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Ndrangheta, maxi-blitz: 65 arresti tra Roma e provincia

Lazio

Sono in corso perquisizioni negli uffici comunali di Anzio e Nettuno. Gli inquirenti puntano ad acquisire elementi sull'infiltrazione dell'organizzazione nelle due amministrazioni. Il sindaco: "L'amministrazione è serena rispetto alla correttezza del proprio operato"

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Maxi blitz anti 'ndrangheta a Roma e provincia. I carabinieri hanno eseguito un'ordinanza che dispone misure cautelari nei confronti di 65 persone, talune delle quali gravemente indiziate di far parte di un'associazione per delinquere di stampo mafioso, costituente una cosi' chiamata 'locale di "'Ndrangheta", che si ipotizza avesse assunto il controllo del territorio nel litorale a sud di Roma, infiltrandosi nelle pubbliche amministrazioni e gestendo operazioni di narcotraffico internazionale.

Arrestati due carabinieri

Tra glli arrestati figurano anche due carabinieri, accusati di avere fornito informazioni riservate agli appartenenti al clan. I due sono stati raggiunti da misura cautelare, uno in carcere e l'altro ai domiciliari. A uno dei due militari è contestato anche il concorso esterno in associazione mafiosa.

Le perquisizioni

Sono in corso perquisizioni negli uffici comunali di Anzio e Nettuno. Gli inquirenti puntano ad acquisire elementi sull'infiltrazione dell'organizzazione nelle due amministrazioni e in particolare sull'attività legata allo smaltimento dei rifiuti. Nei confronti degli indagati si contestano, a seconda delle posizioni, le accuse di associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti aggravata dal metodo mafioso. I pm della Dda indagano anche per estorsione aggravata e detenzione illegale di arma da fuoco, fittizia intestazione di beni e attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti aggravato dal metodo mafioso. 

Nel 2018 clan importò 250 chili di cocaina a Roma

Da quanto appreso, attraverso l'importazione di cocaina in larga scala dal Sud America, i clan di 'ndrangheta hanno "colonizzato" il litorale romano riuscendo a infiltrarsi anche nelle amministrazioni locali e puntando anche al business dei rifiuti attraverso società gestite da prestanomi. A capo della struttura criminale, un 'distaccamento della 'ndrina di Santa Cristina d'Aspromonte, c'è Giacono Madaffari e altri soggetti appartenenti a storiche famiglie di 'ndrangheta originarie di Guardavalle in provincia di Catanzaro: un secondo clan era guidato, infatti, da Bruno Gallace. Gli inquirenti hanno accertato che nella primavera del 2018, tramite un narcotrafficante colombiano, furono importati e immessi nel mercato del territorio del litorale 258 chili di cocaina. La sostanza venne nascosta nel carbone e poi estratta all'interno di un laboratorio allestito a sud della Capitale. Parte della droga, circa 15 chili, è stata trovata in una valigia che era stata nascosta nell'abitazione della sorella di uno degli appartenenti al gruppo criminale. Tra gli obiettivi della 'ndrina anche quello di importare da Panama circa 500 chili di cocaina nascosti a bordo di un veliero che in origine veniva utilizzato per regate transoceaniche. L'operazione è, però, saltata quando gli arrestati sono venuti a conoscenza di indagini proprio nei loro confronti.

Il gip: "Solidi legami con forze dell'ordine e politici locali"

Le esigenze cautelari a carico degli indagati sono "fondate" alla luce di una "complessiva valutazione del contesto associativo criminale radicatosi nel territorio con la presenza di un locale di 'ndrangheta di primissimo piano", scrive il gip di Roma, Livio Sabatini, nell'ordinanza cautelare. Il gip parla dell'esistenza di due "associazioni finalizzate al traffico di sostanze stupefacenti anche internazionale" con una "capacità di penetrazione nel tessuto economico e politico della zona di Anzio e Nettuno" con "numerose evidenze comprovanti la disponibilità di canali con pubblici dipendenti infedeli per ottenere concrete, utili e specifiche notizie dei procedimenti coperti da segreto" nonché la "disponibilità di un impressionante numero di armi". Per il giudice a questo quadro va "aggiunto da un lato la persistenza sul territorio di un contesto di criminalità organizzata che agisce da decenni e dall'altro i solidi legami esistenti con taluni esponenti delle forze dell'ordine ed esponenti politici locali nonché con altri clan delinquenziali".

“Da clan sostegno per elezioni ad Anzio”

"Ieri sera abbiamo vinto le elezioni". È una delle intercettazioni citate dal gip di Roma. Il riferimento è alla tornata per le elezioni amministrative del 2018 quando a vincere fu Candido De Angelis (non indagato nel procedimento ndr). "Il sostegno si è concentrato nella località denominata Falasche, corrispondenti alle sezioni 15-16-17 del comune di Anzio", scrive il gip. "Sto vedendo di rimediare qualche voto", afferma uno degli indagati intercettato dai carabinieri. Il giorno dopo la vittoria di De Angelis vengono captate "tre conversazioni di eccezionale valore probatorio rivelatrici del sostegno offerto dalle famiglie calabresi in favore di De Angelis" sottolinea il gip. "Ha sbancato proprio su tutti"; "Io so qui alle Falasche ancora. Da ieri che sto qua, stiamo spogliando l'ultimo seggio…"; "Candido è il sindaco, ha vinto e basta!". 

Sindaco di Anzio: "Confidiamo nel lavoro della magistratura" 

"L'Amministrazione Comunale della Città di Anzio, a seguito delle attività svolte questa mattina dalle Autorità Competenti sul litorale romano, è serena rispetto alla correttezza del proprio operato - afferma il sindaco di Anzio, Candido De Angelis -, ha collaborato ampiamente per la riuscita delle operazioni svolte, in un clima di massima disponibilità, da parte del sottoscritto, del Segretario Generale e di tutti gli Uffici dell'Ente. Confidiamo nel lavoro della Magistratura, nell'assoluta consapevolezza di aver sempre esercitato liberamente il mandato elettorale conferito dai cittadini".