"Everest", a Venezia atmosfere d'alta quota

Spettacolo

Federico Leoni

La locandina del film

Il film di Baltasar Kormákur, che aprirà la 72esima Mostra del cinema di Venezia, è ispirato a un grande classico della letteratura alpinistica: Aria Sottile, di Jon Krakauer. Nel cast stellare anche Josh Brolin, Keira Knightley e Jake Gyllenhaal

Il trailer è in rete dal quattro giugno, i cinefili sembrano ingolositi, gli esperti di alpinismo attendono scettici. Raramente i film hollywoodiani ambientati in alta quota hanno conquistato il cuore degli appassionati di montagna (ricordate Cliffhanger con Sylvester Stallone?): sarà per via delle frequenti incongruenze, della scarsa aderenza alla realtà o delle inevitabili difficoltà che si incontrano nel trasferire sullo schermo l’emozione degli spazi aperti. Adesso Everest rilancia la sfida e diventa anche un’opportunità per riportare l’attenzione sul Nepal, ancora in ginocchio dopo il terremoto di aprile.

Cast stellare, budget corposo, ambientazioni mozzafiato: i presupposti sono quelli del kolossal e la trama giustifica la scommessa. Everest è tratto infatti da Into thin Air (Aria Sottile, in Italia), un classico della letteratura alpinistica. L’ha scritto Jon Krakauer, che già in passato ha prestato una sua storia al cinema fornendo a Sean Penn l’ispirazione per Into the Wild. Nel 1996 Krakauer, inviato del magazine statunitense Outside, partecipò a una spedizione sulla montagna più alta del Pianeta. Non poteva sapere, allora, che avrebbe consegnato alla storia dell’alpinismo il resoconto di uno dei più tragici incidenti mai registrati sulle pendici di Sagarmatha, come i nepalesi chiamano l’Everest. L’articolo di Outside, e poi il libro, suscitarono vibranti polemiche non ancora sopite, soprattutto per quanto riguarda la responsabilità delle guide. Alcuni dei temi toccati dal libro, e sfiorati dal film, sono ancora attuali: il problema delle spedizioni commerciali, per esempio, squadre formate da alpinisti professionisti e da clienti disposti a pagare (e a pagare molto), che spesso portano sull’Everest dilettanti non all’altezza dell’impresa, con inevitabili ripercussioni sull’ambiente e la sicurezza. Chissà se il film sarà all’altezza del libro. Polemiche a parte, infatti, Aria Sottile ha la formidabile capacità di riportare fedelmente difficoltà, emozioni e affanni della vita in alta quota, là dove la differenza tra sogni e incubi, eroismo e codardia, coraggio e incoscienza è impalpabile ed esile: sottile come l’aria ad ottomila metri, appunto.

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