa ragazza, con questi occhi meravigliosi, mi piaceva da morire. Era un’amica di Mauro. Io subito vengo preso da lei, però non mi dava tanta confidenza. Insisto per farmi dare il numero di telefono e mi dà il numero sbagliato. Richiamo Malavasi, mi dà il numero giusto e la richiamo, cominciamo a frequentarci. Io, che abitavo a Roma, facevo delle volate in macchina per andare a Bologna a trovarla. C’è voluto un po’ di tempo, però è stato un incontro straordinario. Mi ha dato un’energia enorme.
Infine il rapporto con i social network, che lo hanno reso una star anche del web: I social sono stati importanti per me. Nel 2012 mi avvicinai ai social e mi accorsi che era un mezzo molto interessante, se usato bene, che ti dava la possibilità di sentire l’opinione dei tuoi fan. Ho scoperto che rispondere, a far vedere che tu vuoi comunicare, funziona moltissimo. Tutte le sere dedicavo mezz’ora alle risposte, cercando anche le più curiose, e quello faceva crescere i numeri, sono diventati milioni di persone, non è una cosa da poco per uno che fa il mio mestiere.
Durante la messa in onda dell’intervista comparirà un QR Code che permetterà, inquadrandolo con la telecamera del proprio smartphone, di accedere a una serie di contenuti speciali, disponibili sul sito Skytg24.it. Tutte le interviste di “Stories” sono anche proposte tra i podcast di Sky TG24, sul sito skytg24.it e sulle principali piattaforme di podcasting.