Cannes 2019, Alice Rohrwacher è in giuria: l'intervista

Spettacolo

Hakim Zejjari

Alice Rohrwacher in giuria a Cannes 2019. E' stata intervistata per capire che aria si respira sulla croisette e zone limitrofe e poi ci racconta cosa rappresenta questo Festival nella sua storia professionale

E' in giuria a Cannes 2019 Alice Rohrwacher. E' stata intervistata per farci raccontare non solo questa esperienza da giurata ma cosa rappresenta per lei al Festival di Cannes.

Allora parliamo di questa, si può dire Alice nel paese delle meraviglie, come un bambino in una fabbrica di giocatoli o cioccolato, giusto?
Beh la fabbrica di cioccolato pensando al libro di Roald Dahl è un esempio notevole di qualcosa che affascina ma fa anche paura. Charlie nella fabbrica di cioccolato no è sempre, i pericoli sono ovunque, bambini che si trasformano in tavolette di cioccolato, che cadono, che subiscono metamorfosi tremende però lui rimane sempre sé stesso. Sì è bellissimo è una prospettiva unica che accade una volta e quindi è sicuramente una grande emozione soprattutto aver incontrato questi altri membri della giuria sapere che in questo processo non si è soli ma si è ben accompagnati.
Così la cosa che ti affascina più in Cannes? Cioè comunque è una finestra sul mondo abbastanza unica.
Sicuramente è uno dei festival che protegge il cinema, diciamo fa parte di questi festival che lottano per proteggere il cinema come possibilità di ampliare il nostro sguardo sul mondo, sulla contemporaneità, sui vari strati del tempo. E sicuramente c’è una platea, un pubblico mondiale, un gruppo di registi che vengono da tutto il mondo per presentare le loro opere per la prima volta. Esser presente a tutte queste prime volte è emozionante.
Ti ricordi la tua prima volta a Cannes? Ce la puoi raccontare, l’emozione che hai avuto, il palco, la notte...
Diciamo la prima volta a Cannes è stata la Quinzaine che è una sezione del festival più indipendente, bellissima e quindi è stato più diciamo protetta come presentazione. La prima volta in concorso invece con “Le meraviglie” sì, ricordo la grande paura ma anche quel pizzico di follia dell’emozione di ritrovarsi in un contesto così tanto lontano da quello in cui era stato pensato il film e da quello in cui l’avevamo fatto. E quindi pensavo a noi, alla nostra troupe persi in mezzo alle campagne tra le api in un contesto così, con questi odori, con questi suoni e pensare che questo nostro lavoro venisse catapultato qui per me era una grande stranezza però anche una grande potenza del cinema di trasportare tutti quegli spettatori nel nostro mondo.
Cosa deve avere un film per te? Che cos’è il cinema, qual è, cosa ti aspetti quest’anno dai film che vuoi vedere, cosa vuoi provare?
Credo che prima di tutto la cosa forse più difficile dell’essere in giuria è che i film hanno tempi diversi, ci sono film che scoppiano subito nella nostra mente e riflettono tantissimo come un fuoco d’artificio e presto però svaniscono e invece ci sono dei film che arrivano con un tempo ritardato e che invece ci accompagnano con più lentezza.
La cosa più difficile in questo processo della giuria?
E' che noi dobbiamo dare un responso in un tempo breve e a volte ci sono dei film che invece hanno bisogno di più tempo per radicarsi nello spettatore. Sicuramente quello che mi aspetto, quello che spero è di uscire dal cinema in qualche modo trasformata non come persona ma con diciamo una maggiore complessità nella visione. Ci sono dei film che coprono e dei film che scoprono: ecco a me piacciono i film che scoprono.
Grazie mille e buon lavoro.

 

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