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Sciatalgie e nevralgie, "digiuno come analgesico per ridurre dolore"

Salute e Benessere

Secondo quanto emerge da un nuovo studio, la stimolazione farmacologica fornirebbe maggiori risposte in presenza di un regime alimentare controllato 

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Nell'immaginario collettivo la parola digiuno assume spesso una connotazione negativa. Esistono casi, però, in cui tale pratica può rappresentare una valida opzione terapeutica contro determinate patologie. Ad esempio, un regime alimentare controllato potrebbe risultare utile per combattere il dolore cronico di tipo neuropatico. E' quanto emerge da uno studio condotto dal gruppo di ricerca coordinato dall'ordinario di Farmacologia dell'Università campana Vanvitelli, Sabatino Maione.

Combattere la sciatalgia

La sciatica, ovvero l'infiammazione del nervo sciatico, è uno dei 'mali' più diffusi tra gli italiani: ne soffre quasi una persona su quattro. La percentuale cresce quando si sale di età, arrivando fino all’80% negli anziani. La soluzione a questo annoso problema potrebbe consistere in un po' di sana astinenza. Nello studio, condotto su animali da laboratorio, infatti, è emerso come la stimolazione farmacologica fornisca maggiori risposte proprio in regime alimentare controllato. "Sui topi si parla di due giorni di digiuno - spiega Livio Luongo, uno dei ricercatori del gruppo di studio - che nell'uomo corrisponderebbero a circa 4-5 giorni di digiuno. Il recettore HCAR2, identificato per la prima volta come potenziale analgesico, riduce significativamente le alterazioni della soglia meccanica associate a dolore neuropatico nel topo".

L'importanza del recettore HCAR2

La ricerca, in pubblicazione sulla rivista scientifica FASEB, rappresenta una prima evidenza del coinvolgimento del recettore HCAR2 nella fisiopatologia del dolore neuropatico. "Proprio nei topi abbiamo avuto conferma che questo recettore - continua Luongo - HCAR2, è stimolato dal beta-idrossi-butirrato (BHB), un chetone che viene prodotto in maggiori quantità dal digiuno prolungato o da una dieta chetogena. In questo caso il dolore diventa minore, ma anche molto trattabile con farmaci”. E ancora: “Per molte persone che soffrono di dolore cronico neuropatico, cioè nevralgie, sciatalgie, mal di schiena o cervicali causati da ernie, ci sono pochissime opportunità terapeutiche e spesso i pazienti sono refrattari. Questa ricerca e i risultati raggiunti ci fanno sperare in una serie di possibili terapie che renderebbero la vita migliore a questo tipo di pazienti", conclude il ricercatore.