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Staminali del sangue prodotte in abbondanza: i potenziali benefici

Salute e Benessere
Staminali (Ansa)

I ricercatori sono riusciti a far moltiplicare in grandi quantità le staminali ematopoietiche nei topi. Se confermati nell’uomo, i risultati sarebbero preziosi per trattare la leucemia e altre malattie del sangue 

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La possibilità di moltiplicare le cellule staminali del sangue in laboratorio è stata per decenni una chimera per gli scienziati, ostacolati nel loro tentativo di trovare una cura per i pazienti affetti da leucemia o altre malattie del sangue come l’anemia falciforme. La soluzione all’enigma potrebbe essere ora più vicina grazie al lavoro di un team di ricercatori dell’Università di Tokyo e di quella di Stanford, che sono finalmente riusciti a produrre le staminali ematopoietiche in grandi quantità. I risultati pubblicati su Nature sono stati ottenuti attraverso esperimenti eseguiti sui topi: se riconfermati sulle cellule umane, potranno rappresentare la chiave per rendere possibili i trapianti nei malati di leucemia per riparare i danni creati al sistema immunitario.

L’importanza delle staminali del sangue

Le staminali ematopoietiche, situate nel midollo osseo, sono in grado sia di creare copie dell’originale che di differenziarsi in diversi tipi di cellule immunitarie o del sangue. Dopo anni di sforzi risultati vani, il team di ricercatori guidato da Hiromitsu Nakauchi ha scoperto ciò che rendeva impossibile la moltiplicazione di queste cellule in laboratorio, ovvero le impurità dei tradizionali metodi di coltura: tra queste, il gruppo ha provato a rimuovere l’albumina, una proteina del sangue nel quale le sterminati venivano coltivate. Così, rimpiazzando questo ingrediente con l’alcol polivinilico, utilizzato anche nelle colle, i ricercatori hanno portato le cellule di topo a moltiplicarsi fino a migliaia di volte in un periodo di 28 giorni.

Trapianti di staminali per evitare chemio e radiazioni

Nakauchi ha definito il traguardo raggiunto “uno degli obiettivi della mia vita da ricercatore di cellule staminali”. Nell’esperimento condotto, i ricercatori hanno inoltre constatato che, in seguito al trapianto, le staminali del sangue hanno prosperato in quei topi che non erano stati sottoposti al cosiddetto ‘condizionamento’, ovvero il processo di eliminazione, compiuto attraverso radiazioni o chemioterapia, che serve a ‘preparare’ il sistema immunitario del ricevente al fine di evitare un rigetto delle cellule trapiantate. Dopo gli importanti risultati ottenuti, i ricercatori proveranno ora a testare se quanto osservato può essere replicato con le cellule umane; per Luigi Naldini, direttore dell’Istituto San Raffaele-Telethon per la terapia genica, il trapianto di grandi quantità di staminali del sangue “è attraente ma richiede ulteriori test, prima nei topi e poi nell’uomo”.