In Evidenza
Altre sezioni
altro

Per continuare la fruizione del contenuto ruota il dispositivo in posizione verticale

Sintomi del tumore, le donne italiane tra le più consapevoli

Salute e Benessere
Immagine di archivio (Agenzia Fotogramma)

Lo indicano i risultati del rapporto ‘Supporting women with cancer’, pubblicato dalla società farmaceutica Merck e ideato in collaborazione con l'Union for International Cancer Control (Uicc) 

Condividi:

Dal rapporto ‘Supporting women with cancer’, pubblicato dalla società farmaceutica Merck e ideato in collaborazione con l'Union for International Cancer Control (Uicc), emerge che le donne italiane sono, a livello globale, tra le più consapevoli dei segni e dei sintomi del loro tumore prima della diagnosi. Il 51% li ha valutati come campanelli d’allarme: si tratta di un dato superiore rispetto alla media di altri 23 Paesi, ferma al 45%. Lo studio è stato condotto su un campione di 4.585 donne provenienti da tutto il mondo.

L’assenza di supporto adeguato

Il documento evidenzia anche che a livello mondiale solo una donna su cinque (il 20%) a cui è stato diagnosticato un tumore ritiene di aver ricevuto un supporto adeguato per la gestione della famiglia o per l’adeguamento della propria condizione lavorativa al mutato stato di salute. Il 34% del campione ha dichiarato di non essere stato sostenuto in alcun modo dal proprio datore di lavoro. Inoltre, il 47% delle donne ha dichiarato di non aver mai partecipato a un programma di screening oncologico. Un’affermazione condivisa da un’italiana su tre. Dal report emerge anche che in Italia esiste la tendenza a sottovalutare i rischi associati a tumori non considerati esclusivamente femminili, tra cui quelli al colon e al polmone.

La situazione in Italia

Nella Penisola, l’85% delle donne intervistate ha dichiarato di non aver ricevuto sufficiente supporto per gestire le responsabilità familiari e l’81% lamenta analoghi problemi sul fronte lavorativo. Le intervistate che hanno affermato di non aver mai partecipato a un programma di screening hanno fornito tre principali motivazioni: il 52% sostiene di non prendere sul serio i sintomi, il 38% teme una diagnosi e il 29% ha preferito ritardare una visita dal medico a causa dei costi. Le barriere che in Italia hanno ritardato l’accesso alle visite sono state la scarsa consapevolezza della necessità di sottoporsi ai controlli diagnostici e il timore della diagnosi.