Dipendenze digitali: usare il cellulare a tavola è il sintomo di una patologia?

A tavola, al pub con gli amici o al cinema durante la proiezione di un film. Capita spesso di prendere in mano il cellulare senza cura dell’ambiente circostante: potrebbe essere una patologia, ma distinguerla è complicato. Anche per questo oltre 8 genitori su 10 si dicono preoccupati per la sicurezza online dei propri figli e la prima paura è, naturalmente, lo smartphone . A rilevarlo è un sondaggio dell’agenzia di comunicazione Hearts and Science, che indaga le ansie degli adulti verso le dipendenze digitali: uno su quattro ha vissuto esperienze negative sul web come furti d’identità o cyberbullismo e uno su tre ha affrontato casi di vere e proprie patologie. “Ci illudiamo di riuscire a controllarli – spiega Stefania Garassini, docente di Comunicazione digitale all’Università Cattolica di Milano – ma non sono strumenti neutri, sono dispositivi che inducono a un uso compulsivo”. In altre parole, rinunciare ad aprire una notifica, a rispondere a un messaggio o a monitorare il numero dei like ricevuti richiede uno sforzo, forse, necessario per non sviluppare dipendenze. Quando il cellulare diventa una dipendenza Cominciamo dal glossario delle patologie. Prima di tutto, il “phubbing” dall’inglese “phone” e “snubbing” , ovvero il comportamento di chi ignora le persone in favore dello smartphone. Poi, la “cyberchondria”, l’ipocondria digitale di chi cerca ossessivamente online i sintomi delle malattie. La “digital addiction” che impone di tenere sempre il cellulare in mano per controllare le notifiche. O “l’oversharing” che induce molti a pubblicare sui social ogni aspetto della propria vita privata. Infine, il “doomscrolling”, cioè lo scorrere in modo compulsivo il feed dei social fra una notizia cattiva e una peggiore. Niente paura per chi si riconosce in uno, o più, di questi atteggiamenti perché a distinguere le patologie sono compulsione e sregolatezza. “Il punto è che non sono gesti che facciamo volontariamente – continua Garassini – ma in modo automatico. È come se ci sedessimo a giocare a scacchi con uno scacchista che conosce tutte le nostre mosse e sa che siamo vulnerabili alla distrazione e alla gratificazione. Sta a noi saper reagire prima di non essere più in grado di rinunciare al cellulare”. Prima, cioè, che diventi una dipendenza. Divieto sì, divieto no La questione non riguarda solo i più giovani. “Gli adulti sono preoccupati anche e soprattutto per loro stessi”, conferma la professoressa. Ma i ragazzi restano i più esposti agli effetti delle dipendenze digitali e, anche per questo, il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha già imposto in estate lo stop al cellulare in classe, anche a scopi didattici, fino alle medie comprese. Eppure, raramente per i genitori la soluzione è il divieto: solo il 9%, secondo la ricerca di Hearts and Science, ha impedito ai figli l’accesso a internet. Gli altri tentano la convivenza. “Il problema non è la proibizione, per gli adulti, ma non sapere cosa fare – spiega Emanuele Giraldi, managing director di Hearts and Science che ha guidato il sondaggio – Sono preoccupati per la sicurezza, anche la loro, e per le fake news”. E l’ansia di non saper distinguere il vero dal falso online è alta anche per gli adulti definiti dall’indagine come “esperti”: quasi uno su cinque ammette di averla . “A queste condizioni, in famiglia manca educazione e dialogo. L’indagine fa capire che spesso hanno sensibilità per capire il problema, ma non le conoscenze: una lacuna difficile da colmare”, sostiene Giraldi. Le regole per i genitori “Quando la tecnologia non mi permette più di comunicare con i miei figli, non solo a tavola, allora scatta la necessità di imporre delle regole”. Questa è l’opinione della professoressa Garassini, ma quasi la metà dei genitori italiani, secondo il sondaggio Hearts and Science, ritiene che siano le scuole a dover assumere un ruolo primario nell’educazione digitale dei ragazzi. “Gli adulti sono entrati nel digitale senza manuale d’istruzioni – commenta Giraldi – non sanno come affrontarlo e come parlarne. Perciò, demandano molti aspetti alla scuola”. Anche per questo, Hearts and Science sta preparando un corso, in uscita entro maggio 2025, per preparare gli adulti a comprendere i pericoli digitali. E, quindi, ad avere meno paura. “Vogliamo aiutare i genitori a riacquistare la fiducia nella loro capacità di educare, anche dove la tecnologia sembra aver scombinato tutte le carte, rendendo normale stare al telefono durante una cena in famiglia”, conclude la professoressa Garassini.