“Il dato che emerge oggettivo è che a 21 anni dai fatti non c'è ancora giustizia per Serena”, ha affermato l'avvocato Dario De Santis il giorno dopo la decisione con cui i giudici dell'assise di Cassino hanno assolto i cinque imputati coinvolti nell'indagine per l'assassinio della giovane di Arce
"Non commento la sentenza finché non leggerò le motivazioni ma il dato che emerge oggettivo è che a 21 anni dai fatti non c'è ancora giustizia per Serena. Una sconfitta anche per lo stato italiano che ha nella giustizia una delle sue funzioni cardine", ha affermato l'avvocato Dario De Santis, legale di Guglielmo Mollicone, padre di Serena deceduto nel 2020, il giorno dopo la sentenza con cui i giudici dell'assise di Cassino hanno assolto i cinque imputati coinvolti nell'indagine per l'omicidio della giovane di Arce avvenuto nel 2001. (LA SENTENZA - LE TAPPE DELLA VICENDA)
L'avvocato: “Non ci rassegneremo”
"La morte di Guglielmo - prosegue il penalista - gli ha risparmiato questa altra delusione ma non ci rassegneremo finché non ci sarà giustizia. Resta il turbamento perché a tanti anni dai tragici fatti lo Stato non è stato capace di fare giustizia".
approfondimento
Cassino, omicidio Mollicone: assolti tutti e cinque gli imputati
Attese in autunno le motivazioni della sentenza di assoluzione
Si conosceranno in autunno, intorno al 15 ottobre, le motivazioni con cui mi giudici della Corte d'Assise di Cassino hanno assolto i cinque imputati. I giudici infatti si sono presi 90 giorni per il deposito delle motivazioni. Nel dispositivo letto ieri, dopo oltre 9 ore di camera di consiglio, i giudici hanno fatto cadere le accuse per Marco Mottola, per il padre Franco, ex capo dei carabinieri di Arce e per la moglie Anna Maria, con la formula "per non avere commesso il fatto". I tre erano accusati di concorso in omicidio e i due genitori anche di occultamento di cadavere. Per gli altri due imputati, Vincenzo Quatrale, all'epoca vice maresciallo e accusato di concorso esterno in omicidio, e per l'appuntato dei carabinieri Francesco Suprano, a cui era contestato il favoreggiamento, sono stati assolti "perché il fatto non sussiste".