Secondo la ricerca, i 25enni sono più abili a creare sequenze "random", mentre gli altri tendono a ricercare motivazioni logiche anche quando non vi sono. Una capacità che potrebbe essere correlata alle abilità cognitive
Uno studio dell'istituto di ricerca scientifica per le Scienze naturali e digitali Labores di Parigi ha scoperto che la capacità di pensare in modo "casuale" nelle persone raggiunge un picco all'età di 25 anni, per poi iniziare il suo declino con lo scorrere del tempo. La ricerca ha preso in esame una serie di decisioni che non potevano essere basate su un ragionamento logico, mettendo a punto un algoritmo chiamato "coefficiente di casualità". A darne notizia è la rivista specializzata Plos Computational Biology.
Lo studio sul "comportamento casuale"
Nella ricerca sono state coinvolte 3429 persone, di età compresa fra i 4 e i 91 anni. Ognuno di loro si è cimentato con una serie di operazioni online, che intendevano misurare la sua capacità di pensare in modo casuale. Il nostro cervello tende infatti a cercare una logica anche dove non ce n'è alcuna: molto più difficile è invece elaborare soluzioni che prevedano un pensiero "random", basato soltanto su decisioni illogiche. Tra i compiti da affrontare c'era, ad esempio, la richiesta di pronosticare una sequenza di risultati ottenuti dal lancio di una moneta o ancora una previsione, altrettanto fortuita, sulla serie di carte "pescate" da un mazzo ben mescolato. Ai partecipanti è stato inoltre chiesto di stilare una lista di dieci numeri usciti dal tiro di un dado. I ricercatori hanno poi utilizzato software statistici per verificare se le sequenze scelte fossero effettivamente casuali: più i risultati erano "random", maggiore era la difficoltà per i software di creare un algoritmo capace di generare in maniera automatica le sequenze stesse.
Scelte casuali e abilità cognitive
Come ha dimostrato la ricerca, la capacità di pensare in modo casuale cresce progressivamente fra i 4 e i 25 anni, per poi calare gradualmente. Dai 60 anni in poi, il declino è molto più rapido: un percorso che segue da vicino quello delle abilità cognitive, dimostrando, secondo i ricercatori, uno stretto legame fra le due cose. Come sottolinea Hector Zenil, uno dei cinque ricercatori del Labores di Parigi coinvolti, l'età è l'unico fattore dirimente in questa particolare misurazione. "Il genere, la lingua parlata, le idee personali né il livello di educazione posseduto hanno avuto alcun impatto sull'esperimento". Se i risultati dello studio saranno confermati da ulteriori ricerche, è possibile che alcuni test sul "pensiero casuale" vengano inclusi nelle operazioni di monitoraggio delle malattie neurodegenerative: se la capacità di pensare random è davvero correlata alle abilità cognitive di una persona, un suo declino improvviso sarà una valida spia per intercettare le patologie nelle loro fasi iniziali.
Casualità e creatività
"Il nostro cervello cerca sempre di trovare una sequenza logica, anche quando guardiamo le stelle o le nuvole in cielo", afferma Hector Zenil. I 25enni però riescono meglio delle persone di altre età a sfuggire alla logica e per questo completano con facilità operazioni che non possono essere computerizzate o affidate ad algoritmi matematici. L'associazione fra pensiero casuale e creatività è già stata oggetto di studi in precedenti ricerche ed è motivo di grande interesse per la comunità scientifica. "Si tratta di una prova di forza del pensiero umano rispetto agli algoritmi: 25 anni è l'età migliore in questo senso, quella in cui le persone sono più furbe dei computer", ha aggiunto Nicolas Gauvrit, un altro dei ricercatori.