Si tratta di un risultato primo nel suo genere a livello europeo, ottenuto dagli esperti dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Bergamo, impegnati in prima linea nella lotta contro il coronavirus
All’Istituto Mario Negri di Bergamo è stato fotografato per la prima volta il coronavirus all’interno di una cellula renale.
Si tratta di un risultato primo nel suo genere a livello europeo, ottenuto dagli esperti dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Bergamo, impegnati in prima linea nella lotta contro il coronavirus.
Remuzzi: “La causa della morte spesso è l’insufficienza renale”
"La scoperta è molto importante perché ci consente di avanzare nello studio di una cura che vada oltre il focus dei polmoni”, ha dichiarato il prof. Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto Mario Negri. “Bisogna capire che la causa della morte non è solo l'insufficienza respiratoria ma in moltissimi casi è l'insufficienza renale. La dinamica è riportata anche sul recente numero della rivista Science".
L’importanza della tempestività dell’intervento
Gli esperti dell’Istituto Mario Negri, sul sito ufficiale, hanno raccolto le evidenze emerse in corsia dopo 15 giorni in prima linea nella battaglia contro il coronavirus. Dall’osservazione statistica dei dati raccolti dai pazienti positivi è emersa l’importanza della tempestività del trattamento.
“Bisogna investire quanto più possibile già nel pronto soccorso, perché se si arriva in terapia intensiva, la battaglia purtroppo diventa durissima. In questo senso è importante ottenere diagnosi più veloci con il "test del cammino””, spiegano gli esperti dell’istituto. Si tratta di un esame che si basa sulla misurazione della saturazione del sangue, da eseguire a riposo e dopo aver fatto 30 passi o una rampa di scale.
“Sappiamo, infatti, che la polmonite da Covid-19 porta ad una diminuzione del livello di ossigeno nel sangue, senza che il paziente se ne renda conto finché non è tardi. Per questo la nostra idea è di munire i pazienti che si presentano in pronto soccorso, ma non necessitano di essere ricoverati, di un saturimetro che consenta loro di tenere monitorato l'andamento della saturazione una volta a casa”, spiega Guido Bertolini, capo del Laboratorio di Epidemiologia Clinica dell'Istituto Mario Negri di Bergamo. “In caso di abbassamento al di sotto della soglia 95-100, i pazienti possono chiamare le autorità sanitarie”.