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Perché a volte il tempo sembra volare? La risposta da un nuovo studio

Scienze

Secondo gli esperti dell’Università di Osaka, i neuroni del circuito neurale "giro sopra-marginale" sarebbero in grado di far percepire il tempo in maniera più o meno distorta in base a quanto sono affaticati

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Perché a volte il tempo sembra volare, mentre altre sembra scorrere troppo lentamente?

Una possibile risposta a questo curioso interrogativo arriva da un nuovo studio condotto da un team di ricercatori dell'Università di Osaka, che sarebbe riuscito a svelare come nasce il senso del tempo e perché spesso la percezione di esso è distorta. A giocare un ruolo chiave nella percezione del tempo potrebbe essere un circuito neurale chiamato "giro sopra-marginale" (una regione del lobo parietale), i cui neuroni sarebbero in grado di far percepire il tempo in maniera più o meno distorta in base a quanto sono affaticati.

 

Lo studio nel dettaglio 

 

Per compiere lo studio, pubblicato sulle pagine della rivista specializzata Journal of Neuroscience, gli esperti hanno misurato l'attività cerebrale con la Risonanza Magnetica funzionale fMRI, mentre i partecipanti erano impegnati in un'attività di confronto temporale. Nello specifico hanno chiesto a un campione composto da 20 persone, di età media di 21 anni, di osservare una sequenza di cerchi grigi scorrere velocemente su uno schermo, dove restavano visibili per tempistiche differenti. Successivamente è stato mostrato loro un altro cerchio, seguito da un suono fastidioso della durata costante di 500 millisecondi. A ogni partecipante è stato chiesto di valutare se l’ultima figura restasse a video per un tempo più o meno lungo rispetto al suono. 

Risultati confermati da risonanza magnetica 

 

Dalle loro risposte è emerso che quando i cerchi mostrati nella prima parte del test scorrevano velocemente, i partecipanti hanno sovrastimavano il tempo di permanenza dell'ultimo cerchio rispetto al suono, mentre lo hanno sottostimato quando i cerchi si succedevano lentamente. I risultati, confermati dai dati emersi dalla risonanza magnetica, suggeriscono che l’affaticamento dei neuroni del "giro sopra-marginale" sarebbe associato a una maggiore distorsione del tempo. “Questi risultati forniscono una forte evidenza fisiologica che la codifica del tempo della popolazione nella corteccia parietale destra riflette la nostra esperienza soggettiva del tempo”, precisano gli autori sulle pagine della rivista specializzata.

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