Camera con vista sulla Luna

E improvvisamente fu Spazio 1999. La serie cult di fantascienza della tv anni ’70 che si materializzava ai nostri occhi davanti alla sua visione del futuro: “Da questo primo modulo nel prossimo decennio prenderà forma la base lunare, con sistemi abitativi per un sempre maggior numero di persone assieme a sistemi per produrre energia, sistemi per lo sfruttamento delle risorse lunari, sistemi per costruire in loco usando le risorse della Luna, anche perché trasportare continuamente materiali e prodotti dalla Terra costa moltissimo; quindi, è importante operare direttamente in loco, così come avere delle serre dove produrre del cibo. Insomma, tutti i sistemi che consentiranno a una città lunare di svilupparsi e all’uomo di poter vivere”. A parlare è Walter Cugno, vicepresidente del Dominio Esplorazione e Scienza e responsabile del Sito aziendale di Torino di Thales Alenia Space. Poco più di un anno fa descriveva così le case made in Italy sulla Luna, che verranno sviluppate dalla sua azienda grazie anche a tutta l’eredità del lavoro svolto per i sistemi abitativi della Stazione spaziale internazionale . Lo stato di avanzamento dei lavori Dopo l’annuncio da parte del presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana Teodoro Valente, lo scorso settembre, che la Nasa aveva approvato il progetto del modulo abitativo lunare proposto dal nostro Paese, una infrastruttura di superficie per garantire una presenza continua e sostenibile degli astronauti sulla Luna, siamo tornati a Torino per vedere lo stato di avanzamento dei lavori e per parlare di case spaziali del futuro. “Superata questa importantissima revisione di progetto – spiega a Sky tg24 Insider l’ingegner Cugno – l’Agenzia spaziale americana ha introdotto formalmente nell’architettura del programma Artemis il modulo italiano. Diventa ufficiale che siamo parte dell’avventura del ritorno sulla Luna, ed ora cominciamo a lavorare a un progetto più di dettaglio e allo sviluppo delle tecnologie che ci permetteranno di operare sulla superficie del nostro satellite”. Quali saranno le caratteristiche di questo habitat lunare? “Una delle caratteristiche più importanti dovrà essere la mobilità, per potersi trovare nelle zone in cui atterrano gli astronauti che non sempre saranno le stesse, anche se parliamo di Polo Sud della Luna. Sarà un modulo che avrà funzionalità sia abitative, sia scientifiche e che, come dicevo, darà la possibilità agli astronauti che arrivano con i veicoli di trasporto dalla Terra di accedere al suo interno e poi di uscire, con tutte le problematiche legate al fatto di potersi cambiare dovendo gestire la polvere lunare, la regolite, che rimane attaccata agli indumenti ed è pericolosissima se la si porta all’interno di una struttura abitata. Chiaramente poi dobbiamo risolvere tutte le situazioni relative alla gestione della potenza e alla produzione di energia, soprattutto nei momenti in cui siamo in eclisse, al buio lunare, quindi con temperature molto basse e senza poter usufruire del Sole per generarla. Dovremo mettere a punto le tecnologie che ci permettano di produrre le quantità di energia richieste, di immagazzinarle e di poterle gestire in quelle fasi”. Che tempi prevedete? “I tempi che ci vengono richiesti sono di essere pronti alla fine di questo decennio o al limite ai primi del prossimo. Non è tantissimo e rappresenta una grande sfida per la nostra azienda e per tutto l’ecosistema industriale italiano, che dovrà contribuire a sviluppare tutte le tecnologie estremamente innovative che serviranno per realizzare il primo modulo di questo genere”. Finestre e comfort A Torino si lavora anche alla costruzione di tre dei quattro moduli che costituiranno la prossima stazione spaziale in orbita cislunare, il Gateway. “Le problematiche da affrontare non sono poi così diverse tra orbita bassa e orbita lunare - ci aveva spiegato l’ingegner Cugno durante la nostra prima visita agli stabilimenti di Torino - anche se in questo secondo caso i moduli dovranno essere molto più autonomi rispetto a quelli concepiti per la ISS, considerando che la Stazione Gateway che orbiterà attorno alla Luna non sarà abitata in maniera permanente dagli astronauti, ed estremamente compatti, per le limitazioni in termini di capacità di trasporto dei carichi utili imposte dai lanciatori verso la luna, costrizioni tali in termini di massa e di volumi che richiedono moduli più piccoli. Stiamo parlando di HALO , prodotto in collaborazione con un partner americano, che è un modulo sia abitativo sia logistico di supporto alla Stazione, il primo che verrà lanciato assieme al modulo made in Usa di propulsione e di alimentazione, quello che viene chiamato PPE. Poi c’è I-HAB, un modulo abitativo fornito dall’Agenzia spaziale europea, gemello e completare ad HALO, che darà capacità abitative agli astronauti, ossia la possibilità di vivere sulla stazione, anche se per brevi periodi, oltre a un ambiente per il loro riposo: i crew-quarters, aree dove gli astronauti potranno dormire e avere un minimo di privacy, anche se quando saranno al Gateway ci sarà sempre disponibile la navetta Orion, che resterà attraccata alla Stazione. Il terzo modulo è ESPRIT, che servirà per il rifornimento dei veicoli che attraccano al Gateway, con una parte destinata a questa attività, una parte dedicata alle telecomunicazioni e una parte abitativa che volendo farà anche da magazzino ed è quella cui ci saranno le finestre”. Già, le finestre. Una delle prime richieste fatte dagli astronauti dopo l’esperienza della Cupola a bordo della Stazione spaziale internazionale. “I nostri moduli vengono sviluppati grazie ai consigli degli astronauti– continua Walter Cugno - e le loro esigenze non sempre si sposano con le necessità ingegneristiche o tecnologiche dei moduli. Nel caso della ISS venne Paolo Nespoli, per il Lunar Gateway abbiamo Luca Parmitano e Alexander Gerst. Oltre al fattore sicurezza, che ovviamente è sempre il primo ad essere garantito, ci chiedono maggior comfort all’interno di questi moduli, per poter operare al meglio anche dal punto di vista psicologico, e si fa di tutto per venire incontro alle loro esigenze, dal momento che sono loro che ci vivranno. Per quanto riguarda le finestre, in questo caso la Terra si vedrà molto più lontana, ma molto più vicina sarà la Luna, con un impatto sicuramente diverso rispetto alla ISS. Lì erano di vetro, qui sono in acrilico, quindi più resistenti, meno pesanti e si tende a metterne il più possibile. Il modulo ESPRIT sarà circondato da finestre, per dare agli astronauti una visione quanto più ampia possibile, sia per la bellezza dello spazio sia come ritorno psicologico, ma anche per avere visibilità dell’esterno della stazione in caso di operazioni oggi non ancora previste, come le attività extraveicolari all’esterno del Gateway o, se necessario, le attività robotiche”. La stazione spaziale attorno alla Luna L’astronauta italiano dell’ESA Luca Parmitano fa parte dell’equipaggio di sperimentazione del Gateway, in particolare per I-HAB. “Questo modulo lunare europeo – spiega a Sky tg24 Insider - è parte di quella che diventerà la stazione spaziale orbitante intorno alla Luna, in un’orbita molto particolare perché sarà a novanta gradi rispetto a quella tra la Terra e la Luna e quindi sempre in diretto contatto visivo con il nostro Pianeta. Vi si aggancerà la navetta Orion, e gli astronauti passeranno dalla navetta al modulo abitativo. I-HAB è il luogo dove passeranno la maggior parte del loro tempo, e di conseguenza è stato progettato per essere la parte più utilizzata. Vicino all’ingresso sono posizionate le cuccette, dove gli astronauti avranno il loro spazio privato, equivalenti a quelle che abbiamo sulla Stazione spaziale internazionale, poi c’è la zona giorno con un tavolo rimovibile, per creare più volume, il posto dove preparare le provviste, il distributore di acqua, lo scaldavivande, più i sistemi abitativi che tengono in vita la stazione stessa, Ancora più in là una terza parte destinata all’immagazzinaggio e agli esperimenti, che verranno portati sulla Stazione per testare un ambiente completamente diverso da quello terrestre. Dalla parte opposta all’ingresso degli astronauti ci sarà il modulo HALO, che è in fase di sperimentazione sempre qui a Torino, mentre su un lato vedremo un giorno l’airlock, la camera stagna che serve a fare le attività extraveicolari intorno alla Luna, e sull’altro ci sarà un modulo che verrà costruito sempre qui in Italia, che si chiama ERM , detto anche Lunar view, perché avrà delle finestre e sarà un ambiente di stivaggio che andrà ad allargare ulteriormente il volume della stazione. Il Gateway a prima vista può sembrare piccolo, perché siamo abituati alle immagini della Stazione spaziale internazionale, dove i moduli sono di 4 metri di diametro, rispetto ai tre metri previsti per quelli della Stazione lunare, ma in realtà per il tipo di attività che faremo, che sarà solo di alcune settimane rispetto ai mesi che passiamo a bordo della ISS, si tratterà di un volume più che sufficiente per tutte le operazioni da svolgere a bordo”. Come si prepareranno gli equipaggi destinati a queste missioni lunari? “All’inizio gli astronauti inviati sul Gateway saranno quelli che hanno già esperienza spaziale, maturata a bordo della ISS, io stesso dopo aver volato una prima volta mi sono adattato molto più rapidamente nella seconda missione; quindi, i primi astronauti si abitueranno facilmente alle condizioni di microgravità a bordo del Gateway, mentre l’addestramento dipenderà dal tipo di spedizione, perché le missioni lunari saranno tutte diverse una dall’altra, con attività ben specifiche. Le prime saranno di allestimento del Gateway, quindi gli astronauti di fatto “costruiranno” la Stazione e a questo verranno addestrati. In futuro, dal Gateway si partirà per effettuare missioni di superficie sulla Luna, grazie a un Lunar Lander che porterà gli astronauti dai 7 mila chilometri di distanza dalla superficie lunare della stazione fino ai poli, dove avremo attività di superficie e in questo caso servirà tutto un altro tipo di addestramento”. Luca Parmitano è pronto per la Luna? “Luca Parmitano è pronto per la Luna già dal 2014, dopo il rientro dalla prima missione. A Torino ho avuto non solo l’opportunità di fare la mia sperimentazione durante cinque giorni molto intensi, ma anche il privilegio straordinario di vedere sulla struttura di test HALO, il primo elemento che verrà lanciato in orbita intorno alla Luna, pronto per essere inviato negli Stati Uniti e fare il cosiddetto outfitting, ovvero essere equipaggiato con tutta la strumentazione che gli permetterà di diventare una base orbitante attorno alla Luna, alla quale si aggancerà nei prossimi anni I-HAB. Per me si tratta di un progetto che diventa realtà e mi apre ulteriormente al sogno di poter essere anch’io, un giorno, a contribuire a questa grande fase dell’esplorazione umana”. *Ha collaborato Beatrice Barbato.

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