Depressione post partum: in Italia mancano servizi e percorsi

In Italia, circa due donne su mille sono ricoverate o vengono seguite da un team di specialisti a causa di disturbi psicologici durante la gravidanza o nel periodo successivo al parto. Il 3% delle madri sperimenta forme gravi di depressione e tra il 10 e il 15% soffre di depressione post-parto lieve o moderata. Non solo: il suicidio post-partum ha lo stesso tasso di mortalità dell’emorragia ostetrica, che è la prima causa di morte materna in Italia. Tra le madri che si tolgono la vita, più della metà non aveva avuto accesso a cure psicologiche specifiche. Ma in che modo il servizio sanitario italiano si prende cura della salute mentale delle donne in gravidanza o che hanno appena partorito? Uno studio pionieristico, pubblicato su European Psychiatry nel 2024, rivela una situazione preoccupante nell'assistenza alla salute mentale perinatale nel nostro Paese. Il tempo di attesa In Italia non esiste un sistema di strutture o servizi specializzati in salute mentale perinatale: le pazienti si rivolgono quindi ai dipartimenti di salute mentale, ovvero l'insieme delle strutture e dei servizi che si occupano della cura, dell'assistenza e della tutela della salute mentale nell'ambito del territorio definito dalle Aziende sanitarie locali . Al suo interno si trovano servizi per l’assistenza diurna, centri semiresidenziali o residenziali e ospedali. A indirizzare le pazienti verso queste strutture sono generalmente i consultori familiari. Lo studio, realizzato da un gruppo di ricercatori e ricercatrici dell'istituto Superiore di Sanità, ha coinvolto tutti i 127 dipartimenti di salute mentale presenti in Italia: 119 hanno partecipato alla ricerca. Per le donne con diagnosi di disturbi mentali, i percorsi preconcezionali, ovvero l’insieme di valutazioni e interventi medici destinati a ottimizzare la salute della coppia prima del concepimento per aumentare le possibilità di una gravidanza sana e ridurre i rischi per la madre e il neonato, sono disponibili nel 58% delle strutture. Solo nel 5% di queste, tuttavia, sono presenti materiali informativi su questo tipo di servizio. La maggior parte delle pazienti deve aspettare in media almeno due settimane per ricevere una diagnosi, poiché la salute mentale perinatale non è considerata, di per sé, una condizione che garantisce priorità diagnostica. L’80% dei dipartimenti di salute mentale, tuttavia, non ha definito un percorso diagnostico terapeutico assistenziale per questo tipo di patologie: in 4 casi su 10, il percorso che seguono le pazienti non è organizzato a priori e dipende completamente da una rete di comunicazione informale tra specialisti. Pochi servizi, pochi specialisti Durante la gravidanza o durante il primo anno di vita del neonato, le donne possono accedere a 34 ambulatori specializzati in salute mentale perinatale, che sono quindi presenti in solo 1 dipartimento su 4. Solo in metà di questi ambulatori è presente un psichiatra o uno psicologo. Più in generale, nel 46% dei dipartimenti di salute mentale italiani è disponibile un team di riferimento di professionisti in psicofarmacoterapia, mentre solo il 6,7% è in grado di ricoverare la paziente e il neonato in strutture o reparti psichiatrici. IL confronto con il Regno Unito All’interno dello studio, il team di ricerca segnala l’esempio del Regno Unito, che negli ultimi quindici anni si è impegnato per migliorare l’accesso a cure specialistiche per le donne con disturbi mentali perinatali. Attraverso finanziamenti mirati, il sistema sanitario inglese è riuscito infatti a migliorare la formazione del personale, raggiungere una copertura geografica completa di servizi specialistici comunitari e aumentare il numero di Mother-Baby Unit . In Italia non esistono questo tipo di unità specializzate, quindi è quasi impossibile fornire trattamento ospedaliero alle donne che necessitano di ricovero psichiatrico nel primo anno dopo il parto senza separarle dal loro bambino. Nel resto dell’Unione europea, le Mother-Baby Unit sono già diffuse in Francia, Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo, Germania e Spagna. Il sistema sanitario inglese offre anche un approccio globale alla salute natale perinatale, che riguarda tutta la famiglia, non solo la madre e il bambino, e coinvolge quindi psichiatri, infermiere, psicologi e assistenti sociali . “Il ritardo dell’Italia nell’occuparsi della salute mentale perinatale è in contrasto con il ruolo pionieristico dell'Italia nella deistituzionalizzazione della salute mentale, che ha posto le persone con disturbi mentali al centro del processo di cura e riabilitazione”, segnalano gli autori dello studio. Questo scenario, secondo il team di ricerca, può essere spiegato da diversi fattori: da un lato, l'interesse per la salute mentale perinatale è relativamente nuovo in Italia, con solo un dipartimento su cinque coinvolto in progetti di ricerca; dall’altro, e la riduzione delle risorse destinate alla sanità negli ultimi 20 anni ha ostacolato lo sviluppo di competenze specialistiche.

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Roberta Cavaglià