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Depressione, su Google si potrà fare un test per la diagnosi

Salute e Benessere
Il servizio anti-depressione è stato sviluppato da Google e dalla National Alliance on Mental Illness (Getty Images)

Big G mostrerà, tra i risultati di ricerca, informazioni su sintomi e cure. E rimanderà a un questionario, elaborato dalla National Alliance on Mental Illness, per valutare la propria condizione

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Google scende in campo sulla depressione. Big G metterà infatti a disposizione degli utenti un questionario medico in grado di "verificare se si è clinicamente depressi". L'iniziativa, spiegata in un post comparso sul blog ufficiale della compagnia, è il risultato della collaborazione con la National Alliance on Mental Illness e rappresenta una prima volta: Google non aveva mai offerto - fino ad ora - uno strumento per valutare autonomamente la propria salute mentale.

Come funziona

Il termine depressione, come le ricerche in campo medico in generale, riscontrano un interesse costante da parte degli utenti. Di fronte a volumi di ricerca elevati e continui nel tempo è bene offrire informazioni attendibili, elaborate da specialisti del settore. Per questo, chi cercherà "depression" o "clinical depression" vedrà, tra i risultati suggeriti, una serie di informazioni-base, divise in tre sezioni: una descrizione della malattia; un elenco di sintomi; e dei possibili trattamenti. La vera novità, però, non sta solo nella valenza informativa ma nell'autovalutazione: Google rimanderà, con un semplice tap sulla voce "check if you’re clinically depressed", al PHQ-9, un questionario clinico certificato che offre, in nove domande, un "orientamento sul livello di depressione" dell'utente.

Gli obiettivi del progetto

Il servizio, per ora, è attivo solo negli Stati Uniti e solo su mobile. Come rivela Mary Giliberti (Ceo della National Alliance on Mental Illness) nella nota comparsa sul blog, Google non vuole sostituire lo psichiatra, ma intende piuttosto offrire un primo riscontro a chi soffre - o pensa di soffrire - di depressione. Perché "solo il 50% di chi ne è affetto riceve un trattamento" e spesso solo 6-8 anni dopo l'insorgenza dei sintomi. Il servizio serve quindi ad "aumentare la consapevolezza" dei pazienti per valutare se "hanno bisogno" di aiuto e per avere "una conversazione più informata con il proprio medico".