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Green pass, vendita falsi certificati online: blitz della polizia

Lazio
©Ansa

Gli investigatori del servizio polizia postale e delle comunicazioni di Roma, Milano e Bari hanno eseguito perquisizioni e sequestri nei confronti degli amministratori di 32 canali Telegram responsabili della vendita di Green pass falsi

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La polizia ha eseguito una vasta operazione, denominata "Fake Pass", di contrasto al commercio online di falsi Green pass Covid-19. Gli utenti - spiega un comunicato - venivano attratti con messaggi come "ciao, ti spiego brevemente come funziona: attraverso i dati che ci fornisci (nome e cognome, residenza, codice fiscale e data di nascita) una dottoressa nostra collaboratrice compila un certificato vaccinale e (quindi sì, risulti realmente vaccinato per lo Stato) e da lì il Green pass".

Le perquisizioni

Gli investigatori del servizio polizia postale e delle comunicazioni di Roma, Milano e Bari hanno eseguito perquisizioni e sequestri nei confronti degli amministratori di 32 canali Telegram responsabili della vendita di Green pass falsi. Da quanto emerso, sono quattro gli amministratori denunciati (due dei quali minorenni, un 16enne e un 17enne, a Milano e Foggia). Frode informatica e falso in atto pubblico tra i reati ipotizzabili. 

Le dichiarazioni

"Quello dei dati è l'aspetto a ben vedere più inquietante della vicenda - spiega Ciardi - I gestori dei vari canali di vendita chiedevano ai loro potenziali clienti nome, cognome, residenza, codice fiscale, promettendo in cambio un green pass in tutto e per tutto 'autentico', millantando a volte la disponibilità di un medico pronto a certificare l'avvenuta immunizzazione. Il fatto è che spesso il Green Pass che arrivava era palesemente contraffatto, magari riprodotto da quello che molti ingenuamente pubblicano sui social una volta ottenuto o comunque facilmente smascherabile attraverso l'App di certificazione del ministero; oppure non arrivava affatto. Nell'indagine si è trattato di ricomporre le tessere di un puzzle estremamente complesso su canali di comunicazione che garantiscono criteri di anonimizzazione molto robusti: per individuare i canali di vendita, è stata necessaria una minuziosa analisi finanziaria della blockchain, la tecnologia alla base delle criptovalute". I falsi green pass venivano pagati infatti con buoni acquisto di piattaforme per lo shopping online o, più spesso, in bitcoin: "Costavano tra i i 150 e i 500 euro, ma c'erano anche 'pacchetti famiglia', con scontri per nuclei di quattro o cinque persone", le parole all'Agi di Nunzia Ciardi, direttore del Servizio Polizia postale e delle comunicazioni.