Il 2 gennaio la Terra passa per il punto della sua orbita più vicino al Sole, detto perielio, a una distanza di oltre 147 milioni di chilometri
Oggi, sabato 2 gennaio, la Terra passa per il punto della sua orbita più vicino al Sole - che viene definito perielio - ovvero quello che corrisponde a una distanza di oltre 147 milioni di chilometri dalla stella più grande. Un “saluto ravvicinato” al quale il Sole risponde con due macchie solari di debole entità, come osserva il fisico solare Mauro Messerotti, dell'Osservatorio di Trieste dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) e dell'università di Trieste. Anche la mappa delle regioni attive sull’emisfero solare non visibile dalla terra ottenuta dall’osservatorio Solar Dynamics Obesrvatory (Sdo) della Nasa non riporta la presenza di regioni attive intense; il campo geomagnetico non è perturbato e il livello di attività solare è molto basso.
Un mistero svelato sul Sole
Di recente, un team internazionale di esperti, guidati dai ricercatori dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) e del Mullard Space Physics Lab dello University College London (Ucl/Mssl), oltre agli studiosi sette enti, tra istituti di ricerca e università – era presente l’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) - è riuscito a chiarire un mistero riguardante il Sole. In particolare, grazie all’utilizzo combinato di dati simultanei acquisiti dallo spettropolarimetro italiano ad alta risoluzione “Ibis”, installato fino al 2019 al telescopio Dst (New Mexico, Usa), dallo spettrometro “Eis” a bordo della missione Jaxa Hinode e dai dati acquisiti dal Solar Dynamics Observatory (Sdo) della Nasa, è stato possibile capire che le differenze che sussistono tra la superficie apparente del Sole, ovvero la fotosfera, e la regione più esterna della sua atmosfera, la corona solare, sono legate alle onde magnetiche della stella, influenzando anche il vento solare.
Gli scenari futuri
Secondo Marco Stangalini, ricercatore dell’Agenzia spaziale italiana e primo autore dello studio, “la maggior parte dei processi fisici che avvengono nell’atmosfera del Sole, coinvolgono simultaneamente diverse quote della stessa. Dalla fotosfera, dove queste onde vengono eccitate, fino alla corona dove rilasciano energia. Questi risultati confermano l’utilità di un utilizzo combinato di dati simultanei acquisiti da strumenti diversi a diverse quote e consentono di operare una mappatura 3D dell’atmosfera stessa e di comprendere meglio i processi fisici che in essa avvengono”. “Molti aspetti fondamentali dei processi coinvolti sono ancora sconosciuti. Il Sole è l’unica stella che permetterà di osservare tali processi alle scale caratteristiche con i telescopi solari di futura generazione operanti a terra e nello spazio, producendo dati di vasta rilevanza astrofisica” ha concluso.