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Tumore al seno avanzato, terapia mirata può migliorare la sopravvivenza

Salute e Benessere

E’ possibile grazie alla molecola “alpelisib”, al centro di una terapia contro il tumore al seno avanzato con mutazione del gene PIK3CA. A metterla a punto, i risultati dello studio Solar -1, presentati al congresso virtuale dell'Associazione europea di oncologia medica (Esmo)

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Una molecola, chiamata “alpelisib”, al centro di una terapia mirata capace di migliorare la sopravvivenza nelle donne a cui è stato diagnosticato un tumore al seno in stadio avanzato. Si tratta della prima e unica terapia specificamente approvata contro il tumore al seno avanzato con mutazione del gene PIK3CA. A metterla a punto, i risultati dello studio Solar -1, recentemente presentati al congresso virtuale condotto dagli esperti dell'Associazione europea di oncologia medica (Esmo). Nel lavoro di ricerca è stato dimostrato come il farmaco, unito ai vantaggi delll'ormonoterapia, abbia determinato un miglioramento clinicamente rilevante di 8 mesi nella sopravvivenza globale nelle pazienti rispetto a coloro che sono state sottoposte solamente ad ormonoterapia.

Tumore al seno - ©Getty

 Un trattamento approvato anche in Europa  

Non è tutto, perché come spiega proprio l’Esmo sul proprio sito web, nelle pazienti con metastasi polmonari o epatiche, condizioni cliniche presenti nel 41% delle donne in post menopausa con questo tipo di tumore e considerate le più difficili da curare, è stato monitorato grazie a questa terapia un miglioramento della sopravvivenza globale di oltre 14 mesi. Ad oggi, tra l’altro, alpelisib è l'unico trattamento approvato in Europa, Stati Uniti e in altri 15 Paesi per questo tipo di neoplasia della mammella. "Nel 2019, in Italia, sono stati stimati circa 53mila nuovi casi di tumore della mammella. Circa due terzi delle pazienti sono colpiti dalla forma con recettori ormonali positivi/HER2 negativo con mutazione genetica PIK3CA. Proprio PIK3CA è il gene mutato più comune nel carcinoma mammario, presente in circa il 40% delle pazienti con tale tumore”, ha spiegato Pierfranco Conte, Direttore della Divisione di Oncologia Medica 2, presso l’Istituto Oncologico Veneto di Padova. “Quando il gene PIK3CA è mutato produce una proteina anomala, che viene bloccata da alpelisib, terapia a bersaglio molecolare”, ha aggiunto. Ma come interviene il farmaco? Lo fa proprio su questa via metabolica, ha sottolineato Conte, “contribuendo in maniera decisiva al controllo della crescita della malattia e riducendo le dimensioni complessive del tumore. Alpelisib, come evidenziato dallo studio Solar-1, potenzia l'efficacia dell'ormonoterapia e permette di compiere un ulteriore passo in avanti verso la cronicizzazione della malattia in una popolazione di pazienti con prognosi particolarmente sfavorevole".

Nuovi scenari nelle terapie

AIpelisib, sottolineano gli esperti, è stato approvato dall'Agenzia Europea del Farmaco lo scorso luglio. In oncologia, rileva ancora Conte, "l'arrivo di una nuova terapia mirata richiede il ripensamento della strategia diagnostica e terapeutica. È, quindi, indispensabile che la mutazione del gene PIK3CA sia individuata con un test specifico, eseguito su tessuto tumorale oppure su sangue tramite biopsia liquida”. Secondo l’oncologo i laboratori di anatomia patologica devono attrezzarsi per individuare questa mutazione. Ed è necessario che i medici, prima di iniziare il trattamento, sappiano “se è presente la mutazione, per definire la strategia terapeutica e la scelta della corretta sequenza di terapie ormonali". La bontà di questo studio, inoltre, apre la strada a nuovi scenari, dato che questa mutazione è presente anche in altri tipi di tumore della mammella, triplo negativo e HER2 positivo, e in tumori come quello della testa-collo e dell'ovaio.

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