In Evidenza
Altre sezioni
altro

Dormire male può portare alla depressione

Salute e Benessere
Foto di archivio (Getty Images)

Una ricerca condotta dall'Università di Glasgow ha dimostrato l'esistenza di un legame tra la rottura dei ritmi circadiani e l'incremento della possibilità di contrarre gravi malattie mentali 

Condividi:

Dormire bene è un requisito essenziale per condurre una vita sana e per affrontare le giornate con energia. A confermare ulteriormente questa tesi, è uno studio condotto dall'Università di Glasgow e pubblicato sulla rivista di psichiatria Lancet Psychiatry riguardante la connessione tra un ciclo del sonno disordinato e gravi malattie mentali come la depressione e il disturbo bipolare. Chi dorme male, in buona sostanza, avrebbe maggiori possibilità di contrarre queste patologie.
L'enorme ricerca condotta dall’ateneo è stata effettuata su ben 91.005 persone di cui sono stati monitorati i movimenti e il livello di felicità per un certo periodo di tempo. I risultati hanno dimostrato che esiste un legame tra l'essere troppo attivi di notte e poco di giorno e il cattivo umore.
I cicli del sonno di studenti e lavoratori su turni risultano collegati ad atteggiamenti lunatici, infelicità e solitudine.
Secondo gli scienziati, questi fenomeni sono causati dalla rottura dell'orologio interno che scandisce le nostre abitudini, il cosiddetto ritmo circadiano.

L'importanza dei ritmi circadiani

La dottoressa Laura Lyall dell'Università di Glasgow sostiene che esista una stretta relazione tra una cattiva qualità del sonno, i disturbi dell'umore e il benessere. Non è però chiaro se siano i ritmi circadiani irregolari a causare il malessere o se sia vero il contrario.
Il ciclo del sonno influenza le funzioni corporee di tutti gli animali, dalla regolazione della temperatura alle abitudini alimentari. Ricerche precedenti hanno dimostrato che rompere il meccanismo di questo orologio interno può aumentare le possibilità di contrarre malattie al pancreas o al cervello.

Dettagli sul test

I movimenti dei 91.105 partecipanti di età compresa tra i 37 e i 73 anni sono stati misurati per sette giorni a persona tra il 2013 e il 2015. Sono poi stati sottoposti a dei questionari sulla salute mentale per verificare la presenza di sintomi legati a vari disturbi e per misurare il loro livello di felicità. I ricercatori hanno utilizzato delle simulazioni al computer per eliminare fattori come età, sesso, peso ed eventuali traumi infantili, in modo da potersi concentrare solo sul legame tra felicità e ritmi circadiani.