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Covid, 007: "Con pandemia impennata di fake news e disinformazione"

Salute e Benessere
©Ansa

È quanto emerso dalla Relazione annuale dell'Intelligence, pubblicata in data odierna, che sottolinea un ampliamento dei "margini di intervento per attori ostili propensi all'uso combinato di più strumenti a fini manipolatori e d'influenza"

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L'emergenza coronavirus ha fatto registrare "un'impennata di campagne disinformative e fake news". È quanto emerge dalla Relazione annuale dell'Intelligence, pubblicata in data odierna (primo marzo 2021), che sottolinea un ampliamento dei "margini di intervento per attori ostili propensi all'uso combinato di più strumenti a fini manipolatori e d'influenza". In particolare, gli 007 segnalano  il "ricorso all'utilizzo combinato, da parte dei principali attori ostili di matrice statuale, di campagne disinformative e attacchi cibernetici, volti a sfruttare l'onda emotiva provocata dalla crisi sanitaria, nel tentativo di trasformare la pandemia in un vantaggio strategico di lungo termine". In generale, nel documento, curato dal Comparto Intelligence (DIS, AISE e AISI), si sottolinea come l'emergenza sanitaria sia inevitabilmente intervenuta "con la sua portata dirompente e planetaria, anche nel campo d’azione dell’Intelligence, rendendo il panorama della minaccia più ampio, fluido e complesso".

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Dal report annuale emerge anche una crescita del 20% degli attacchi cibernetici contro assetti rilevanti per la sicurezza nazionale. In particolare, gli 007 sottolineano "come attori statuali abbiano tentato di sfruttare le debolezze connesse all'ondata pandemica per porre in atto attacchi sofisticati miranti ad esfiltrare informazioni sensibili su terapie e stato della ricerca".

Covid, 007: "Cresce rischio mani estere su asset Italia"

Lo scorso anno, inoltre, come evidenziato nella Relazione annuale dell'Intelligence, la congiuntura economica determinata dall'emergenza Covid ha "reso più concreto il pericolo che attori esteri, favoriti anche dall'accesso a forme di finanziamento confinalità extraeconomiche, si ponessero quali acquirenti di asset pregiati in Italia, con prospettive di spostamento dei centri decisionali e produttivi al di fuori dei nostri confini e/o di perdita di know how, a detrimento della competitività del tessuto economico nazionale".