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Dalle acque delle lagune sono nati i primi organismi vertebrati

Scienze
Laguna di Venezia (Getty Images)

Uno studio pubblicato sulla rivista Science ipotizza che i vertebrati si sono sviluppati in acque poco profonde e non in habitat come le barriere coralline

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Gli organismi vertebrati potrebbero aver avuto origine nelle acque poco profonde delle lagune o in zone vicino alle coste. Alla base di questa teoria c’è l’analisi di circa 3000 resti fossili operata da un gruppo di studiosi dell’Università di Birmingham, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Science. Questa ipotesi potrebbe quindi confutare tutte le precedenti tesi a riguardo, che individuavano come sede d’origine di questi organismi le barriere coralline.

Dalle coste alle barriera coralline

A capo della ricerca c’è Lauren Sallan, del Dipartimento di Scienze della Terra e dell’Ambiente dell’Università della Pennsylvania: “Il primo habitat - spiega Sallan - non furono le barriere coralline, oggi associate a una grande biodiversità marina. Decenni di studi hanno cercato le tracce dell’origine dei primi vertebrati in habitat come le barriere coralline, ma finora senza risultati. Il nostro studio - aggiunge - ipotizza invece che tutto ebbe inizio vicino le coste”. L’ipotesi a cui sono giunti gli studiosi spiegherebbe il motivo per cui le prime tracce fossili siano così frammentate: la vicinanza alla costa infatti avrebbe sottoposto i resti alla costante azione delle onde.
Solo in un secondo momento i vertebrati sarebbero partiti verso il mare profondo, colonizzando successivamente gli ambienti degli oceani, comprese le barriere coralline. Non solo, questi primordiali organismi si sarebbero poi indirizzati verso le acque dolci, dalle quali si sono poi sviluppati i primi vertebrati con quattro arti (i tetrapodi) terrestri e acquatici.

Le acque poco profonde come culla di biodiversità

Ma lo studio non si conclude qui. I risultati ottenuti da Sallan e dal suo gruppo sono infatti solo il punto di partenza verso una migliore comprensione e salvaguardia dell’ambiente marino: “Il prossimo passo sarà capire se le acque poco profonde sono anche oggi culla di nuove specie, una sorta di pompa biologica che permette di rimpiazzare la biodiversità delle barriere coralline, oggi a rischio”, conclude l’esperta.