Strauss nello spazio

Come si rimedia a un errore spaziale commesso quarantotto anni fa? Con un evento altrettanto spaziale che corregga il corso della storia. Protagonisti: l’Orchestra Sinfonica di Vienna, un’antenna per lo spazio profondo, la sonda che ha superato i confini del nostro sistema solare, un brano diventato l’inno dello spazio e il regista del film di fantascienza più visionario. Cos’hanno in comune il valzer Sul Bel Danubio blu, la sonda Voyager 1, l’Agenzia spaziale Europea e Stanley Kubrick? Continuate a leggere per scoprirlo. Se non vi siete mai svegliati il primo di gennaio sulle note del Concerto di Capodanno di Vienna probabilmente non capirete il senso di questo articolo. Se non siete mai stati rapiti dalle immagini di una penna stilografica che fluttua nella cabina di un’astronave in fase di attracco a una stazione spaziale rotante al ritmo di un brano dell’Ottocento diventato la colonna sonora del futuro vi sfuggirà il senso di questa missione. Se non vi piace il regista Stanley Kubrick e la sua fantascienza targata 1968, oggetto di culto per intere generazioni di astronauti, potete fermarvi qui. Ma se invece amate Johan Strauss II e vi siete chiesti almeno una volta perché il suo brano più famoso non viaggi a bordo della sonda Voyager 1 a testimonianza del meglio della produzione del genere umano in caso di incontri ravvicinati del terzo tipo, questa è la storia che fa per voi. Inizia con un video prodotto dall’ufficio del turismo viennese. Eccone la trama: Cape Canaveral, 1977, pochi minuti al lancio della sonda Voyager, interno giorno. Un impiegato corre trafelato lungo un corridoio diretto alla sala di controllo. Ha fretta di avvisare che la sonda spaziale che sta per partire porta con sé tutte le migliori hit musicali del genere umano meno una: il valzer Sul Bel Danubio Blu di Johan Strauss II è rimasto a terra. Per colpa del suo capo, talmente innamorato di quel brano da dimenticarsi di riconsegnare il vinile con la traccia. Inutili i tentativi di interrompere il countdown e fermare il lancio. Per risolvere quell’errore cosmico, oggi, 31 maggio 2025, Vienna si prepara alla missione denominata: Valzer nello spazio, 13.743 note sparate verso lo spazio interstellare. Per raccontare meglio di che si tratta abbiamo rintracciato il suo organizzatore, Donato Lospalluto, ingegnere delle antenne da terra. Quelle grandi, molto grandi. 31 anni, milanese, una laurea in ingegneria informatica, oggi lavora in Germania presso il Centro europeo per le operazioni spaziali dell’ESA, dove si occupa di European Space Tracking, o ESTRACK, la rete di stazioni a terra utilizzate per il tracciamento delle sonde spaziali. L’uomo giusto al momento giusto, perché questa idea di sparare un valzer nello spazio racchiude un po’la sua filosofia di vita e di lavoro. Ma andiamo con ordine. “Il 9 gennaio siamo stati contattati dalla Vienna Tourist Board, l’ente turistico viennese – spiega a Sky Tg24 Insider - che ci ha proposto di trasmettere Sul bel Danubio blu nello spazio, per celebrare i 200 anni dalla nascita del compositore Johann Strauss II. Essendo una richiesta che riguardava le antenne, ricadeva su di me. Ok, abbiamo detto, possiamo farlo, riusciamo a trasmettere qualsiasi tipo di file nello spazio, che sia un testo o una traccia audio, abbiamo le capacità tecniche e ogni giorno inviamo comandi ai satelliti, così abbiamo aderito e dato il nostro contributo per organizzare qualcosa di memorabile, che celebrasse anche i nostri di anniversari: 50 anni dalla fondazione dell’Agenzia Spaziale Europea, che cade proprio oggi 31 maggio, e 50 anni di ESTRACK, la rete delle nostre antenne da terra che trasmettono e ricevono segnali dai nostri satelliti nello spazio. Dunque, ESA50, ESTRACK50 e, neanche a farlo apposta, Cebreros20, perché l’antenna di terra che si trova in Spagna, a circa settanta chilometri a nord-ovest di Madrid dove faremo l’evento, compie 20 anni. Diciamo che i pianeti si sono allineati con tutti questi anniversari e mettendoli assieme siamo riusciti ad organizzare lo spettacolo che andrà in scena questa sera, una combinazione di musica e scienza”. Esattamente che cosa accadrà? Abbiamo organizzato un evento locale a Cebreros: oltre a tour dedicati del sito per gli ospiti, avremo un dj set, una ballerina di danza contemporanea e un concerto di pianoforte e violino, in attesa di collegarci live dalla Spagna con il Museo di Arti Applicate di Vienna per il concerto dell’Orchestra Sinfonica di Vienna, che alle 21.30 in punto eseguirà il valzer Sul Bel Danubio blu. In quel momento si aprirà la trasmissione in diretta e quello che si vedrà sarà la nostra antenna muoversi in direzione della sonda Voyager per trasmettere il segnale nello spazio. Come viaggerà il segnale? La musica viaggerà attraverso onde elettromagnetiche, il nostro modem convertirà la traccia audio in un segnale elettromagnetico e la nostra antenna, con un amplificatore di 20 kilowatt inizierà a trasmettere il segnale nello spazio, in direzione del Voyager. Il segnale inizierà a viaggiare incontrando varie orbite: in quattro minuti arriverà nell’orbita di Marte, in un’ora e mezzo più o meno nell’orbita di Giove, in quattro ore nell’orbita di Nettuno e poi continuerà a viaggiare sempre più lontano, arrivando al Voyager esattamente dopo ventitré ore e tre minuti perché si tratta del satellite più lontano che esista nel nostro universo e quindi la musica ci metterà un giorno per raggiungerlo”. A questo punto l’ingegnere milanese ci spiega che la sonda Voyager si trova a circa 160 anni luce lontano da noi, fuori dal confine esterno del sistema solare e quindi fuori da un’orbita sicura per i satelliti, e che continuerà a viaggiare e a fare scoperte. E poi che l’Ente del turismo viennese, con questa iniziativa spettacolare, intende anche porre rimedio al fatto che nel disco d’oro che la sonda trasporta manchi il suo valzer più famoso, diventato colonna sonora del film di fantascienza 2001 Odissea nello spazio. Quanto secondo lei il film di Stanley Kubrick ha reso immortale questo brano? Oggi basta sentire le note di quel valzer per pensare immediatamente all’assenza di gravità e all’ondeggiare di quelle sue navicelle che quasi ballano nello spazio sullo sfondo di stelle e pianeti lontani; quindi, credo proprio che lo dobbiamo a lui se nell’immaginario collettivo è rimasta impressa l’associazione tra questo valzer e la magia dell’universo. Che relazione c’è secondo lei tra la musica e lo spazio? La musica ha la capacità di emozionarci, tocca corde del corpo e dell’anima che altrimenti non potrebbero essere raggiunte e penso che sia una chiave importante nella nostra vita di tutti i giorni. Stessa cosa dicasi per lo spazio, quando vediamo le stelle o la Luna abbiamo quel senso di stupore costante, anche se conosciamo la luce che emana e come è fatta ogni volta c’è luna piena o una stella più luminosa o un pianeta che si può vedere ad occhio nudo ci emozioniamo. Riuscire a collegare la musica con lo spazio penso sia una cosa meravigliosa, qualcosa che magari istintivamente facciamo senza neanche pensare. C’è una parte di noi stessi strettamente connessa allo scoprire, al conoscere cosa c’è fuori dal nostro Pianeta, alla curiosità di vedere le immagini che otteniamo grazie ai nostri satelliti, e questo stesso senso di curiosità e di scoperta affiora anche con la musica. Rendere qualcosa di così prezioso accessibile a tutti è un po’ quello che proviamo a fare ogni giorno con l’Agenzia. Cosa fa Cebreros, l’antenna per lo spazio profondo che stasera trasmetterà nello spazio le note del valzer? Fa parte della nostra rete di Deep Space, antenne con un diametro di 35 metri, perché più sono grandi più riusciamo a vedere distante, Ne abbiamo tre tra Australia, Argentina e Spagna più una in costruzione; il loro scopo è proprio quello di vedere i satelliti che lanciamo, comunicare con loro in entrambe le direzioni. Il satellite fornisce le informazioni sul suo stato di salute: sto bene, ho aperto i pannelli solari, ho abbastanza benzina per muovermi, ci trasmette i dati che vede dai pianeti e noi abbiamo la possibilità di inviare al satellite altre informazioni, ad esempio se ci accorgiamo che c’è un sassolino che può impattare il suo pannello solare, allora diciamo al satellite di spostarsi e gli mandiamo le indicazioni per farlo. Qui a Cebreros c’è un antenna inaugurata nel 2005 con cui seguiamo una decina di missioni, come Solar Orbiter, che sta studiando i poli del Sole, Juice che è una missione in viaggio verso Giove per studiarne le Lune, vederne la loro struttura e capire se c’è acqua, Bepi Colombo, che si sta dirigendo su Mercurio, per studiare questo pianeta super ostile e molto vicino al Sole, e poi i satelliti appena lanciati come Hera, che fa parte dello Space Safety Programme, ed è il proseguo di una missione che si chiama Dart, e due satelliti che girano attorno a Marte che sono Exomars e Mars Express. Inoltre, collaboriamo con le altre agenzie spaziali in giro per il mondo, come la Nasa, e siamo sempre pronti a dare la nostra antenna in prestito perché ci sono molti satelliti con cui comunicare ma non c’è ancora abbastanza capacità di farlo, è per questo che stiamo costruendo altre antenne. Se dovesse descrivere con un aggettivo questa iniziativa? La definirei stellare, un’esperienza che unisce due mondi che sembrano così diversi nel bel mezzo del panorama mozzafiato delle terre di Cebreros, con un’antenna mastodontica ma molto bella da vedere che spedisce musica nello spazio. È proprio una cosa magica, che rendiamo accessibile a tutti.

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