Sono otto i medici indagati per la morte di un bambino di due anni nel gennaio del 2019, al quale, secondo la Procura, sarebbe stato impiantato in modo non corretto un pacemaker. L'attività peritale, affidata a tre specialisti, inizierà il prossimo 26 ottobre e le conclusioni saranno depositate a febbraio
Il gip di Roma, Andrea Fanelli, nell'ambito di incidente probatorio, ha affidato una perizia per accertare le cause della morte di un bambino di due anni, deceduto nel gennaio del 2019 e al quale, secondo quanto sostenuto dalla Procura, sarebbe stato impiantato in modo non corretto un pacemaker. Per questa vicenda sono finiti sotto indagine otto medici dell'ospedale pediatrico Bambino Gesù con l'accusa di omicidio colposo. La perizia, affidata a tre specialisti, inizierà il prossimo 26 ottobre e le conclusioni saranno depositate a febbraio.
La vicenda
Il piccolo, nato con una patologia cardiaca, venne sottoposto nel 2016 a una operazione in Sicilia presso il centro cardiologico pediatrico Mediterraneo dell'ospedale Bambino Gesù di Taormina. Secondo l'accusa i tre medici che lo operarono gli impiantarono un pacemaker al contrario, rivolto verso il basso. Un errore che gli provocò una sorta di cappio all'arteria che, nella crescita, causò una insufficienza cardiocircolatoria. Nel 2018 il bimbo venne portato a Roma, sempre al Bambino Gesù ma i cardiologi che lo visitarono, sempre secondo i pm, non capirono la gravità della situazione e ritardarono una serie di esami. A settembre di due anni fa il cardiologo riscontrò qualche problema, fissando però una Tac solo due mesi dopo. Il 31 dicembre le condizioni del bambino si aggravarono ulteriormente. Trasportato d'urgenza a Roma e sottoposto a un nuovo intervento chirurgico. A detta dei pm, i medici sbagliarono la procedura e due giorni dopo il bimbo morì.
"La ricostruzione della vicenda è lontana dalla realtà. Non esiste nessun pacemaker messo al contrario. L'affermazione non ha alcun senso dal punto di vista clinico e non trova riscontro negli accertamenti finora effettuati finanche dai consulenti della famiglia”, la replica dell’ospedale.