Alla scoperta della nuova generazione di "astronauti privati": l'equipaggio di Ax-3

C’era una volta un italiano, uno spagnolo-statunitense, uno svedese e un turco. Non è una freddura, ma l’equipaggio della missione Ax-3, terzo volo privato verso la ISS targato Axiom Space, azienda aerospaziale americana che punta a mettere in orbita entro l’inizio del prossimo decennio la prima stazione spaziale commerciale. Oltre al colonnello dell’Aeronautica Militare Walter Villadei, a far parte della missione, 21 giorni nello spazio tra il 18 gennaio e il 9 febbraio del 2024, sono stati lo svedese Marcus Wandt, riserva della nuova classe di astronauti selezionati dall’Agenzia spaziale europea, Alper Gezeravci, primo cittadino turco a volare oltre l’atmosfera e Michael Lopez-Alegria, veterano dello spazio targato Nasa, con tre missioni del programma Space Shuttle all’attivo più una di lunga durata a bordo della ISS, dieci attività extraveicolari e una seconda vita da comandante di missioni private. Sky Tg24 ha incontrato i compagni di viaggio dell’astronauta italiano, per conoscere sogni e speranze di questa nuova categoria di astronauti. “Axiom Space ha in programma una nuova missione privata per la primavera del prossimo anno, alla quale sfortunatamente non parteciperò – racconta a Sy Tg24 il comandante Michael lopez-Alegria, nato a Madrid nel 1958 - ma spero di conoscere presto le prossime missioni private targate Nasa, ne avevano annunciate due all’anno, probabilmente inizieranno con una e mi piacerebbe essere della partita, anche se mi auguro di volare presto con il modulo della Stazione spaziale targata Axiom che l’Italia sta costruendo a Torino”. Cosa rappresenta lo spazio a questo punto della sua carriera? Mi ritengo molto fortunato per il fatto di esserci andato già sei volte, e ogni volta è stato meglio della precedente. Ora mi piacerebbe vedere quella che io chiamo la democratizzazione dello spazio prendere forma, una dimensione dove cresce il numero di persone, Paesi, società private, istituzioni che possono accedervi e questo è quello che aziende come Axiom stanno cercando di perseguire, credo con successo. Il comandante della missione Ax-3 ha un’idea molto precisa del futuro: “Stiamo vivendo un momento molto importante per il volo umano spaziale, un’attività che per molto tempo è stata ad appannaggio esclusivo dei governi e ora comincia ad aprirsi alla gente comune e a Paesi che non erano mai stati in orbita prima. Questo sta cambiando il nostro modo di pensare lo spazio, e se saremo fortunati un giorno andarci diventerà routine, come prendere un aereo; forse non capiterà nel corso della mia vita, ma spero molto presto”. Per descrivere quello che sta accadendo, il comandante usa il termine transizione: “Stiamo vivendo una fase dell’esplorazione in cui i governi si stanno concentrando verso mete più lontane, come la Luna, lasciando l’orbita bassa alle aziende private con nuove idee e nuovi clienti, non più soltanto agenzie spaziali governative. Da qui a 10-15 anni attorno alla Terra mi auguro prenda forma un’economia vibrante con una o più stazioni private, trasporti commerciali di equipaggi, rifornimenti e tutta una serie di prodotti e servizi sviluppati direttamente in orbita”. Si ricorda quando ha deciso che voleva diventare un astronauta? Assolutamente sì, avevo undici anni, ero in spiaggia con la mia famiglia nel sud della California e a un certo punto accadde che tutti i genitori fecero uscire i propri figli dall’acqua, stesero gli asciugamani e si concentrano nell’ascolto degli ultimi minuti del primo atterraggio sulla superficie della Luna. Alla fine, dopo quello storico successo, vidi quegli adulti, estranei gli uni agli altri, abbracciarsi e darsi pacche sulle spalle, congratulandosi tra loro come fossero vecchi amici. Quello è stato un momento che mi ha davvero segnato, anche se ero solo un ragazzino. Chi ha ancora la faccia e l’espressione stupita da ragazzino è Marcus Wandt, 44 anni, selezionato nel 2022 dall’ ESA come riserva della nuova classe di astronauti europei. Poi è successo che il suo Paese, la Svezia, ha deciso di acquistare tramite l’Agenzia spaziale europea un posto per lui a bordo della missione Ax-3, e così la riserva ha volato prima dei suoi compagni, selezionati per diventare astronauti prima di lui ma ancora impegnati nel corso di formazione. “Alla luce della mia storia direi che improbabile e impossibile sono due concetti ben distinti. Quando ho fatto domanda per diventare astronauta non pensavo che avrei passato la selezione. Tuttavia, anche se era improbabile, tecnicamente non era impossibile, quindi valeva comunque la pena provarci, altrimenti non sarei andato da nessuna parte. E alla fine, guardate cosa è accaduto. Quindi consiglierei a tutti di tenersi stretti i propri sogni e di impegnarsi in qualcosa che vi sta davvero a cuore, così da diventare veramente bravi e di essere contenti nel farlo, finché tutto a un tratto vi ritroverete esattamente dove volevate essere”. Cosa ha provato arrivando nello spazio? La prima grossa emozione è stata l’accelerazione del razzo che ci portava su. Non mi aspettavo di vivere una sensazione così aumentata di velocità, una cosa folle. Poi quando si spegne il secondo stadio, ti ritrovi in microgravità e cominci a fluttuare e sotto vedi la Terra, beh... è qualcosa di difficile da descrivere. È stato come l’aveva sognato? Direi che la prima volta che ho guardato giù tutto sembrava come lo avevo visto nelle fotografie, con questo sottile stato di atmosfera che contrastava con il buio assoluto dello spazio, mentre la Terra appariva molto brillante, bellissima e colorata. All’inizio sembrava come me l’aspettavo, poi dopo alcuni giorni e più passaggi, compiendo un giro completo attorno alla Terra ogni 90 minuti, 45 di giorno e 45 di notte, finché viaggi nel giorno vedi lo strato di atmosfera, la Terra così brillante e ti accorgi della sua fragilità, qualcosa di cui prendersi cura, poi quando ti addentri nell’oscurità della notte è come se ti sparassero nel buio dell’universo. All’inizio è tutto nero e arrivare a questo confine è una sensazione che ti toglie il respiro, ma quando lo superi e la Stazione Spaziale non è più colpita dai raggi del sole, hai tutto l’universo che ti arriva addosso, c’è questo sfavillio verde attorno al Pianeta e a un tratto escono fuori stelle da tutte le parti, e capisci che la Terra non è da sola, e che ne fai parte anche tu. Una transizione che continua all’infinito, ogni novanta minuti, e questo insieme di visioni e sensazioni dopo qualche giorno diventa davvero qualcosa di veramente potente. Com’è stata la missione Ax-3? È stata fantastica e sono davvero orgoglioso di essere stato parte di questo nuovo modo di portare astronauti europei nello spazio, con L’ESA e la Svezia che hanno collaborato assieme per farmi volare in orbita in questo modo così rapido, io stesso sono stato stupito da quanto velocemente tutto sia accaduto, ma sono contento di essere stato scelto per una missione che dimostra come, di fatto, siamo entrati in una nuova era, in cui siamo un po’ più audaci e coraggiosi nel realizzare le cose che vogliamo. Tutto questo fiorire della space economy e dell’industria spaziale per me è davvero entusiasmante e farne parte è bello. Alper Gezeravci, classe 1979, è stato selezionato nel 2023 dall’Agenzia spaziale turca come astronauta. Nel 2024, con la mission Ax-3, è diventato il primo cittadino turco a volare nello spazio. “È stata la prima missione spaziale del mio Paese verso la Stazione spaziale, nel centenario della Repubblica di Turchia – racconta a Sky Tg24 – davvero una grande opportunità per ispirare le nuove generazioni. Da quanto sono tornato dallo spazio ho tenuto tutta una serie di conferenze in più di 90 città con 130 eventi, e ho già visto il riflesso di quello che siamo riusciti a fare negli occhi dei giovani che sono venuti ad incontrarmi ed ascoltarmi”. A proposito di giovani generazioni, a salutarla poco prima della partenza a Cape Canaveral c’era il suo nipotino. Cosa gli ha raccontato della sua missione? Quando gli ho chiesto che cosa avrebbe voluto dallo spazio, mi ha risposto: portami le stelle! cosa che non potevo fare, ma spero che potrà raggiungerle quando sarà grande e a questo proposito sta già fantasticando riguardo alla Luna e ad altri futuri traguardi. Ho avuto la fortuna di potermi collegare brevemente con lui dalla Stazione internazionale, per mostragli come tutto fluttua lassù e le manovre che si possono compiere in microgravità e che cosa significhi per l’umanità; quindi, secondo me è un bambino davvero fortunato. Si chiama Kara, ha compiuto quattro anni ed è già molto appassionato di spazio. Uno degli esperimenti che ha portato in orbita riguardava le piante. Ci può dire di più? Il nostro obiettivo principale era quello di condurre esperimenti scientifici e dimostrazioni tecnologiche. Abbiamo svolto diversi test con le piante, relativi al futuro sulla Luna, la cui superficie è stata raggiunta oltre cinquanta anni fa da astronauti che hanno riportato campioni di suolo. Ora, in base alle ricerche svolte dagli scienziati, il suolo lunare è molto diverso da quello terrestre, ma dopo una serie di processi chimici potrebbe essere idoneo a far cresce alcuni tipi di piante estremamente resistenti. Quindi ho condotto alcuni esperimenti su un vegetale che ho portato dalla Turchia, capace di resistere ad alti livelli di stress, per capire se possa crescere in microgravità e come si comportano le radici. Abbiamo lavorato su questo e su un sistema di supporto vitale, utilizzando delle alghe provenienti dall’Antartide per ricavarne ossigeno. Quali sono ora i suoi piani per il futuro? Continuare in questo viaggio che ha gettato le basi del nostro volo nello spazio. Il mio Paese ha una visione ben precisa ed è al lavoro per stabilire collaborazioni e continuare con altre missioni ed altri astronauti il cammino da me intrapreso.