Quanto ci si ammalava prima dell'introduzione dei vaccini?

La recente epidemia di morbillo negli Stati Uniti sta dimostrando – se ce ne fosse bisogno – quanto i vaccini siano efficaci. Se nel 2000 il morbillo era considerato debellato negli Usa, il calo del tasso di vaccinazioni registrato soprattutto negli ultimi cinque anni ha portato al divampare dell’attuale epidemia, che si sta diffondendo nelle contee meno vaccinate del Paese e ad oggi ha già causato due morti. Nella maggioranza delle contee del Texas e del Nuovo Messico, dove si sono registrati più casi la copertura vaccinale tra bambini e adulti è ben al di sotto del 95% necessario per garantire l’immunità di gregge. Non solo negli Stati Uniti A causa dello scetticismo nei confronti dei vaccini che ha iniziato a diffondersi già prima della pandemia da Covid-19 – ed è stato poi ulteriormente alimentato dai movimenti anti-vaccinali durante quest’ultima – negli ultimi anni il morbillo è tornato a diffondersi anche in altri Paesi del mondo, tra cui l’Italia. Nel nostro Paese i casi registrati nel 2024 sono stati più di mille, in netto aumento rispetto agli anni precedenti. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, nel 90% dei casi le persone colpite non erano vaccinate. Cosa succedeva prima dei vaccini? Se non bastassero questi dati a convincere dell’efficacia dei vaccini, il New York Times ha ritenuto necessario riportare alla memoria quello che succedeva prima della loro introduzione. Per mostrare quanto alcune delle malattie più contagiose fossero diffuse, il quotidiano americano ha analizzato sondaggi del passato che chiedevano ai genitori se i loro figli le avessero contratte. Il morbillo è una tra le malattie infettive più contagiose: prima del vaccino veniva contratto da 900 bambini su 1.000. Oltre alle tipiche pustole, nei casi più gravi può provocare polmonite, meningite ed encefalite, causando danni cerebrali permanenti, perdita dell’udito e della vista. Fu portato nelle Americhe per la prima volta dai colonizzatori europei e tra le popolazioni che non lo avevano mai contratto poteva uccidere fino a un quarto dei contagiati. Anche successivamente, nonostante l’esposizione, il morbillo risultava letale per il 20% dei bambini contagiati. Il primo vaccino fu lanciato all’inizio degli anni ‘60. Le altre malattie infettive debellate Prima del vaccino, circa 950 bambini su 1.000 contraevano il vaiolo, un virus che provoca febbre, cefalea, nausea, dolori corporei e la comparsa di vesciche piene di pus. Il 30% delle persone colpite durante le epidemie perdeva la vita, mentre i sopravvissuti portavano spesso i segni delle pustole o rimanevano ciechi. Il vaccino, creato nel 1789, ha portato all’eradicazione totale del virus intorno al 1980. Nel 1914 furono creati i primi vaccini per la difterite e la pertosse, che prima di quel momento contagiavano rispettivamente circa 100 e 700 bambini su 1.000. La difterite era spesso confusa con un semplice mal di gola, ma poteva provocare a paralisi e morte: durante le peggiori epidemie il suo tasso di mortalità era tra il 30% e il 50%. La pertosse inizia invece con sintomi simili a un semplice raffreddore, ma poi la tosse permane e peggiora, causando nei casi più gravi vomito, rottura delle costole, soffocamento e altre complicazioni anche letali. Fino all’invenzione del vaccino per la poliomielite nel 1955 e la sua eradicazione negli anni ‘90, la malattia colpiva 20 bambini su 1.000 e nei casi più gravi provocava paralisi e la morte. Le meno gravi – ma comunque molto dannose in rari casi – parotite e rosolia colpivano invece rispettivamente 600 e 200 bambini su 1.000, fino a quando il vaccino lanciato alla fine degli anni ‘60 non ha dato una spinta decisiva al loro contrasto.

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