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Consultori, in Italia ancora troppe poche strutture

Salute e Benessere

Lo rivela un'indagine dell’Istituto Superiore di Sanità, effettuata sui modelli organizzativi, le attività e le risorse degli enti sul territorio. La legge prevede che siano almeno uno ogni 20mila abitanti, invece sono appena uno ogni 35mila

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In Italia c’è un consultorio ogni 35mila abitanti. Un rapporto che viola la legge 34/96, che ne prevederebbe invece uno ogni 20mila. È quanto emerge della prima indagine dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), effettuata sui modelli organizzativi, le attività e le risorse di queste strutture, che ha coinvolto 1.800 consultori italiani. Lo studio evidenzia come la presenza sul territorio, in ben sette regioni, è meno della metà rispetto ai bisogni della popolazione con consultori che, in alcuni casi, devono offrire assistenza a più di 40mila persone.

Ruolo strategico

I consultori sono degli enti o organismi destinati a fornire la consulenza di esperti su problemi, per lo più di natura igienico-sanitaria. La quasi totalità di quelli partecipanti all'indagine (1.535 su 1.800; 622 al Nord, 382 al Centro e 531 al Sud) operano nell'ambito della salute della donna. E più del 75% di queste realtà si occupa di sessualità, contraccezione, salute preconcezionale, percorso nascita, malattie sessualmente trasmissibili, screening oncologici, menopausa e post-menopausa. Secondo Laura Lauria, responsabile scientifico del progetto che ha portato alla ricerca, "da questa prima analisi i consultori risultano un servizio unico per la tutela della salute della donna, del bambino e degli adolescenti". E, nonostante la frequente indisponibilità di risorse dedicate e la carenza di organico, per l’esperta "tutti i consultori svolgono un’insostituibile funzione di informazione a sostegno della prevenzione e della promozione della salute della donna in età evolutiva". Allo stesso tempo, aggiunge Lauria, "accompagnano il percorso nascita seguendo le donne in gravidanza e nel dopo parto, offrono lo screening del tumore della cervice uterina e garantiscono supporto a coppie, famiglie e giovani, sebbene con diversità per area geografica suscettibili di miglioramento". Diversi consultori hanno anche svolto attività nelle scuole: con gli studenti gli argomenti trattati sono stati l'educazione affettiva e sessuale (nel 94% dei casi), seguiti dagli stili di vita, dal bullismo e dal cyberbullismo.

Differenze regionali

Stando ai dati raccolti dall’indagine, le figure professionali più rappresentate nei consultori sono il ginecologo, l'ostetrica, lo psicologo e l'assistente sociale. In diversi casi è stata registrata una grande sofferenza e variabilità in termini di organico di regione in regione. Solo cinque di queste, tutte al Nord, raggiungono lo standard atteso per la figura dell'ostetrica, 2 per il ginecologo, 6 per lo psicologo e nessuna per l'assistente sociale. In compenso, l'assistenza al percorso nascita, il percorso d'interruzione volontaria di gravidanza e l'accesso allo spazio giovani sono prestazioni gratuite garantite in tutte le regioni. Cinque di queste, però, prevedono il pagamento di un ticket per alcuni servizi, come ad esempio gli esami per infezioni o malattie sessualmente trasmissibili, le visite per la menopausa, le consulenze psicologiche e sessuologiche, le psicoterapie e la contraccezione.

Quaranta anni di attività

I risultati della ricerca sono stati presentati a Roma nell'ambito del convegno "I consultori familiari a 40 anni dalla loro nascita tra passato, presente e futuro". L’indagine è stata possibile grazie al progetto "Analisi delle attività della rete dei consultori familiari per una rivalutazione del loro ruolo con riferimento anche alle problematiche relative all'endometriosi", finanziato e promosso dal ministero della Salute e coordinato dal Reparto Salute della Donna e dell’Età Evolutiva dell'Iss.