Covid, quali sono i nuovi sintomi? Quando sottoporsi a tampone? La guida
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Cosa fare se si è entrati in contatto con una persona che poi si scopre aver sviluppato un’infezione da coronavirus? Rispetto all'inizio della pandemia, la sintomatologia è cambiata? Dà un quadro generale della situazione Michele Lagioia, Direttore Medico Sanitario dell’IRCCS Istituto Clinico Humanitas Rozzano
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- Cosa fare se si è entrati in contatto con una persona che poi si scopre aver sviluppato un’infezione da Covid-19? Quali sono i sintomi che caratterizzano le nuove forme del virus? A dare un quadro generale è Michele Lagioia, Direttore Medico Sanitario dell’IRCCS Istituto Clinico Humanitas Rozzano
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- Sul sito dell’Humanitas, Lagioia spiega innanzitutto che i sintomi legati al coronavirus oggi sono “piuttosto diversi” da quelli di inizio pandemia, quando le spie principali erano ad esempio perdita, diminuzione, alterazione e diminuzione di olfatto e gusto
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- L’infezione oggi porta con sé soprattutto “febbre, tosse secca, difficoltà respiratorie, naso che cola, congestione nasale, mal di gola, mal di testa, voce rauca e dolori muscolari e articolari”
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- Se ci si accorge di avere un sintomo riconducibile al coronavirus, Lagioia consiglia di sottoporsi a tampone (antigenico o molecolare)
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- Diversamente da quanto previsto nei tempi più duri della pandemia, chi risulta positivo a un test Covid non è più tenuto a isolarsi. Lo prevede la circolare che il Ministero della Salute ha rilasciato lo scorso 11 agosto
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- Questo non significa però che non sia il caso di prendere qualche accorgimento. Tra questi: restare a casa se si è sintomatici, utilizzare una mascherina se si hanno contatti con altre persone (meglio la FFP2), essere particolarmente attenti all’igiene delle mani (lavarle con acqua e sapone o con specifiche soluzioni igienizzanti), tenersi alla larga da ambienti affollati
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- Lagioia consiglia anche di “evitare il contatto con persone fragili, immunodepresse, donne in gravidanza ed evitare di frequentare ospedali o RSA”, avvisare tutte le persone con cui si hanno avuto contatti nei giorni precedenti alla scoperta della positività, “a maggior ragione se anziane, fragili o immunodepresse”. Bisognerebbe anche contattare il proprio medico curante in tre casi: “Se si è persona fragile o immunodepressa, se i sintomi non si risolvono dopo 3 giorni o se le proprie condizioni cliniche peggiorano”
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- Così come per l’isolamento, non sono più previste nemmeno limitazioni particolari per chi è entrato in contatto con una persona positiva al Covid-19. Anche in questo caso è comunque meglio “evitare il contatto con persone fragili, immunodepresse o donne in gravidanza”. Attenzione alla comparsa di sintomi che potrebbero suggerire di sottoporsi a tampone
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- Lagioia ricorda che l’Ecdc - European Centre for Disease Prevention and Control – classifica le varianti Covid sulla base di tre livelli di rischio: variante sotto monitoraggio (VUM); variante di interesse (VOI) e variante di preoccupazione (VOC). Al 6 ottobre, sul sito dell’Ecdc non si trova nessuna VOC. Ci sono però alcune VOI – Omicron B.A.2.75 (Centaurus), Omicron XBB.1.5 (Kraken) e le sue varie ricombinazioni (come Eris, Fornax) – e alcune VUM, come Arcturus e Pirola
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- Stando ai risultati dell'ultima flash survey delle varianti dell'Iss, pubblicata il 5 ottobre, in Italia si registra "una predominanza di ceppi virali Omicron tra cui si osservano numerosi ricombinanti riconducibili a XBB e relativi sotto-lignaggi". Tra questi "si conferma la netta prevalenza di EG.5"