In Evidenza
Altre sezioni
altro

Per continuare la fruizione del contenuto ruota il dispositivo in posizione verticale

Clima: epidemie di peste, colera e dengue favorite da El Niño nel 2015

Scienze
Immagine di archivio (Getty Images)

Lo spiega uno studio Nasa: l’intensità del fenomeno climatico ha causato piogge o siccità che hanno portato zanzare e topi più a contatto con l’uomo, favorendo la diffusione di malattie 

Condividi:

L’aumento dei casi di peste, colera e febbre dengue avvenuto tra il 2015 e il 2016 avrebbe un principale responsabile: El Niño. In particolare, secondo quanto riporta un nuovo studio della Nasa, sarebbero state le condizioni meteorologiche generate dal fenomeno climatico a scatenare diverse epidemie su scala globale. Attraverso un riscaldamento delle acque dell’Oceano Pacifico centro-meridionale e orientale, El Niño è infatti in grado di influenzare il clima di tutto il mondo, causando maggiori piogge in alcune aree e siccità in altre: entrambe le circostanze avrebbero spinto topi e zanzare, cruciali per veicolare le infezioni, a modificare il proprio comportamento.

Perché El Niño ha favorito le epidemie nel 2015-16

Per la prima volta, la Nasa si è impegnata nella realizzazione di uno studio che mostra gli effetti del clima sulla salute della popolazione globale. Il periodo a cavallo tra il 2015 e il 2016 si è rivelato particolarmente critico per diverse malattie infettive che hanno raggiunto un picco di casi a causa dell’attività di El Niño, il fenomeno climatico periodico che occorre solitamente tra dicembre e gennaio. Secondo Assaf Anyamba, ricercatore del Goddard Space Flight Center, “la forza di El Niño del 2015 è tra le tre maggiori registrate negli ultimi 50 anni”: incrociando i dati satellitari a quelli riguardanti la salute pubblica, gli esperti sono riusciti a evidenziare gli effetti dell’evento climatico.

I cambiamenti climatici che hanno aiutato i contagi

Le epidemie di hantavirus e colera che hanno colpito gli Stati Uniti nel 2015, ad esempio, sarebbero legate alla maggiore diffusione della vegetazione dovuta alle piogge e temperature più miti, che avrebbero favorito a loro volta la proliferazione dei topi, aumentando le occasioni dl contatto tra umani e roditori, cruciale per il contagio. In Tanzania, invece, le precipitazioni hanno portato a una contaminazione delle acque con una conseguente crescita dei casi di colera. Diverse le condizioni che in Brasile e nel sud-est asiatico hanno creato terreno fertile per la diffusione della dengue: il clima più secco e arido ha attirato le zanzare, che trasmettono la malattia attraverso le proprie punture, verso i centri abitati. Secondo Kenneth Linthicum, coautore della ricerca, i risultati ottenuti potrebbero essere molto preziosi in ambito di controllo e prevenzione, per esempio avvertendo per tempo le zone che potrebbero essere colpite e vaccinando tempestivamente uomini e bestiame, aiutando a bloccare sul nascere le epidemie.