Settembre, la stagione degli uragani entra nel vivo

Con l’inizio di settembre, la stagione dei grandi cicloni tropicali entra nella sua fase più intensa. Iniziata ufficialmente a giugno, dovrebbe protrarsi fino almeno a fine ottobre, anche se non sono mancati in passato fenomeni estremi anche nel mese di novembre. Vediamo più in dettaglio che cosa dobbiamo aspettarci. Atlantico A supervisionare le attività dei cicloni atlantici è l’Agenzia governativa statunitense Noaa , che monitora le condizioni del meteo oceanico e dirama previsioni in materia. Nel bollettino diffuso a fine maggio l’Agenzia a stelle e strisce aveva previsto una stagione degli uragani più intensa della norma. I cicloni tropicali (con venti superiori ai 72 km/h attesi per il 2024 sono compresi tra 17 e 25. Di questi circa la metà raggiungerà lo status di “uragani”, con venti che superano i 120 km/h. E la metà sarà probabilmente di grandissima intensità, quelli di categoria 3, 4 e 5 con raffiche sopra i 180 km/h. I nomi del 2024 A tutti questi cicloni tropicali, come da tradizione, viene assegnato un nome, in base a una lista decisa ogni anno da Noaa. In essa si alternano nomi maschili e femminili. Per il 2024 le denominazioni vanno da Alberto a William, e al momento sono stati battezzati già 5 cicloni, l’ultimo in ordine di tempo si chiama Ernesto, il più pericoloso Beryl, categoria 5, che ha causato notevoli danni e vittime durante il suo percorso caraibico che si è concluso sulle coste del Texas. Previsioni confermate Le previsioni fatte da Noaa a fine maggio sono state sostanzialmente confermate dall'aggiornamento di metà agosto. Vengono leggermente rivisti due dati, il numero massimo di cicloni previsti , e la probabilità che la stagione in corso sia ben sopra la media: si passa dall’85 di possibilità fino al 90 per cento. Tra i motivi della eccezionalità dell'annata in corso, Noaa indica le temperature superficiali del mare più calde della media nell'Oceano Atlantico tropicale e nel Mar dei Caraibi, la riduzione del cosiddetto “wind shear” verticale , venti alisei atlantici più deboli e il monsone africano intensificato rispetto agli anni precedenti. Una miscela potenzialmente esplosiva, come indicato dalle previsioni. Pacifico Nell'Oceano Pacifico, invece, la stagione degli uragani è stata tardiva e, al momento, non particolarmente intensa. Nel Pacifico Orientale , finora solo l’uragano Hone - nell’ultima settimana di agosto - ha causato danni ingenti passando sopra le Hawaii. Nel Pacifico occidentale , invece, è stato il tifone Shanshan a raggiungere l’intensità maggiore, con venti che hanno toccato i 250 km/h e che hanno causato gravi danni e tre vittime atterrando sulle coste del Giappone meridionale a fine agosto. L’agenzia meteorologica nipponica ha, al momento, previsto la formazione di un severe tropical storm battezzato Yagi, che potrebbe facilmente evolvere in un tifone e che colpirà le coste delle Filippine, di Taiwan e del sud della Cina. Mediterraneo Il nostro mare, che molto raramente è stato teatro di cicloni mediterranei che hanno raggiunto lo status di uragani , ha registrato nel corso dell’anno la temperatura di superficie più alta di sempre, con una media record che ha sfiorato i 29 gradi ad agosto e ha superato i 30 in alcune sue zone, come nel Mar Egeo. Non sono sufficienti temperature marine molto alte a innescare fenomeni meteo con venti superiori ai 120 km/h, ma indubbiamente rappresenterebbero un potente acceleratore nel caso in cui si verificassero anche le altre condizioni per un innesco.

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