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Vaccini, un’indagine rivela che un anziano su cinque è scettico. Medici poco informati

Salute e Benessere
Immagine di archivio (Agenzia Fotogramma)

I risultati dello studio, presentati durante il 64esimo Congresso nazionale della Società italiana italiana di Gerontologia e Geriatria (Sigg), indicano che solo un medico su due propone il vaccino contro lo pneumococco 

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In alcuni casi, i vaccini possono salvare la vita ai pazienti più avanti con gli anni, ma sono poche le persone che chiedono informazioni sul tema. Inoltre, spesso anche gli stessi medici sono poco informati. Da un’indagine presentata al 64esimo Congresso nazionale della Società italiana di Gerontologia e Geriatria (Sigg), che si tiene a Roma dal 27 al 30 novembre, è emerso che in Italia poco più di un anziano su due si vaccina per l’influenza, e solo in poche regioni si arriva al 50% di copertura contro lo pneumococco. I risultati della ricerca indicano anche che solo un medico su due propone il vaccino contro lo pneumococco e appena uno su quattro consiglia il nuovo vaccino per l’Herpes Zoster. Lo studio della Sigg è stato condotto su 500 medici, principalmente giovani specialisti in geriatria o specializzandi, per indagare la conoscenza dei vaccini per gli over 65.

Solo il 46% dei medici propone il vaccino per lo pneumococco

L’indagine condotta dagli esperti della Sigg indica che solo un anziano o un caregiver su tre chiede informazioni sulle vaccinazioni, in due casi su tre per timore degli effetti collaterali e in un caso su cinque per scetticismo nei confronti dei vaccini. “Questi risultati indicano che sarebbe indispensabile un’offerta proattiva delle vaccinazioni da parte dei medici. Pochi però lo fanno”, spiega Raffaele Antonelli Incalzi, presidente Sigg. “Il 76% dei medici intervistati propone il vaccino antinfluenzale, ma solo il 46% offre agli anziani quello per lo pneumococco e appena il 25% parla della vaccinazione per Herpes Zoester ai propri assistiti. Un dato, quest’ultimo, estremamente basso, che però potrebbe essere parzialmente influenzato dal fatto che solo di recente questa vaccinazione è stata inserita nei Lea (livelli essenziali di assistenza)”, aggiunge l’esperto.

La necessità di migliorare la formazione dei medici sui vaccini

Incalzi sottolinea che dall’indagine emergono alcune lacune nella formazioni dei dieci. “Appena un medico su dieci sa, per esempio, che un paziente con comorbidità per diabete, broncopneumopatia e insufficienza renale ha una chiara indicazione al vaccino antinfluenzale e anti-pneumococco. Meno di un medico su due sa rispondere correttamente a domande sul vaccino anti Herpes Zoster”. Per il presidente della Sigg, la formazione dei medici dev’essere migliorata, anche favorendo la partecipazione a corsi di formazioni specifici sui vaccini o promuovendo la discussione di tematiche vaccinali ai congressi.