Cannes, arrivano Mihaileanu e le donne in sciopero del sesso

Spettacolo
Leila Bekhti (a sinistra) e Sabrina Ouazani, protagoniste del film
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Il regista di "Train de vie" ha presentato il suo ultimo film: ambientato in un villaggio marocchino, racconta la storia di alcune ragazze che decidono di non avere più rapporti sessuali per protesta contro le condizioni in cui sono costrette a vivere

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Si respira l'aria della rivoluzione del Nord Africa nell'ultimo film di Cannes, La sources des femmes di Radu Mihaileanu, il regista di Train de vie e del Concerto. In questa storia ambientata in uno sperduto villaggio marocchino dove per avere l'acqua bisogna arrivare alla fonte in montagna camminando per pericolosi sentieri di pietre. Un lavoro faticoso, un antico compito da donne mentre gli uomini perdono tempo al caffè, si sentono i prodromi della rivolta araba, la lotta per i diritti, l'accesso all'educazione, il contrasto tra tradizione e modernità e soprattutto l'ansia dell'emancipazione femminile nel mondo musulmano.

Niente di direttamente politico s'intende ma i temi urgenti ci sono tutti in questa storia corale di un microcosmo distante da noi, che evoca le atmosfere orientali delle favole di Mille e una notte. Un gruppo di donne del villaggio, stanche di questo compito e in seguito all'ennesimo aborto provocato da una caduta lungo quei sentieri, decide di fare uno sciopero del sesso: niente rapporti sessuali fin quando saranno loro a dover prendere l'acqua in montagna. Si scatena una guerra di sessi, in cui non tutti gli uomini e non tutte le donne stanno dalla stessa parte, piena di colpi di scena fino al lieto fine.

Il film batte bandiera francese e ha un cast pieno di talenti, a cominciare dalla bellissima protagonista Leila Bekhti, già vista nel Profeta di Jacques Audiard e considerata tra le attrici francesi emergenti, per proseguire con Hiam Abbass, Hafsia Herzi, Sabrina Ouzani, tutte di origine nord africana.

La sources des femmes è stato girato all'inizio del 2010 a Warielt, un villaggio spopolato a 1 ora a sud di Marrakech e gli echi delle rivolte ci sono tutti: "ho scritto questa storia 4-5 anni fa, quest'ansia rivoluzionaria è diventata una realtà e le tante donne nelle strade della Tunisia e degli altri paesi, scese a lottare accanto agli uomini dimostrano che la speranza, il cambiamento è partito proprio da loro. Preparando il film, vivendo in quei luoghi per molti mesi avevo sentito tutto questo. Nel Corano le donne hanno molti diritti, l'Islam non è una religione di odio ma le interpretazioni integraliste hanno fatto credere diversamente".

Per Radu Mihaileanu, 30 anni di carriera, 18 premi vinti, è stata una full immersion in un mondo a lui sconosciuto: romeno, ebreo, con il padre sfuggito da un campo di concentramento nazista, si è avvicinato al mondo arabo. "Mi aveva colpito questa storia che ha un'origine realmente accaduta in un villaggio arcaico della Turchia nel 2001. Per molto tempo - ha spiegato il regista che risiede da molti anni in Francia - non mi sono sentito autorizzato ad affrontare questo contesto musulmano, avevo pensato di produrre il film affidandolo ad una regista di origine araba poi mi sono buttato io ma a condizione di avere un periodo di documentazione e di poter girare in arabo per avere il massimo di autenticità.

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