Influenza, che virus circolano? Il punto con Fabrizio Pregliasco

Con l’avvicinarsi della stagione invernale, con i primi freddi e l’arrivo delle vacanze di Natale, parte in salita la stagione influenzale. A fare il punto su come sarà l’influenza 2024 e sugli altri virus è il virologo Fabrizio Pregliasco, direttore della scuola di specializzazione in Igiene Generale e Medicina preventiva dell’Università degli Studi di Milano. Quali virus circolano in questo momento? La scorsa settimana, sul fronte dell’influenza, abbiamo visto una prevalenza della variante H1N1 e non della H3N2, la cosiddetta australiana, che era stata individuata nelle settimane precedenti e che è quella che ci preoccupa di più. Dall’Istituto Superiore di Sanità segnalano come su 1.142 campioni clinici ricevuti da diversi laboratori della rete RespiVirNet, solo 18 -l’1,6%- sono risultati positivi al virus influenzale, mentre 37 – il 3,2% per Sars-Cov 2, 19 – 1,7%- per sinciziale e i rimanenti 254 per altri virus respiratori. È una buona notizia? C’è da fare una premessa importante. Ogni anno la dimensione della stagione influenzale dipende dalla presenza di diversi virus, perché il contributo complessivo viene dato anche da quei virus che causano forme più pesanti. Tra questi c’è il virus respiratorio sinciziale che nei bambini può provocare bronchiolite, ma è pesante anche negli anziani. Per quanto riguarda il protagonista principale, che è il virus influenzale, l’intensità dei sintomi dipende dalla presenza e dalla diffusione delle varianti A/H3N2, che in Australia nella loro stagione che si è appena conclusa, ha determinato un gran numero di casi. È stata la seconda stagione peggiore degli ultimi dieci anni con un elevato numero di casi. Negli anziani e nei fragili ci sono state forme di encefalite con la presenza di confusione e disorientamento. Questo sarebbe estremamente grave soprattutto in una popolazione anziana come la nostra. Ma al momento prevale la presenza dell’H1N1 che da sintomi meno pesanti. Quali sono i sintomi influenzali quest’anno e quali ci devono preoccupare? La vera influenza, quale che sia, si riconosce per tre elementi. Inizio brusco della febbre oltre i 38 gradi, la presenza di almeno un sintomo respiratorio e la contemporanea presenza di un sintomo generale, quali i dolori muscolari o articolari. Queste tre caratteristiche sono comuni a tutti i veri virus influenzali. A questi, però, come detto, nel caso della “Australiana” l’intensità è maggiore e più frequente un interessamento a livello neurologico. I vaccini antinfluenzali disponibili sono efficaci anche contro il sottotipo virale H3N2? La composizione vaccinale prevista dall’Oms copre queste varianti, anche se sappiamo che l’evitamento della malattia non è totale. Mi spiego meglio: chi fa il vaccino è protetto all’80 per cento dalla malattia dopo 15 giorni dalla somministrazione. Questo, però, significa che comunque per chi è vaccinato, se anche incontra il virus, i sintomi saranno più leggeri. I risultati più importanti restano quelli sulla riduzione della mortalità per anziani e fragili. Il Sars-CoV 2 circola ancora? Si, con un andamento con onde: sale e scende. È come le onde di un sasso nello stagno, che si va via via riducendo. La scorsa settimana, però, sono morte in Italia 47 persone positive al Covid, 58 sono in terapia intensiva e 1400 sono i ricoverati. Si tratta di un dato numerico sottostimato perché sono pochi quelli che, in presenza di sintomi, fanno il tampone. Il mio suggerimento, per i fragili e per gli anziani, a fronte di una sintomatologia variegata, è quello di fare il tampone e in caso di positività rivolgersi al medico di famiglia per valutare l’uso di un antivirale. È molto importante somministrarlo nei primi giorni, non appena compaiono i sintomi. Farmaci come il paxlovid sono estremamente efficaci e, si è visto, quasi privi di effetti collaterali. Anche per il Covid-19 è importante l’esecuzione di un richiamo vaccinale che si può fare insieme al vaccino antinfluenzale. Si tratta di una composizione aggiornata alla variante JN-1, della famiglia Omicron, che resta prevalente nel nostro paese. Quindi, il vaccino da un’ottima copertura ed evita le complicanze che ancora ci sono nelle persone anziani e nei fragili. È in corso la campagna per immunizzare i neonati con anticorpi monoclonali per Rsv, il virus respiratorio sinciziale, che determina la bronchiolite. Come sta andando? C’ è una buona adesione. L’anticorpo protegge per tutta la stagione invernale. Si tratta di anticorpi specifici e mirati al virus, che lo distruggono. Quindi, quando il bambino incontra il virus sinciziale, che è tra i più diffusi, l’anticorpo lo neutralizza. Non ci sono effetti collaterali e viene proposto entro l’anno di vita gratuitamente nelle strutture del Servizio Sanitario Nazionale. Sta arrivando il freddo. La situazione peggiorerà? Di sicuro nel momento in cui il freddo è intenso e prolungato nel tempo, viene facilitata la diffusione dei virus influenzali rispetto agli altri virus, che stanno circolando ora, che si avvantaggiano degli attuali sbalzi termici. Per spiegare meglio, i virus cugini all’influenza approfittano della temperatura che sale e scende. L’influenza, invece, esplode quando le temperature scendono e restano stabili per un po'. Ogni anno parliamo del picco influenzale durante le vacanze di Natale, questo perché, oltre al freddo, i viaggi, i baci, i cenoni in luoghi caldi e affollati, sono complici della diffusione del virus. Come sempre per capire come andranno le cose, bisogna spettare il periodo a cavallo tra la fine dell’anno e l’inizio del nuovo. Preoccupa l’influenza aviaria? Ci sono casi nel nostro Paese? In questo momento non ci sono casi di influenza aviaria in Italia. Si tratta di una variante del virus influenzale A/H5N1 specifica di alcune specie aviarie che determina, nei volatili che la contraggono, forme a bassa patogenicità che facilitano la diffusione nei migratori oppure forme ad alta patogenicità con pesanti danni emorragici e neurologici. Quando l’influenza aviaria arriva in un allevamento intensivo, muore oltre l’80 per cento degli animali e in questi casi è necessaria una bonifica ambientale e un abbattimento totale. In Italia le leggi sono molto severe, all’estero in alcuni casi non lo sono. Dal 1997 si segnalano casi di forme di infezione umana, in alcuni casi banali, con congiuntivite e naso che cola, in altri con forme pesanti con polmoniti virali gravi. Tutto questo colpisce soggetti che hanno avuto un contatto diretto con gli animali malati vivi. Negli Stati Uniti ad oggi si stanno susseguendo oltre 500 focolai in bovini da latte, con un riscontro di positività nel latte crudo. In Canada un bambino è stato contagiato con una forma pesante, e le autorità locali stanno indagando per capire dove possa averla contratta. Allo stato attuale per la popolazione generale, il rischio è basso, salvo l’eventuale suggerimento di bollire il latte, procedura importante per evitare anche il rischio di altri agenti infettivi. È importante la grande attenzione a livello internazionale, nella sorveglianza e nella prevenzione. Le istituzioni di tutti i paesi devono continuare a monitorare gli andamenti di tutte le forme umane e veterinarie influenzali, senza abbassare la guardia. Solo così si possono evitare diffusioni incontrollate delle malattie epidemiche.