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Nasa, un nuovo scatto mostra da vicino la Nebulosa Tarantola. FOTO

Scienze

Uno dei primi obiettivi dello Spitzer Space Telescope della Nasa, che sta per andare in pensione, questa vasta regione è stata protagonista di un’immagine rielaborata che ne ha permesso di evidenziare le caratteristiche 

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La Nebulosa Tarantola, nota anche con le sigla NGC 2070 e C 103, è una vastissima regione situata nella Grande Nube di Magellano, ritenuta la più grande regione di formazione stellare conosciuta nel gruppo locale di galassie. E’ stata uno dei primi obiettivi studiati dallo Spitzer Space Telescope, strumento che ha studiato per oltre 16 anni la luce infrarossa consentendo scoperte sensazionali, da nuovi esopianeti all’osservazione di galassie lontanissime. Il 30 gennaio, dopo oltre 16 anni di onorato servizio, la Nasa ha deciso di congedare il telescopio, che terminerà così ufficialmente la propria attività anche per via di una gestione divenuta complicata. In questo lungo periodo di operatività il telescopio spaziale si è dedicato allo studio della luce infrarossa permettendo agli scienziati di svelare alcuni misteri cosmici, anche negli angoli più remoti dell’universo, relativi alla morte delle stelle o al modo in cui i buchi neri supermassicci si nutrono.

Le rilevazioni di Spitzer

Ora che Spitzer conoscerà la pensione, gli scienziati della Nasa hanno deciso di analizzare e pubblicare una nuova visione della Nebulosa Tarantola, così come arrivata sulla Terra secondo il monitoraggio del telescopio spaziale. L’immagine ad alta risoluzione combina in sé i dati di più osservazioni, tra cui quelle effettuate a febbraio e a settembre 2019 e mostra alcune regioni rosse che indicano la presenza di gas particolarmente caldo, mentre altre sono blu in quanto invase da polvere interstellare simile nella composizione alla cenere del carbone o agli incendi sulla Terra. "Abbiamo scelto la Nebulosa Tarantola come uno dei nostri primi obiettivi perché sapevamo che avrebbe dimostrato l'ampiezza delle capacità di Spitzer", ha spiegato Michael Werner, scienziato protagonista del progetto legato al telescopio sin dall'inizio della missione, di stanza presso il Jet Propulsion Laboratory della Nasa a Pasadena. "Quella regione ha molte strutture interessanti e testimonia in maniera evidente gli step della formazione stellare. Qui inoltre i telescopi a raggi infrarossi possono vedere molte cose che non si possono vedere attraverso altre lunghezze d'onda", ha spiegato l’esperto.

Le caratteristiche

La Nebulosa, si legge in un articolo pubblicato sul sito della Nasa, si trova in una galassia nana legata gravitazionalmente alla nostra galassia della Via Lattea ed è un vero e proprio focolaio di formazione stellare. Nel caso della Grande Nube di Magellano, gli studi che l’hanno riguardata hanno aiutato gli scienziati a conoscere i tassi di formazione stellare in galassie diverse dalla Via Lattea. La nebulosa ospita anche “R136”, una regione specifica in cui stelle enormi si formano ad un ritmo molto più elevato rispetto al resto della galassia. All'interno di “R136”, in un'area di meno di un anno luce, ci sono più di 40 stelle massicce, ognuna contenente almeno 50 volte la massa del nostro Sole. Al contrario, non ci sono stelle entro un anno luce dal nostro Sole. Inoltre, segnalano gli astronomi, alla periferia della Nebulosa Tarantola, è possibile anche trovare una delle stelle più studiate dagli esperti, esplosa in una supernova. Soprannominata “1987A” dal momento che è stata la prima supernova avvistata nel 1987, la stella una volta esplosa era bruciata alla potenza di 100 milioni di soli per mesi. L'onda d'urto di quell'evento continua a lasciare segnali nello spazio, con la presenza di materiale espulso dalla stella durante la sua drammatica morte.